In Amazzonia scoperta un’altra tribù incontattata ma è già sull’orlo dell’estinzione
Survival International: potrebbero essere le prossime vittime della politica genocida di Bolsonaro
[16 Febbraio 2022]
Ieri, durante un’audizione di Survival International al Comitato Permanente sui Diritti Umani della Commissione Esteri alla Camera dei Deputati che ha discusso dell’urgenza di proteggere i territori dei popoli incontattati dell’Amazzonia brasiliana, Survival International ha denunciato che « Una tribù amazzonica incontattata di cui è stata appena confermata l’esistenza è già a rischio imminente di sterminio, e le autorità brasiliane fingono di non vedere».
Al termine dell’audizione, la Presidente del Comitato, Laura Boldrini, ha dichiarato: «Ritengo che tutelare queste popolazioni sia un dovere etico perché si tratta di una questione di interesse universale e quindi deve essere una responsabilità collettiva, impegnandosi a prendere impegni concreti. In gioco c’è la salvaguardia dei popoli indigeni e incontattati, e anche la salvaguardia della foresta che, come sappiamo bene, è vitale per l’equilibrio ecologico dell’intero pianeta». La ex presidente della Camera ha detto che prenderà atti concreti al riguardo.
Secondo Survival, «La presenza della tribù è stata confermata di recente da una spedizione ufficiale, ma il suo territorio non è protetto ed è vicino a un’area – lungo il fiume Purus, nella parte occidentale dell’Amazzonia brasiliana – in cui vivono molti coloni non indigeni che raccolgono i prodotti della foresta, pescano e cacciano. Altri gruppi incontattati nel confinante stato di Amazonas sono stati massacrati negli ultimi anni, probabilmente per mano di trafficanti di legame illegali e narcotrafficanti. Oltre al rischio di un attacco violento, ogni incontro con gli esterni esporrebbe la tribù a malattie come la malaria e il Covid-19, che dilagano nell’area e verso cui gli indigeni non hanno difese immunitarie».
Una team della Fundação Nacional do Índio (FUNAI ha visitato l’area tra agosto e ottobre 2021 trovando prove schiaccianti della presenza della tribù: accampamenti per la caccia, cesti intrecciati, ciotole e archi. Hanno inoltre sentito alcuni membri della tribù parlare nelle vicinanze. Di loro si sa molto poco: sono cacciatori-raccoglitori e potrebbero essere diverse decine di persone.
La squadra di protezione della FUNAI della regione ha inviato un rapporto alla sede centrale a Brasilia chiedendo un intervento urgente, compresa l’emanazione di un’Ordinanza di Protezione territoriale a tutela della regione in cui vive la tribù; la creazione di una base per permettere alla squadra di monitorare e proteggere la foresta; l’imposizione di un “cordone sanitario” per prevenire la diffusione di malattie, e la presenza continua di una squadra per raccogliere ulteriori informazioni allo scopo di identificare la tribù e il suo territorio. Ma la sede centrale della FUNAI non ha risposto alla richiesta e ha ignorato due successive sollecitazioni urgenti per l’adozione di misure di protezione.
In una dichiarazione congiunta, la Coordenação das Organizações Indígenas da Amazônia Brasileira (COIAB) e l’Observatório dos Direitos Humanos dos Povos Indígenas Isolados e de Recente Contato (OPI) condannano la negligenza della FUNAI: «Seguiamo con grande preoccupazione il continuo smantellamento delle politiche pubbliche sui popoli incontattati, in primis l’attacco frontale del governo alle Ordinanze di protezione territoriale. In circostanze simili, questi strumenti sono stati fondamentali per evitare la distruzione delle vite e delle terre di altri gruppi incontattati». E Zé Bajaga Apurina, coordinatore esecutivo della Federação das Organizações e Comunidades Indígenas do Médio Purus (FOCIMP) ha commentato: «Seguiamo con grande preoccupazione la situazione dei nostri parenti autonomi del Rio Mamoriá, recentemente riportata dai media, dalla nostra più grande organizzazione in Amazzonia, COIAB e dall’Observatório de Índios Isolados – OPI e soprattutto dalle notizie dei nostri parenti indigeni che vivono nella regione amazzonica, la nostra base. Siamo certi del rischio di genocidio dovuto al ritardo del FUNAI a Brasilia, che non ha intrapreso in tempo alcuna azione per far valere il ruolo dello Stato dopo il riconoscimento ufficiale della presenza dei nostri parenti isolati in quella regione degli affluenti del Rio Mamoriá. E’ preoccupante e rivoltante la lentezza del settore índios isolados e de recente contato della l FUNAI a Brasilia nel non aver intrapreso alcuna azione concreta per più di 5 mesi dopo questa conferma ufficiale. Ci proteggiamo e resistiamo da secoli e, con questa conferma, è urgente che vengano presi immediatamente provvedimenti a tutela di questi parenti isolati. In questo momento, è essenziale che venga attuata una restrizione d’uso nella regione, controllando e monitorando l’accesso a questa regione da dove provengono i parenti isolati a partire dall’installazione di Bases de Proteção che funzionano 24 ore su 24.
Questo atteggiamento del FUNAI a Brasilia è scandaloso, di fronte alla pandemia di Coronavirus e dopo la decisione della Corte Suprema Federale (STF) di installare barriere sanitarie per proteggere i nostri parenti isolati in Brasile dalla contaminazione da Covid-19».
Il Movimento Indígena fa appello alla Giustizia brasiliana perché garantisca la protezione degli indios incontattati che rischiano la vita. Zé Bajaga Apurina chiede: «Perché non hanno adottato misure concrete per proteggere i nostri parenti isolati sul Rio Mamoriá? È importante che la società sappia che la giustizia (STF – ADPF 709) ha costretto la FUNAI ad assumere a titolo temporaneo decine di dipendenti pubblici, alla fine del 2021, per rafforzare le équipe nel lavoro di prevenzione e protezione della contaminazione dei parenti isolati contro il Covid-19. Quello che vogliamo è la presenza dello Stato brasiliano, che adempia al suo ruolo garantendo i diritti costituzionali dei popoli indigeni, diritti che sono nella nostra memoria ovunque camminiamo, costruiamo le nostre case, i nostri giardini, peschiamo, cacciamo, dove viviamo e continueremo a vivere, difendendo sempre i nostri territori e la vita dei nostri parenti autonomi! Siamo autoctoni e difenderemo i nostri territori, prima di tutto e il nostro diritto all’autonomia e all’autodeterminazione. Lo Stato brasiliano deve esercitare il suo ruolo nel rispetto della Costituzione e delle nostre vite. Lasciare le squadre tecniche sul campo delal FUNAI abbandonate e affamate è molto grave. Ciò che è stato reso pubblico dai media e dai giornali, la FUNAI di Brasilia ha lottato incessantemente contro la demarcazione e il diritto all’esistenza dei nostri parenti autonomi».
Anche Survival International è molto preoccupata «Per l’atteggiamento criminale della FUNAI, che non rispetta i suoi obblighi legali di proteggere questa tribù estremamente vulnerabile, e la foresta da cui dipende» E la direttrice del dipartimento Advocacy di Survival International, Fiona Watson, conclude: «E’ solo l’ultima di una serie di azioni recenti che dimostrano quanto l’alta dirigenza della FUNAI sia in balia dell’agenda genocida del presidente Bolsonaro. La storia recente del Brasile dimostra che se le autorità non interverranno subito un intero popolo incontattato sarà condannato a morte, e un’altra parte essenziale della diversità umana sarà perduta per sempre».