La gazza, l’uva e l’ozono

Da uno studio CNR-IRET un importante risultato sugli effetti dell’inquinamento da ozono sul comportamento degli uccelli

[20 Ottobre 2023]

La gazza (Pica pica) è un corvide ampiamente diffuso grazie alla sua ecologia generalista, capace di colonizzare radure forestali, ecotoni boschivi e ambienti antropizzati. Si nutre di frutti, invertebrati, piccoli vertebrati e rifiuti, rappresentando quindi una specie modello per valutare nuovi metodi per ridurre gli impatti degli uccelli e della fauna in generale sulle colture e sulle piante di interesse economico. Lo studio “The magpie and the grapes: increasing ozone exposure impacts fruit consumption by a common corvid in a suburban environment”, pubblicato su Pest Management Science nasce dall’incontro di due gruppi di ricerca dell’Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IRET) di Firenze: quello di ecofisiologia vegetale presieduto dalla Dr.ssa Elena Paoletti, che ha creato anche l’infrastruttura in cui si è svolta la ricerca (cioè l’Ozone-FACE) e quello di zoologia, presieduto dal Dr. Emiliano Mori.

Il team di ricerca spiega: «Abbiamo organizzato un esperimento con 3 fototrappole in un’area suburbana, per testare gli effetti delle concentrazioni di ozono sugli acini d’uva. Il test è stato eseguito in una struttura a esposizione controllata di ozono nell’aria unica in Italia, la Ozone-FACE di Sesto Fiorentino, composta da nove plot con tre livelli di ozono: AA, concentrazione ambientale di ozono; 1,5×AA, 1,5 volte la concentrazione ambientale di ozono; 2×AA, il doppio della concentrazione di ozono nell’ambiente. Le fototrappole sono state posizionate davanti a ciascuna area di trattamento e tenute attive per registrare video per 24 ore al giorno, per periodi di 5 giorni nel corso di tre mesi, per monitorare il consumo di uva da parte delle gazze. Abbiamo raccolto un totale di 38 video di gazze e abbiamo contato un totale di circa 7 passaggi all’ora in media, senza differenze tra i trattamenti con ozono. Le gazze erano gli unici consumatori di uva nel nostro sito di studio.  Gli acini in condizioni AA sono stati consumati significativamente più velocemente di quelle coltivati con il trattamento 1,5×AA, che a loro volta sono stati consumati più velocemente di quelli coltivati con il trattamento 2,0×AA. Dopo 3 giorni dall’inizio della prova, erano stati consumati rispettivamente il 94, il 53 e il 22% di acini provenienti dai trattamenti AA, 1,5×AA e 2,0×AA. Alla fine dell’esperimento, l’uva è stata consumata allo stesso ritmo tra i trattamenti».

Sebbene finora non siano state descritte tattiche efficaci per tenere i corvidi lontani dalle colture a lungo termine, il nuovo studio ha fornito preziose informazioni per mitigare il conflitto uomo-corvidi negli ambienti agricoli e suburbani. Questo  potrebbe essere particolarmente interessante anche per altre specie di uccelli nocivi alle colture con una buona gestione e i capacità di adattamento nei ritmi e nella convivenza. Esempi di questo adattamento possono essere trovati in diverse specie di uccelli che vivono nelle aree suburbane, come lo storno eurasiatico e il parrocchetto dal collare, una specie esotica invasiva ben adattata all’area di studio  e che condivide il suo habitat alimentare con il la gazza.

Dallo studio emerge che «L’aumento delle concentrazioni di ozono ha limitato il consumo di uva da parte della gazza, probabilmente perché l’ozono agiva come deterrente olfattivo, mentre le differenze nel contenuto di zucchero non hanno influenzato il consumo di acini».

Mori conclude: «I nostri risultati hanno fornito un nuovo importante risultato sugli effetti dell’inquinamento da ozono sul comportamento degli uccelli, suggerendo che questo gas, innocuo per l’uomo a quelle concentrazioni, potrebbe agire come agente limitante per l’accesso alle aree di alimentazione in ambienti naturali e urbani, senza inficiare eccessivamente sulla fisiologia degli animali».