La cacca dell’oritteropo e il cambiamento climatico in Africa
Il grosso, elusivo e strano mammifero potrebbe essere a rischio per il clima sempre più arido
[20 Dicembre 2023]
Lo studio “Influence of climate and landscape on genetic differentiation of aardvarks (Orycteropus afer)”, pubblicato su Diversity and Distribution da un team di ricercatori dell’ Oregon State University – Corvallis (OSU) e dell’ University of Oregon – Eugene e unico nel suo genere: i ricercatori hanno passato mesi nell’Africa sub-sahariana a raccogliere le feci degli oritteropi (Orycteropus afer) e hanno concluso che «l’aridificazione del territorio li sta isolando», cosa che potrebbe aver già causato implicazioni per la sopravvivenza di questa specie dall’aspetto singolare e unica.
Il principale autore dello studio, Clinton Epps del Department of fisheries, wildlife and Conservation Sciences dell’OSU, spiega che «Tutti avevano sentito parlare degli oritteropi e sono considerati molto importanti dal punto di vista ecologico, ma sono stati studiati poco. Volevamo vedere se potevamo raccogliere dati sufficienti per iniziare a capirli».
Gli oritteropi sono mammiferi notturni e scavatori che possono pesare fino a 65 chilogrammi, hanno grandi orecchie da coniglio e un muso allungato, simile a quello di un maiale, che usano, insieme agli artigli, per individuare e scavare formicai e termiti. Vivono in un’areale che si estende in gran parte del’Africa centro-meridionale. Nonostante siano spesso paragonati ai maiali e ai formichieri sudamericani, gli oritteropi non sono imparentati con loro ma sono sono l’unico membro vivente dell’ordine Tubulidentata e i loro parenti più stretti includono talpe dorate, elefanti e lamantini.
La lista rossa dell’ International Union for the Conservation of Nature (IUCN) elenca gli oritteropi nella categoria “meno preoccupante”, in parte proprio grazie all’ampio areale e alla vasta gamma di ecosistemi in cui vivono. Ma i ricercatori dell’OSU fanno presente che «Tuttavia, si sa poco sulle attuali tendenze della popolazione o sulla loro effettiva distribuzione nel territorio» e ritengono che «La specie sia poco studiata perché è notturna, difficile da catturare e vive bassa densità in territori ampi e spesso remoti».
Questi fattori hanno portato Epps a intraprendere il primo studio sulla genetica degli oritteropi in natura e a sviluppare metodi non invasivi per farlo. In passato era stato esaminato il DNA dell’oritteropo per studi sull’evoluzione dei mammiferi, ma mai tra le popolazioni selvatiche.
I ricercatori statunitensi hanno utilizzato le informazioni genetiche raccolte da 104 campioni di cacca di oritteropi per iniziare a comprendere la gamma di luoghi in cui vivono questi mammiferi elusivi e un’atra autrice dello studio. la genetista della fauna selvatica Rachel Crowhurst, che lavora con Epps, sottolinea che «Durante i periodi di rapidi cambiamenti ambientali, valutare e descrivere i cambiamenti nel territorio in cui vive una specie è importante per prendere decisioni informate in materia di conservazione e gestione».
Epps ha imparato a riconoscere le tracce e gli escrementi degli oritteropo (che poi li seppelliscono) quasi 20 anni fa, quando lavorava come ricercatore post-dottorato in Tanzania. Nel 2016, durante un anno sabbatico, è tornato in Africa per 6 settimane per vedere se riusciva a individuare i segni degli oritteropi che scavavano, rintracciarli nella boscaglia e trovare i loro escrementi sepolti. «Volevo lavorare su un sistema poco studiato, in cui qualsiasi cosa avessi imparato sarebbe stata probabilmente un’informazione veramente nuova per la comunità scientifica – ha detto Epps – Volevo anche lavorare in grandi territori, a piedi, da solo o con un amico o con i ranger quando necessario, in aree protette, con un supporto logistico minimo e costi contenuti».
Lo scienziato statunitense ha imparato a trovare le feci degli oritteropi durante quel viaggio del 2016 ed è tornato per spedizioni più brevi nel 2017 con lo studente laureato Rob Spaan e nel 2018 con la Crowhurst. Hanno esaminato 8 aree protette e 4 di proprietà privata in Sudafrica, 2 aree protette nell’Eswatini (l’ex Swaziland) e una località in Kenya. Hanno raccolto 253 campioni fecali e ne hanno analizzati 104 di altissima qualità per le informazioni genetiche. Poi hanno utilizzato le informazioni genetiche per dedurre la distribuzione e gi spostamenti degli oritteropi nel territorio e spiegano ancora: «Ad esempio, se i test genetici avessero dimostrato che campioni fecali raccolti in punti diversi provenivano dallo stesso oritteropo, avremmo poi utilizzato queste informazioni per determinare la portata dei movimenti individuali».
Le informazioni genetiche raccolte In Sudafrica suggerivano tre divisioni regionali degli oritteropi, indicando che «Gli animali nelle regioni occidentali, centrali e orientali del Sud Africa erano in qualche modo isolati gli uni dagli altri. Gli individui sono stati rilevati in più località separate fino a 7 chilometri, indicando che gli home range potrebbero essere più ampi di quanto precedentemente determinato, in particolare nelle aree aride dove le risorse alimentari potrebbero essere scarse».
Individui strettamente imparentati sono stati rilevati fino a 44 km di distanza l’uno dall’altro e individui distanti meno di 55 km erano geneticamente più simili. Quindi, i ricercatori hanno scoperto che «Gli oritteropi possono disperdersi fino a 55 km da dove sono nati. Nell’area di studio, la differenziazione genetica tra gli individui era maggiore quando i territori intermedi erano più aridi, suggerendo che lo spostamento attraverso quelle aree è limitato».
I ricercatori intendono continuare questo studio e sperano di eseguire analisi genomiche su nuovi campioni e condurre lavori sul campo in un’area più ampia dell’Africa sub-sahariana.
Epps conclude: «I nostri risultati iniziali suggeriscono che il cambiamento climatico aumenterà la frammentazione dell’habitat e limiterà il flusso genetico degli oritteropi, in particolare dove si prevede che le precipitazioni diminuiranno e la temperatura aumenterà. Con il previsto aumento dell’aridità nell’Africa meridionale nella maggior parte degli scenari di cambiamento climatico, è chiara la necessità di ulteriori ricerche».
Ma la vera speranza di Epps è un’altra: vedere un oritteropo in natura perchè. nonostante i suoi viaggi, le sue ricerche e le centinaia di campioni raccolti, finora non c’è mai riuscito.