La connettività migratoria è un indicatore per la conservazione dell’avifauna

Studio internazionale, coordinato dall’università Statale di Milano: come gli uccelli migratori si redistribuiscono nei quartieri di riproduzione e svernamento

[1 Giugno 2023]

Le specie di uccelli migratori sono sempre più minacciate da cambiamenti climatici e ambientali e lo studio Eco-evolutionary drivers of avian migratory connectivity”, pubblicato su Ecology Letters da un team internazionale di ricercatori guidato dall’università Statale di Milano, ha cercato di capire quali sono i fattori che influenzano il modo in cui gli uccelli migratori si redistribuiscono nei quartieri di riproduzione e svernamento.

Lo studio è la prima pubblicazione derivante dai dati dell’Eurasian-African Bird Migration Atlas,  un progetto terminato nel 2022, finanziato dal Governo Italiano e dalla Convention on Migratory Species (CMS) e alla cui realizzazione hanno contribuito la Statale di Milano, Istituto superiore protezione e ricerca ambientale (Ispra),  Institut für Vogelforschung “Vogelwarte Helgoland” (IfV), Max-Planck-Institut für Verhaltensbiologie e e Ringmærkningsadministrationen dello Statens Naturhistoriske Museum della Københavns Universitet.

Il coordinatore dello studio, Roberto Ambrosini, del Dipartimento di scienze e politiche ambientali della Statale, spiega che «La connettività migratoria è una misura che riflette il grado mediante cui gli uccelli migratori tendono a ‘rimanere assieme’ sia nei loro quartieri di svernamento sia in quelli riproduzione, ed è un utile indicatore utilizzato nella conservazione e gestione delle specie migratrici. Grazie ad un enorme dataset di avvistamenti di uccelli dotati di anelli di riconoscimento, lungo oltre un secolo, abbiamo indagato i fattori eco-evolutivi alla base della connettività migratoria degli uccelli che migrano tra Europa ed Africa».

Glia autori italiani, britannici e tedeschi del nuovo studio dicono che «Prendendo in esame 83 specie di uccelli migratori a corto e lungo raggio – proseguono i ricercatori – abbiamo mostrato come la connettività migratoria dipenda essenzialmente da variabili geografiche come la distanza di migrazione e l’estensione dell’area in cui migrano le popolazioni, che, a sua volta, dipende in ultima analisi dalla forma dei continenti. Queste variabili geografiche sono infatti indici dei costi della migrazione sostenuti dagli uccelli. Al contrario, la connettività migratoria è risultata essere influenzata solo debolmente dalle caratteristiche generali delle specie e dalle loro relazioni evolutive, suggerendo come il comportamento migratorio sia molto flessibile».

Le specie migratrici che mostrano connettività migratoria elevata, cioè con quartieri di riproduzione e svernamento strettamente connessi, sono maggiormente minacciate dai cambiamenti climatici ed ambientali, poiché cambiamenti in uno dei due quartieri basterebbero a mettere a rischio l’intera popolazione.

I ricercatori evidenziano che «Il nostro studio ha mostrato come la maggior parte delle popolazioni di uccelli prese in esame abbia una connettività migratoria significativa, che dipende da una grande variabilità nelle strategie di migrazione anche all’interno della stessa specie, con popolazioni che si separano geograficamente in popolazioni migratorie distinte».

Svelando i fattori-chiave che influenzano la connettività migratoria degli uccelli, i risultati dello studio aumentano le conoscenze sulla resilienza delle specie migratrici ai cambiamenti ambientali in atto, con numerose implicazioni per la conservazione della biodiversità. In particolare l’analisi condotta dai ricercatori offrirà uno strumento utile per sviluppare strategie di conservazione e gestione transfrontaliere, mirate a livello di popolazione.