Il Parlamento europeo ha approvato la legge per combattere la deforestazione globale
Impone alle imprese di garantire che i prodotti venduti nell'Ue non siano all'origine di deforestazione. Giudizio positivo di Greenpeace
[20 Aprile 2023]
Con 552 voti favorevoli, 44 contrari e 43 astensioni, il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva la nuova legge che prevede che le imprese potranno vendere nell’Ue solo i prodotti il cui fornitore abbia rilasciato una dichiarazione di due diligence che attesti che il prodotto non proviene da terreni deforestati e non ha contribuito al degrado di foreste, comprese le foreste primarie insostituibili, dopo il 31 dicembre 2020.
Inoltre, le imprese dovranno verificare che questi prodotti siano conformi alla legislazione pertinente del Paese di produzione, anche in materia di diritti umani, e che i diritti delle popolazioni indigene interessate siano stati rispettati.
Il relatore, Christophe Hansen del Parti chrétien social luxembourgeois (PPE) ha ricordato che «Fino ad oggi, gli scaffali dei nostri supermercati si sono troppo spesso riempiti di prodotti coperti dalle ceneri di foreste pluviali bruciate ed ecosistemi distrutti in modo irreversibile, con la conseguente distruzione dei mezzi di sussistenza delle popolazioni indigene. Troppo spesso, ciò è accaduto senza che i consumatori lo sapessero. D’ora in poi, e la cosa mi solleva, i consumatori europei avranno la certezza di non essere più complici inconsapevoli della deforestazione quando mangiano una barretta di cioccolato o sorseggiano un meritato caffè. La nuova legge non è solo fondamentale per contrastare i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità, ma dovrebbe anche consentirci di uscire dall’attuale impasse che ci impedisce di approfondire le relazioni commerciali con paesi che condividono i nostri valori e le nostre ambizioni ambientali».
Tra i prodotti interessati dalla nuova normativa ci sono: bestiame, cacao, caffè, olio di palma, soia e legno, compresi i prodotti che contengono, sono stati alimentati con o sono stati prodotti utilizzando questi prodotti (ad esempio cuoio, cioccolato e mobili). Durante i negoziati con la Commissione e il Consiglio Ue, gli eurodeputati sono riusciti a far includere anche gomma, carbone, prodotti di carta stampata e una serie di derivati dell’olio di palma. E’ sta anche ampliata la definizione di degrado forestale, che include ora la conversione delle foreste primarie o rigenerate naturalmente in piantagioni forestali o in altri terreni boschivi.
Entro 18 mesi dall’entrata in vigore del nuovo regolamento, sulla base di una valutazione obiettiva e trasparente, la Commissione europea classificherà i Paesi, o parti di essi, come a basso rischio, rischio standard o alto rischio. Per i prodotti provenienti da Paesi a basso rischio è prevista una procedura di due diligence semplificata. La percentuale dei controlli sugli operatori è in funzione del livello di rischio del Paese: 9% per i Paesi ad alto rischio, 3% per i Paesi a rischio standard e 1% per i Paesi a basso rischio. Le autorità competenti dell’UE avranno accesso alle informazioni fornite dalle società, come ad esempio le coordinate di geolocalizzazione ed effettueranno controlli con strumenti di monitoraggio via satellite e analisi del DNA per verificare la provenienza dei prodotti. In caso di violazione delle nuove regole, le sanzioni prevedono un’ammenda massima pari ad almeno il 4% del fatturato annuo totale nell’Ue dell’operatore o commerciante.
Sini Eräjää, forest campaigner di Greenpeace EU, f ha dato un giudizio positivo: «Le foreste ospitano specie insostituibili, sono essenziali per un clima sicuro e forniscono mezzi di sussistenza alle popolazioni indigene che le abitano e le proteggono. Con questa nuova legge, l’Ue sta compiendo un grande primo passo per porre fine alla sua complicità nella distruzione sconsiderata di questi sistemi di supporto vitale, ma è solo un primo passo. Il disboscamento di zone umide, praterie e altri ecosistemi inestimabili per l’espansione agricola deve finire, insieme alle banche europee che finanziano progetti che distruggono la natura».