Il parassita dei gatti che infetta i beluga dell’Artico. La colpa? Del global warming [VIDEO]
A rischio anche le popolazioni Inuit, che si nutrono dei cetacei
[17 Febbraio 2014]
I ricercatori dell’università canadese della British Columbia (Ubc) hanno scoperto per la prima volta che i beluga che vivono nell’Artico occidentale sono infettati da Toxoplasma gondii, un parassita del gatto che ha un complicatissimo ciclo vitale. I test su centinaia di beluga nel Mare di Beaufort hanno rivelato che il 14% di questi cetacei è infetto. La cosa sta suscitando forti preoccupazioni perché le popolazioni inuit mangia carne cruda ed essiccata di beluga. La toxoplasmosi , conosciuta anche come malattia della lettiera dei gatti, l’’infezione negli esseri umani è innocua nella maggior parte dei casi, ma il 10% delle persone sviluppa sintomi influenzali o più gravi problemi agli occhi che possono portare alla cecità. L’infezione è stata anche legata alla schizofrenia e altri disturbi bipolari e può essere fatale per i feti e per le persone e gli animali con un sistema immunitario compromesso.
I risultati dello studio sono stati presentati al 2014 Annual Meeting dell’American Association for the Advancement of Science (Aaas), che si conclude oggi, da Michael Grigg e Stephen Raverty, della Marine mammal research unit dell’Ubc che hanno detto che «Il grande disgelo che si ta verificando nell’Artico sta permettendo il movimento di patogeni mai visti prima tra l’Artico e le latitudini più basse».
Grigg, un parassitologo molecolare del National Institutes of Health Us ache insegna all’Ubc, spiega che «questo è quanto sta emergendo nella regione artica e non c’è molto che possiamo fare al riguardo. Questa è la nuova normalità. Il ghiaccio è una delle principali eco-barriere per i patogeni. Quello che stiamo vedendo con il grande disgelo è la liberazione di agenti patogeni che accedono a nuovi ospiti vulnerabili e che stanno scatenando il caos».
Raverty, un patologo veterinario dell’Animal Health Centre del ministero dell’agricoltura della British Columbia, che da 14 anni sta effettuando il campionamento sistematico dei beluga prelevati dai cacciatori, sottolinea che «I beluga non sono solo parte integrante della cultura e del folklore Inuit, ma sono anche uno dei prodotti principali della loro dieta tradizionale. I cacciatori e i membri della comunità sono molto preoccupati per la loro sicurezza e la sicurezza alimentare».
Sono stati proprio Raverty e Grigg ad aver identificato il killer delle 406 foche grigie morte nel 2012 in un nuovo ceppo di Sarcocystis. Anche se non dannoso per l’uomo, il parassita artico, che è stato chiamato Sarcocystis pinnipedi in occasione del meeting Aaas, ha già ucciso leoni marini di Steller in via di estinzione, foche, foche monache hawaiane, trichechi, orsi polari e grizzly in Alaska e nella Columbia Britannica.
Il Toxoplasma, un microbo unicellulare microbo, può infettare la maggior parte degli animali a sangue caldo ma deve completare il suo complesso ciclo di vita nei gatti, nell’uomo si diffonde soprattutto attraverso il consumo di carne poco cotta o di acqua che è venuta a contatto con il suolo contaminato da feci di gatto. Si pensa che fino a un terzo della popolazione umana del mondo sia portatrice di Toxoplasma . Nel 1987, tutte le 30 donne gravide di un villaggio del nord Quebec esposte al Toxoplasma hanno dato alla luce bambini congenitamente infetti. Il fattore di rischio più significativo attribuito a questo alto tasso di incidenza nel nord del Quebec è il consumo di carne di foca secca. Il tasso di infezione materna durante la gravidanza in Nord America è di sei ogni 1.000 gravidanze.
I ricercatori dell’Ubc avevano trovato il parassita nei mammiferi marini nella regione del Pacifico settentrionale, ma non lo avevano mai riscontrato nei beluga ed ora sono preoccupati per la salute dei popoli di cacciatori-raccoglitori dell’Artico occidentale e Grigg evidenzia: «I tradizionali metodi di lavorazione e di cottura degli inuit dovrebbero essere sufficiente ad uccidere il Toxoplasma , ma le popolazioni vulnerabili, come le donne in gravidanza devono essere vigili riguardo alla manipolazione ed al consumo di carne di balena cruda». I protozoi parassiti come il Toxoplasma e Sarcocystis infettano e rimangono dormienti in molti padroni di animali. Forme infettive del parassita vengono diffuse nell’ambiente solo dagli “ospiti definitivi” e i ” I gatti sono gli ospiti definitivi per Toxoplasma, mentre per i parassiti . Sarcocystis esiste una varietà di ospiti definitivi.
Il problema sembra proprio il global warming: il ghiaccio marino stagionale è l’habitat di foche, trichechi e orsi polari che ora devono adattarsi alla scomparsa improvvisa di ghiaccio, mentre le specie migratorie come i cetacei sembrano trovare nuove prede modificando i tempi della migrazione e/o spostandosi verso nuovi habitat. Sue Moore, un’oceanografa della National Oceanic and Atmospheric Administration Usa che collabora con Grigg e Raverty, spiega a sua volta: «I mammiferi marini possono fungere da sentinelle dell’ecosistema perché rispondono al cambiamento climatico attraverso cambiamenti nella distribuzione, nei tempi dei loro movimenti e nei siti di alimentazione. Questi mammiferi longevi riflettono anche le alterazioni dell’ecosistema nei loro cambiamenti di dieta, condizione corporea e salute fisica».
La causa più probabile del focolaio infettivo sarebbero le feci di gatti che i corsi d’acqua portano in mare e che contaminano i pesci e altri organismi marini che poi vengono mangiati dai cetacei. Dato che anche l’acqua potabile potrebbe essere contaminata, le popolazioni Inuit sono stati invitate a filtrare o far bollire l’acqua per distruggere il parassita. L’organismo è resistente, e sopravvive all’immersione in cloro o acido solforico, ma può essere ucciso dal calore, essiccazione o congelamento.
L’aumento dei gatti fra gli Inuit e il global warming aiutano l’agente patogeno a sopravvivere fino a che non trova un ospite. Gli inuit possono uccidere una quota di beluga per la loro caccia di sussistenza, alcune de popolazioni di questi cetacei, chiamati “canarini del mare” per le loro vocalizzazioni, sono in pericolo, altre, come i 30.000 beluga che vivono nella Baia di Hudson, sembrano in salute. Nell’Artico canadese ci sarebbero tra 70.000 e 140.000 beluga e la carne di un grosso esemplare può nutrire 100 persone.
Grigg tranquillizza: «Non c’ è ancora alcuna indicazione che i beluga soffrano di sintomi indebiti. C’era solo una lieve infiammazione quindi questo suggerirebbe che hanno assunto un agente trasmissibile, naturalmente infettivo. Tuttavia, stiamo guardando solo gli animali sani. Potenzialmente, potrebbero mancarci quelli che si ammala e vengono rapidamente mangiati sul fondale. Non li avevamo visti prima, ma li stiamo vedendo ora. Non stiamo vedendo che aumentano drammaticamente, ma le dimensioni del nostro campione sono piccole a causa della difficoltà di riuscire ad accedere agli animali».
Gli scienziati hanno identificato il parassita nei beluga per la prima volta nel 2009, ma l’analisi dei campioni di sangue conservati di beluga indica che il microbo aveva già infettato i cetacei del Mare di Beaufort almeno dal 2006 e «Da allora ha infettato tra il 10 e il 14% dei cetacei – dice Grigg – Il cambiamento climatico è un’opportunità senza precedenti per gli agenti patogeni di passare a nuovi ambienti e causare nuove malattie. Con l’aumento delle temperature patogeni possono persistere e accedere a nuovi ospiti. La spiegazione più probabile per la comparsa del Toxoplasma nell’Artico è che le feci di gatto contaminate siano state dilavate in mare e portate nell’ambiente dei beluga. Deve esserci stata un qualche tipo di contaminazione dei corsi d’acqua e del tipo di fonte di cibo tipico del beluga».
Grigg conclude: «Sappiamo che il Toxoplasma può essere trasportato dal pesce come un vettore con il quale si guadagna l’accesso al tratto intestinale dei beluga. Al di fuori della regione polare, il Toxoplasma è in realtà abbastanza comune nelle popolazioni di mammiferi marini. I tassi di infezione possono variare tra il 40 e il 60%. La cosa sorprendente era che non ci fosse ancora stato nell’Artico. Gli inuit locali hanno cambiato molte delle loro abitudini tradizionali e hanno portato cani e gatti nei loro insediamenti. Il Toxoplasma è un parassita cosmopolita. Tende a non causare la malattia nel suo ospite immediato, ma alcuni ceppi possono essere molto patogeni. Un gatto può espellere 100 milioni di oocisti di Toxoplasma infettivi e tutto quello che serve per infettare un vertebrato a sangue caldo come noi è uno di questi oocisti. Sono incredibilmente stabili nell’ambiente. Si possono mettere in candeggina al 100% e non li ucciderà. L’unico modo per ucciderli è quello di congelarli, disseccarli o bollirli. Se c’è un’infezione nei cetacei e la carne non viene adeguatamente preparata poi c’è un rischio di infezione anche per l’uomo».