Il Pd ritira l’emendamento per vendere le spiagge
[13 Novembre 2013]
Il Pd è stato messo fortemente in difficoltà dall’emendamento di 9 senatori che si allineavano con il Pdl per la vendita delle spiagge: ambientalisti inferociti, base del partito in rivolta, verdi e Sel all’attacco, imbufaliti il presidente della Regione Toscana Rossi, il ministro dell’ambiente Orlando e il presidente della Commissione ambiente della Camera Realacci… alla fine il Partito ha convinto i 9, capeggiati dalla senatrice toscana Manuela Granaiola, eletta in Versilia con un forte consense alle primarie da parte dei balneari, a ritirare tutto.
Il primo a sfilarsi era stato un altro toscano, Andrea Marcucci, di Barga, che aveva detto: «Ho ritirato la mia firma dall’emendamento della collega Manuela Granaiola sulla sdemanializzazione delle spiagge, in quanto ad un più approfondito esame tale ipotesi risulterebbe difficilmente applicabile su scala nazionale».
Poco prima il capogruppo Pd in Commissione bilancio del Senato, Giorgio Santini, aveva annunciato la ritirata: «Non c’è alcun accordo in vista con il Pdl sulle concessione balneari, né sulle cartelle esattoriali. Siamo ancora all’inizio dell’illustrazione degli emendamenti in commissione, un lavoro impegnativo che deve portare a una loro drastica riduzione. Dunque mi pare del tutto prematuro trarre delle conclusioni che non sono in alcun modo attinenti ai fatti. Il Pd ha compiuto un grande lavoro a livello emendativo, ora il nostro sforzo è finalizzato a migliorare la legge di stabilità a vantaggio delle famiglie, dei lavoratori e delle imprese».
Alla fine il capogruppo al Senato Zanda ha potuto annunciare su Twitter: «Ritirato emendamento Pd su spiagge. E’ prova che non vi era alcuna intenzione di svendere».
Ma è anche la prova che il Pd ha vissuto pericolosamente un’altra giornata per l’alzata d’ingegno di qualche suo parlamentare che più che alle dinamiche di quella che dovrebbe essere una comunità politica nazionale risponde alle pressioni di lobby potenti nei territori dove si svolgono le primarie ormai diventate più croce che delizia del Pd.