La proposta europea sui nuovi Ogm non è compatibile con il principio di precauzione

La deregulation degli OGM ignora la sicurezza e i diritti dei consumatori

[7 Luglio 2023]

La Commissione europea ha presentato la sua controversa proposta per deregulation dei nuovi OGM o “New Genomic Techniques” che prevede; nessuna valutazione del rischio per la salute e gli impatti ambientali di questi nuovi OGM; nessuna etichettatura per i consumatori, nessuna tracciabilità: i consumatori non sapranno se stanno mangiando nuovi OGM, che sono inoltre non testati; i nuovi OGM non sono consentiti nell’agricoltura biologica, ma non sono previste misure per consentire agli agricoltori e allevatori biologici e GM-free di mantenere i loro campi GM-free: le imprese che già dominano il pool di brevetti su queste tecnologie, come Corteva, Bayer e BASF, potranno entrare nel mercato Ue con OGM non etichettati e non rintracciabili, ma brevettati, che faranno aumentare ulteriormente il loro controllo sugli agricoltori e sulla produzione alimentare in Europa.

Le piante prodotte con tecniche di editing genetico sono attualmente regolamentate dalla legislazione esistente dell’UE sugli OGM. Queste norme sugli OGM includono misure di salvaguardia, come una valutazione scientifica per valutare i rischi per l’ambiente e la salute umana prima di immetterli sul mercato o nei campi, e richiedono che i prodotti contenenti OGM siano chiaramente etichettati. I governi nazionali dell’UE possono anche vietare la coltivazione di determinate piante OGM sul loro territorio. Gli agricoltori biologici, gli agricoltori convenzionali ei rivenditori hanno criticato la proposta della Commissione di deregolamentare questi nuovi OGM. Anche i governi di Austria e Lussemburgo hanno espresso la loro preoccupazione. Recenti sondaggi e petizioni mostrano anche che le persone in Europa vogliono che i nuovi OGM rimangano etichettati e regolamentati.

In una sentenza del 2018 , la Corte di giustizia europea ha rilevato che i rischi legati alle nuove tecniche di mutagenesi, che non prevedono l’inserimento di materiale genetico, potrebbero essere simili a quelli da OGM ‘classici’. La Corte ha affermato che l’esclusione di questi nuovi OGM dalle norme esistenti sugli OGM vanificherebbe lo scopo di tali norme – proteggere l’ambiente e la salute umana – e violerebbe il principio di precauzione.

Oram iIl Parlamento europeo deciderà quale commissione prenderà l’iniziativa di formare la posizione del Parlamento sulla proposta e i governi nazionali decideranno quali ministri saranno incaricati di concordare la loro posizione comune.

La Coalizione Italia Libera da OGM «Ritiene pericolosa la proposta presentata oggi dalla Commissione Europea per esentare buona parte dei nuovi OGM dalle regole oggi in vigore, che obbligano a tracciabilità, etichettatura e valutazione del rischio i prodotti dell’ingegneria genetica.

Il nuovo regolamento ipotizza una scorciatoia per le cosiddette New Genomic Techniques (NGT), ribattezzate in Italia come Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA). La Commissione Europea propone di considerare piante NGT di “categoria 1” quelle che “potrebbero anche essere presenti in natura o prodotte tramite riproduzione convenzionale”, dimostrando un approccio approssimativo  e incoerente. Verranno considerate “equivalenti” tutte le piante NGT ottenute con massimo 20 diverse modifiche genetiche, con quella che la Coalizione Italia Libera da OGM ritiene una scelta arbitraria e priva di qualunque base scientifica.

In una nota congiunta, Acu, Agorà, AltragricolturaBio, ASCI, Assobio, Associazione rurale italiana Ari, AIAB, Associazione per l’agricoltura biodinamica, Centro internazionale Crocevia, Coltivare Condividendo, Coordinamento ZeroOgm, Custodi di semi, Deafal, Demeter Italia, Equivita, European Consumers Aps, Fairwatch, Federazione Nazionale Pro Natura, Federbio, FIRAB, Fondazione Seminare il Futuro, Greenpeace,  ISDE, Legambiente, Lipu, Navdanya International, RIES – Rete Italiana Economia Solidale, Ress, Seedvicious, Slow food Italia, Associazione Terra!, Terra Nuova, Transform!, Usb, Verdi Ambiente e Società, Wwf, evidenziano che «Per queste piante sarà necessario soltanto notificare la messa in commercio alle autorità competenti, con il rischio che molte informazioni siano indisponibili ai cittadini e all’attenzione dei portatori di interessi, alla faccia della trasparenza. Nessuna solida valutazione del rischio, tracciabilità o etichettatura sarà richiesta».

La coalizione di 37 organizzazioni contadine, ambientaliste e del mondo del biologico, spiega che «Le piante di “categoria 2”, cioè quelle che non avranno queste caratteristiche, saranno regolamentate in modo simile agli attuali OGM, ma comunque godranno di una procedura autorizzativa semplificata. Il tutto, in spregio al principio di precauzione – citato tra gli obiettivi ma contraddetto dai fatti – e per il beneficio esclusivo di poche grandi imprese agrochimiche che già oggi dominano il mercato sementiero globale. La possibilità di brevettare le piante NGT aumenterà quindi l’influenza dei colossi dell’agribusiness sulle filiere alimentari, a scapito dei diritti degli agricoltori a conservare, replicare, vendere e scambiare le proprie sementi. Spacciate come strumento di un’agricoltura sostenibile, le NGT si candidano ad essere invece il cavallo di Troia dell’agricoltura industrializzata, che ha contribuito a portare al collasso ecologico i sistemi naturali. La contaminazione dei campi non OGM sarà difficile da evitare, perché non esistono misure di salvaguardia realistiche per un paese come l’Italia. Il nostro paese non potrà nemmeno più esercitare l’opt out che ci ha tenuti al sicuro in tutti questi anni: restrizioni nazionali alla coltivazione sono infatti espressamente vietate dalla nuova proposta. I danni ambientali ed economici per l’agricoltura biologica e per chi coltiva senza ricorrere ai prodotti dell’ingegneria genetica sono quindi assicurati, perché sarà impossibile garantire filiere libere dalla contaminazione. La richiesta agli Stati membri di adottare misure di coesistenza è irrealistica, specialmente in un territorio come il nostro».

Per questo, la Coalizione Italia Libera da OGM chiede agli Europarlamentari italiani e al governo di «Schierarsi contro questa proposta in tutte le sedi, anche in ossequio alle due sentenze già emesse dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea e alle posizioni contrarie già dichiarate da Austria e Germania. Le NGT sono equivalenti agli OGM, pertanto devono essere regolamentate come OGM. I produttori devono essere tenuti a valutare il rischio, garantire la tracciabilità lungo tutta la filiera e indicare le modifiche genetiche in etichetta, a salvaguardia delle persone e dell’ambiente».

Anche Corporate Europe Observatory (CEO), insieme a centinaia di associazioni  ambientaliste e agricole europee, è fortemente contrario a questa proposta e Nina Holland di CEO ha subito denunciato che «Questa proposta di deregulation è una massiccia donazione da parte della Commissione europea a compagnie come Bayer e BASF, senza ottenere nulla in cambio. Questo non porterà a pratiche agricole più sostenibili, al contrario. L’ipotesi formulata dalla Commissione secondo la quale i nuovi OGM porterebbero a una maggiore sostenibilità si basa esclusivamente sulle affermazioni dell’industria, invece che su prove concrete. Poiché le nuove sementi GM saranno brevettate, questo eroderà i diritti degli agricoltori e porterà a un’ulteriore monopolizzazione del mercato delle sementi già fortemente concentrato. Se non verrà corretta dagli Stati membri e dal Parlamento europeo, una tale mossa ignorerebbe gli interessi degli agricoltori, della società civile e della biodiversità».

Per CEO, «Questa deregulation è stata guidata dai giganti multinazionali della biotecnologia Bayer (Monsanto), BASF, Syngenta e Corteva, con alcuni ricercatori di istituti come il VIB o l’Università di Wageningen che agiscono come loro frontmen affermando di invocare “l’autorità della scienza” pur avendo stretti legami con l’industria. Il Corporate Europe Observatory documenta da anni questa intensa spinta di pressione per la deregulation». La Holland aggiunge: «La Commissione Ue afferma erroneamente che questa deregulation dei nuovi OGM aiuterà a raggiungere gli obiettivi dell’European Green Deal. Non ci sono prove che i nuovi OGM ridurranno i pesticidi, e poiché le compagnie dominanti di sementi e pesticidi biotecnologici sono la stessa cosa (Bayer, BASF, Corteva, Syngenta) ci sono ancora meno motivi per credere che questa sarebbe la loro priorità. La Commissione europea è stata avvertita più volte delle conseguenze negative di una tale proposta da scienziati, piccoli agricoltori, dal settore degli alimenti biologici e da un gran numero di organizzazioni della società civile. La DG SANTE ha scelto di ignorare costantemente le voci di questi gruppi al punto da infrangere le proprie regole sul processo democratico. Le autorità per la sicurezza ambientale e dei consumatori, così come i membri del Parlamento europeo, dovrebbero respingere apertamente questa proposta».

A giugno il Mediatore europeo ha avviato un’indagine dopo che CEO e Friends of the Earth Europe hanno presentato una denuncia sul processo parziale della DG SANTE.

Al coro di no si aggiunge Greenpeace European Unit: «La deregolamentazione proposta dalla Commissione europea di un nuovo filone di organismi geneticamente modificati (OGM) ignora la sicurezza ei diritti dei consumatori. La proposta della Commissione eliminerebbe o annacquerebbe i test di sicurezza per gli OGM prodotti con nuove tecniche di editing genetico (mutagenesi e cisgenesi) ed esonererebbe molti dall’essere etichettati come prodotti OGM. Le bozze del piano della Commissione includevano articoli che avrebbero anche posto fine al diritto dei governi nazionali di vietare la coltivazione di queste piante geneticamente modificate sul loro territorio».

Eva Corral, Greenpeace EU GMO campaigner, conclude: «Che si tratti di un giocattolo o di una crema per il viso, qualsiasi prodotto sul mercato deve essere testato per la sicurezza: perché dovrebbe esserci un’esenzione per gli OGM che finiscono nei nostri campi o nei nostri piatti? Le aziende biotecnologiche hanno a lungo considerato queste procedure di sicurezza un fastidio inutile ed è deludente vedere la Commissione concordare con loro».