Incendi in Sicilia e Calabria: non è una guerra, è una mattanza di ambiente, legalità e risorse
Legambiente scrive a Draghi: «E’ il momento di dare una risposta forte da parte dello Stato»
[12 Agosto 2021]
Continuano a bruciare la Sicilia e la Calabria in quella che è stata definita una guerra contro gli incendi che invece è una mattanza di biodiversità, bellezza, legalità e futuro e risorse, mentre uno Stato quasi inerme sembra incapace di trovare una risposta credibile e autorevole a interessi ossificati e dove i sistemi reginali antincendio si dimostra ancora una volta un costoso colabrodo che in Sucilia coincidono con l’evidente fallimento di un’autonomia che non ce l’ha fatta nemmeno a difendere il suo territorio,
In un Comune del Reggino attualmente commissariato, i cittadini accorsi a spegnere un focolaio armati solo di pale, hanno chiamato il Comune per scoprire che l’unica autobotte non poteva intervenire perché era guasta e non era mai riparata, mentre il responsabile locale della protezione civile era in ferie in piena emergenza incendi e non era stato nominato nemmeno un sistituto.
Ieri pomeriggio una delegazione di Legambiente Sicilia ha fatto un sopralluogo nei luoghi delle Madonie devastati dal fuoco e il presidente del Cigno Verde siculo, –Gianfranco Zanna, ha detto: «E’ una catastrofe un territorio distrutto, un panorama spettrale. I danni alle aziende, ai pastori sono enormi, ma non è quantificabile il danno all’ambiente. Il micidiale mix fra temperature elevate per così tanto tempo, vento e mano criminale stanno distruggendo il nostro futuro. Non resta che limitare i danni».
Per questo Legambiente Sicilia ha scritto una lettera al presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi e ai ministri degli interni Luciana Lamorgese e della difesa Lorenzo Guerini nella quale si legge: «La Sicilia è in fiamme, migliaia di ettari di bosco, di macchia mediterranea e di paesaggio continuano ad andare in fumo, anche in queste ore. La situazione è ormai fuori controllo. I danni sono incalcolabili, non solo per l’agricoltura, per il bestiame morto nei roghi, per gli imprenditori, ma anche per la nostra salute, per il nostro futuro che si perde nella cenere. Come Legambiente Sicilia, negli anni abbiamo chiesto ai governi regionali di predisporre in tempo la campagna antincendio. Lo scorso novembre abbiamo presentato un documento sulle necessarie cose da fare (che inviamo in allegato). E lo abbiamo fatto perché viviamo il territorio, ci battiamo per la tutela dell’ambiente e perché facciamo tesoro della nostra esperienza. Ma anche quest’anno le nostre parole non sono state ascoltate. Il caldo record di queste settimane, conseguenza dei cambiamenti climatici, ha praticamente aperto praterie ai tanti, troppi, delinquenti impunti che appiccano il fuoco per le motivazioni più disparate e che qui, adesso, non è il momento di spiegare. Dobbiamo, purtroppo, con amarezza e dolore, prendere atto che, anche quest’anno, soprattutto quest’anno, drammaticamente la guerra contro gli incendi è persa! Ormai non resta che limitare i danni, visto, inoltre, che in questo mese di agosto sono previste temperatura ancora più alte, che supereranno i 40° C. Non resta che cercare di controllare il territorio e, magari, catturare qualche delinquente incendiario».
Gli ambientalisti siciliani si rivolgono a Draghi e ai suoi ministri «Come ultima ed estrema possibilità: non sappiamo se serva o meno l’ennesimo stato d’emergenza per la nostra regione, ma vi chiediamo, fin da subito, l’invio in Sicilia di alcune centinaia di carabinieri forestali, con nuclei investigativi specializzati, e che si mobiliti l’esercito per presidiare i territori. In particolare le aree di maggiore pregio ambientale e naturalistico, come i parchi, le riserve e i siti di Natura 2000, sempre più attaccati e minacciati dai delinquenti del fuoco. E’ il momento di dare una risposta forte da parte dello Stato, mentre la Sicilia e il Mediterraneo stanno tragicamente bruciando».
Francamente, non sembra all’altezza del disastro la risposta del ministro delle politiche agricole e forestali Francesco Patuanelli: La priorità, ora, è ristorare le imprese agricole che hanno perso tutto con gli incendi di questi giorni in Sardegna, Sicilia e Calabria. Insieme al Sottosegretario Giancarlo Cancelleri e alla Viceministra Alessandra Todde, ho incontrato i sindaci e le istituzioni dei Comuni siciliani più colpiti dal dramma degli incendi, e siamo tutti d’accordo non solo sulla necessità di ristoro, ma soprattutto sull’esigenza di prevenire tali fenomeni che sono sempre più frequenti e diffusi. Dobbiamo incentivare il ruolo dell’agricoltore che è il primo custode del territorio. Nel Piano Nazionale Strategico della PAC dobbiamo prevedere misure che consentano all’imprenditore agricolo di prendersi cura anche delle parti improduttive, attualmente considerate soltanto un costo, ma che invece necessitano di tutela e sostegno».
Dall’altra parte dello Stretto Legambiente Calabria aveva già denunciato che «Criminali e incendiari che approfittano delle alte temperature e della siccità, ma soprattutto traggono vantaggio dalla disorganizzazione del sistema regionale di prevenzione e gestione degli incendi boschivi. Uomini, mezzi e risorse della Regione Calabria sono attivi ma, probabilmente lo sono solo in teoria. Se così non fosse non sarebbe altrimenti possibile assistere alla crescita incontrollata di incendi in tutta la regione nonostante lo schieramento di mezzi aerei e di 900 addetti di Calabria Verde con 35 mezzi oltre all’impegno del volontariato con 450 unità e 47 mezzi. Nonostante un sistema AIB che costa risorse economiche ingenti la Regione Calabria ha bisogno della mobilitazione nazionale e dell’aiuto del Dipartimento di protezione Civile : nei fatti il Governo ci commissaria anche sugli incendi boschivi!»
Di fronte alla catastrofe in corso, il responsabile Aree protette e biodiversità di Legambiente, il calabrese Antonio Nicoletti, ha detto: «Sono 4 le vittime dei roghi in Calabria. Non conosciamo ancora l’entità dei danni agli ecosistemi e alla fauna, ne quanti ettari di aree boscate sono state interessate dal fuoco, ma sappiamo già che 4 vite umane sono state perse. Poi ci diranno perché e, forse, anche per colpa di chi. Non accettiamo che ci si nasconda dietro scuse l’impatto climatico crea le condizioni che accrescono i rischi per il patrimonio boschivo ovunque, ma in Calabria più che altrove si sconta la mancanza di prevenzione e di gestione attiva del patrimonio forestale, nonostante le risorse pubbliche che vengono elargite ad aziende private e soggetti pubblici. Perché dal nord al sud della Regione, nonostante i mezzi di Calabria Verde, gli incendi che si stanno innescando nelle aree urbanizzate, uccidendo le persone che cercano di proteggere i loro beni, si trasformano in grandi incendi che mettono a rischio il nostro patrimonio boschivo? Il fuoco è stato in procinto di distruggere persino le faggete di Valle Infernale dell’Aspromonte appena riconosciute patrimonio Unesco. Legambiente chiede una commissione di inchiesta sull’utilizzo delle risorse affidate a privati ed enti pubblici per tutelare le foreste e la gestione dei boschi. Siamo stanchi di avere risposte solo dalla Magistratura che, purtroppo, arriva solo nella fase patologica, accertando i reati e condannando i criminali ed i funzionari pubblici corrotti».
Anche per Anna Parretta, presidente regionale di Legambiente, «L’elemento chiave è quello della prevenzione a tutti i livelli. Prevenire significa personale formato e qualificato, dotazione di attrezzature idonee, organizzazione in strutture coordinate ed efficienti; predisporre sul territorio una viabilità ed infrastrutture adeguate; manutenzione e modalità di gestione corrette che analizzino gli ecosistemi e contemplino i nuovi rischi generati dai cambiamenti climatici. E’ inoltre essenziale il coinvolgimento delle comunità locali e la corretta informazione ai cittadini. Occorre dare completa ed effettiva attuazione della legge 353 del 2000, dedicata proprio agli incendi boschivi, che prevede, insieme al delitto di incendio boschivo doloso (423 bis del Codice penale), vincoli molto stringenti per le aree attraversate dal fuoco prevedendo divieti di edificazione resi effettivi dalla predisposizione ed aggiornamento da parte dei Comuni del Catasto delle aree incendiate».
Per Legambiente, «La Calabria deve mettere al centro delle proprie politiche la tutela ambientale». E proprio sul futuro verde della Calabria Legambiente sta organizzando un confronto pubblico di al quale inviterà tutti i candidati alla presidenza della Regione perché venga tracciata la giusta direzione e vengano assunti impegni concreti.