In Brasile scoperte rane che usano gli ultrasuoni per spaventare i predatori
Una gamma di frequenza non udibile dagli esseri umani
[8 Aprile 2024]
Lo studio “Ultrasonic distress calls and associated defensive behaviors in Neotropical frogs”, pubblicato su Acta Ethologica da un team di ricercatori brasiliani del Laboratório de História Natural de Anfíbios Brasileiros (LaHNAB) dell’Universidade Estadual de Campinas e del Projeto Dacnis, ha registrato per la prima volta in Sud America l’uso degli ultrasuoni da parte di anfibi e descrive anche il primo caso documentato di utilizzo degli ultrasuoni per la difesa dai predatori, con una richiamo di aiuto di intensità penetrante per molti animali, ma impercettibile per l’uomo.
Il principale autore dello studio. Ubiratã Ferreira Souza del LaHNAB, spiega all’Agência Faresp che «Alcuni potenziali predatori di anfibi, come pipistrelli, roditori e piccoli primati, sono in grado di emettere e sentire suoni a questa frequenza, cosa che gli esseri umani non possono fare. Una delle nostre ipotesi è che il richiamo di soccorso sia indirizzato ad alcuni di questi, ma potrebbe anche darsi che la banda larga di frequenza sia generalista, nel senso che dovrebbe spaventare quanti più predatori possibile»..
Un’altra ipotesi è che l’urlo terrificante degli anfibi abbia lo scopo di attirare un altro animale per attaccare il predatore che minaccia l’anfibio, in questo caso la Haddadus binotatus, una specie endemica della Mata Atlântica, la foresta pluviale costiera brasiliana.
I ricercatori hanno registrato il richiamo di soccorso in due occasioni e quando hanno analizzato il suono utilizzando un software speciale, hanno scoperto che «Aveva una gamma di frequenza compresa tra 7 kilohertz (kHz) e 44 kHz. Gli esseri umani non possono sentire frequenze superiori a 20 kHz, che sono classificate come ultrasuoni».
Nell’emettere il questo richiamo agli ultrasuoni, la rana compie una serie di movimenti tipici della difesa dai predatori. Solleva la parte anteriore del corpo, spalanca la bocca e gira la testa all’indietro. Quindi chiude parzialmente la bocca ed emette un richiamo che spazia da una banda di frequenza udibile dall’uomo (7 kHZ-20 kHz) a una banda di ultrasuoni non udibile (20 kHz-44 kHz).
Un’Altra autrice dello studio, Mariana Retuci Pontes , anche lei del LaHNAB, sottolinea che «Alla luce del fatto che la diversità di anfibi in Brasile è la più alta del mondo, con più di 2.000 specie descritte, non sarebbe sorprendente scoprire che anche altre rane emettono suoni a queste frequenze»,
L’uso di questa strategia da parte di un’altra specie potrebbe essere stato scoperto accidentalmente dalla stessa Pontes. Nel gennaio 2023, durante una visita al Parque Estadual Turistico do Alto Ribeira a Iporanga, nello stato di Sao Paulo, la Pontes ha visto su una roccia un animale che era probabilmente una rana dalla testa grande di Hensel (Ischnocnema henselii) e tenendola per le zampe nel tentativo di scattare una fotografia, è rimasta sorpresa nello scoprire che il suo movimento difensivo e il suo richiamo di soccorso somigliavano molto a quelli di H. binotatus . Una vipera lancia lancia (Bothrops jararaca) era a pochi metri di distanza, confermando apparentemente l’ipotesi che questo comportamento sia una risposta ai predatori.
La Pontes era riuscita a registrare un video ma non aveva potuto analizzare il suono per confermare la presenza della banda di frequenza degli ultrasuoni. Secondo la documentazione dell’H. binotatus, afferrare le zampe di una rana è una mossa tipicamente utilizzata dai ricercatori per simulare l’attacco di un predatore.
Luís Felipe Toledo, autore senior dello studio e ricercatore principale del progetto “From the natural history to the conservation of Brazilian amphibinas” , sostenuto dalla Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP) , ricorda che «Entrambe le specie vivono nella lettiera delle foglie, hanno dimensioni simili [tra 3 cm e 6 cm] e hanno predatori simili, quindi è possibile che anche I. henselii usi questo richiamo di soccorso con gli ultrasuoni per difendersi dai nemici naturali».
La prima volta che Toledo sospettò che H. binotatus emettesse suoni a frequenze troppo alte per essere udite dagli esseri umani fu nel 2005, quando era dottorando all’Instituto de Biociências dell’ Universidade Estadual Paulista (IB-UNESP) a Rio Claro, ma non era stato in grado di verificare le frequenze superiori a 20 kHz a causa delle limitazioni dell’attrezzatura disponibile in quel momento.
Esistono anche registrazioni di richiami con ultrasuoni di tre specie di anfibi asiatici, ma le frequenze interessate vengono utilizzate per la comunicazione tra individui della stessa specie. Nei mammiferi, l’uso degli ultrasuoni è comune tra balene, pipistrelli, roditori e piccoli primati. Il suo utilizzo da parte degli anfibi per l’autodifesa contro i predatori era finora sconosciuto.
Ora, i ricercatori vogliono cercare di rispondere a una serie di domande emerse da questa scoperta, come ad esempio quali predatori sono sensibili al richiamo di soccorso, come reagiscono e se il richiamo punta a spaventarli o ad attirare i loro nemici naturali.
Souza conclude con un’altra domanda: «Può darsi che il richiamo abbia lo scopo di attirare un gufo che attaccherà un serpente che sta per mangiare la rana?»