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Il ripristino degli habitat a ostrica piatta, uno degli ambienti marini più minacciato d’Europa

Ispra: nei “parchi riproduttori” già 300.000 larve, l’obiettivo è 1 milione di ostriche piatte da destinare all’allevamento
 |  Natura e biodiversità

L’Istituto superiore per la proteziione e la ricerca ambientale (Ispra) ha annunciato l’avvio delle attività per il ripristino di uno degli ambienti marini più minacciati d'Europa: gli habitat di ostrica piatta (Ostrea edulis), specie autoctona adriatica, in Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna, Marche e Abruzzo. Un’attività in linea con le richieste della Strategia Europea per la Biodiversità e gli obiettivi della “Nature Restoration Law” di recente approvazione. I progetti di ricostruzione dei banchi di ostriche fanno parte delle diverse attività di restauro attivo previste dal progetto “Marine Ecosystem Restoration (MER)” - finanziato dal PNRR - del quale ISPRA è ente attuatore a seguito dell’accordo con il Ministero per l’ambiente e la sicurezza energetica (MASE), amministrazione centrale titolare di intervento PNRR.

Ispra spiega che «I letti ad ostriche infralitorali del Mar Mediterraneo formati dalla sovrapposizione di dense aggregazioni di ostriche cementate tra loro e su conchiglie di esemplari morti, sono stati definiti “in pericolo” nella Lista Rossa Europea degli habitat marini, sottolineandone sia le tendenze in drastica decrescita degli ultimi decenni, principalmente dovute all’intenso sfruttamento, sia le importanti lacune conoscitive sull’attuale distribuzione. Esistono molte testimonianze storiche, risalenti già al 1500, che indicano come questo habitat fosse diffuso lungo tutta la costa dell’Adriatico occidentale formando degli ammassi sui quali si impigliavano gli attrezzi da pesca.

L’ostrica piatta Ostrea edulis (Linnaeus, 1758) è un mollusco bivalve presente nei mari italiani, unica specie di ostrica nativa in Europa. Si può trovare su fondali detritico-rocciosi, fangoso-ghiaiosi o fangoso-sabbiosi del piano infralitorale, da pochi metri a circa 50 metri di profondità. Può vivere anche in ambienti di estuario poiché tollera basse salinità. Le ostriche sono altamente gregarie e le larve richiedono un substrato duro su cui insediarsi. Una singola ostrica può filtrare fino a 200 litri di acqua di mare al giorno, il che può migliorare notevolmente la qualità e la limpidezza dell'acqua.  Le ostriche sono considerate “ingegneri dell’ecosistema” (ecosystem engineers) in grado di edificare habitat complessi che sostengono la biodiversità marino-costiera e di mitigare gli effetti dell’erosione fungendo da barriera naturale all’azione del moto ondoso. Sono infatti in grado di insediarsi sui gusci di altre specie, sassi e detriti legnosi e formano quindi un habitat strutturato noto come “letti” o “banchi”. I banchi di ostriche forniscono importanti servizi ecosistemici tra i quali il miglioramento della qualità dell’acqua, l’aumento della biodiversità e i servizi di produzione di biomassa. Gli habitat a ostriche, infatti, con le loro caratteristiche di tridimensionalità tendono a supportare una biodiversità e una biomassa di specie più elevate rispetto al sedimento/fondo marino circostante».

Ispra spiega che «Le operazioni prevedono l’immissione di individui adulti riproduttori di ostrica piatta – sia raccolti con tecniche di pesca sostenibile, sia allevati - e la posa sul fondale di substrati che favoriscono all’attecchimento di nuove generazioni di ostriche e la formazione del banco.  A supporto degli interventi verranno installati strumenti di misurazione dei parametri ambientali che andranno a complementare i dati raccolti tramite specifici programmi di monitoraggio».

La cooperativa M.A.R.E ha iniziato la valutazione della presenza e distribuzione delle larve di ostrica piatta (Ostrea edulis) emesse in mare dalle popolazioni selvatiche, «il cosiddetto “reclutamento” naturale – spiega ancora Ispra -  Gli attrezzi necessari alla “cattura” delle larve (detti collettori) sono stati calati in mare in tutte le regioni coinvolte e i risultati preliminari indicano una maggiore intensità del reclutamento in Friuli-Venezia Giulia rispetto alle altre regioni adriatiche. Da dicembre 2023 è stata inoltre condotta una prima raccolta di campioni in dieci siti dell’Adriatico per la caratterizzazione de banchi naturali residui e la valutazione del loro stato di salute, attività quest’ultima svolta in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie. Conoscere questi fattori è indispensabile per la riuscita degli interventi attività di ripristino».

Sono iniziate anche le attività di acquacoltura che puntano a produrre fino a 1 milione di ostriche nate da poco da destinarsi alle successive azioni per la reimmissione in ambiente naturale. Ispra sottolinea che «A gennaio 2024 sono state avviate le attività preparatorie per la riproduzione controllata di ostrica piatta con tecniche di acquacoltura presso lo schiuditoio Naturedulis di Goro (FE). Esemplari di ostrica provenienti da banchi naturali dell’alto e medio Adriatico sono stati raccolti per la costituzione di “parchi riproduttori” certificati dal punto di vista sanitario. Sono state ottenute già 300.000 larve di ostrica piatta, alimentate con diversi ceppi di microalghe prodotte nello schiuditoio per soddisfare le esigenze nutrizionali degli stadi larvali durante le fasi di crescita. A partire da giugno 2024 le ostriche che avranno raggiunto la taglia sufficiente (circa 1 cm), saranno trasferite in siti marino-costieri idonei per l’allevamento dove saranno mantenuti per circa un anno prima del trasferimento nei siti offshore di ripristino dei letti a ostriche».

Redazione Greenreport

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