La gestione sostenibile delle foreste può migliorare la biodiversità mondiale
Ma la bioeconomia richiederà un maggior consumo di legname
[7 Ottobre 2022]
Le foreste ospitano la maggior parte della biodiversità terrestre del mondo: forniscono l’habitat a circa l’80% delle specie di anfibi, al 75% delle specie di uccelli e al 68% delle specie di mammiferi. Inoltre, nelle foreste tropicali vivono circa il 60% di tutte le piante vascolari, ma sia le foreste che la loro biodiversità continuano a diminuire a un ritmo allarmante. Ogni anno circa 10 milioni di ettari di foreste vengono eliminati a causa della deforestazione che quindi è il principale motore della perdita di biodiversità. La deforestazione avviene principalmente per l’espansione agricola. le altre minacce includono la raccolta eccessiva di legname, le specie invasive, i cambiamenti climatici, la desertificazione e gli incendi boschivi.
Secondo il rapporto “Mainstreaming Biodiversity in Forestry”, presentato in occasione dell’ottava World Forest Week alla 26esima sessione del Committee on Forestry della Fao,«La protezione degli animali, delle piante, dei funghi e dei microrganismi che prosperano nelle foreste deve diventare un obiettivo fondamentale della gestione sostenibile delle foreste a livello mondiale».
Il ruolo delle foreste nel mantenimento della biodiversità è esplicitamente riconosciuto dall’United Nations Strategic Plan for Forests 2017–2030 e nel 2019 la Fao ha adottato la Strategy on Mainstreaming Biodiversity across Agricultural Sectors. Il nuovo rapporto è stato commissionato come parte di una revisione dei progressi a livello mondiale e per informare gli sforzi futuri nel settore forestale. E’ a stato realizzato grazie a una partnership tra la Fao, il Center for International Forestry Research (CIFOR) e il Research Program on Forests, Trees, and Agroforestry del CGIAR.
Tiina Vähänen, vicedirettrice della Divisione forestale della Fao, evidenzia che «La conservazione della biodiversità mondiale dipende completamente dal modo in cui interagiamo con le foreste del mondo e come le utilizziamo».
L’importanza critica della gestione sostenibile delle foreste nell’arrestare la deforestazione e il degrado forestale, e il relativo declino nella fornitura di servizi ecosistemici e riconosciuta, ma il rapporto Fao /CIFOR dice che «E’ necessario fare molto di più per assicurarsi che la conservazione e l’utilizzo sostenibile della biodiversità siano integrati a ogni livello di gestione forestale».
Il rapporto valuta gli strumenti e i metodi per garantire che la conservazione e l’uso sostenibile della biodiversità siano integrati nelle politiche, nella strategia e nella gestione delle foreste. Attraverso una serie di casi di studio in Repubblica democratica del Congo, Etiopia, Finlandia, Giappone, Malaysia, Messico, Perù e Regno Unito, analizza le le lezioni apprese e identifica le buone pratiche.
Il rapporto raccomanda diverse misure e azioni che i governi e i partner dello sviluppo possono intraprendere per facilitare l’integrazione della biodiversità nella gestione forestale: Arrestare e invertire la deforestazione; Lotta alle attività forestali illegali e non regolamentate; Riconoscere la proprietà forestale delle popolazioni indigene e delle comunità locali; Prevenire la conversione delle foreste naturali in piantagioni forestali monospecifiche; Garantire la gestione sostenibile delle specie raccolte; Gestione e controllo delle specie invasive e sovrabbondanti; Sfruttare lo slancio globale sul ripristino per migliorare la conservazione della biodiversità; Adottare una prospettiva multisettoriale; Fornire incentivi economici; Facilitare gli strumenti basati sul mercato; Investire nella conoscenza e nello sviluppo delle capacità.
Kenichi Shono, forestry officer della FAo che ha sostenuto la preparazione del rapporto, aggiunge: «Ci auguriamo che la ricchezza di informazioni e raccomandazioni contenute in questo studio ispiri l’azione di coloro che sono coinvolti nella gestione e conservazione delle foreste».
La Fao, insieme all’International Tropical Timber Organisation (ITTO) e alla società di consulenza Unique land use, ha pubblicato anche il rapporto “The global forest sector outlook 2050: Assessing future demand and sources of timber for a sustainable economy” secondo il quale, «In uno scenario business-as-usual, entro il 2050 il consumo complessivo di prodotti primari in legno dovrebbe crescere del 37%» e che prevede che «Entro il 2050 il consumo di prodotti primari in legno lavorato – segato, impiallacciatura/compensato, truciolare/fibra e pasta di legno – raggiungerà un totale di 3,1 miliardi di metri cubi di tondame equivalenti – una misura dei tronchi utilizzati nella fabbricazione di prodotti a base di legno».
In uno scenario di bioeconomia il consumo di legno sarebbe più alto di almeno l’8% se si considerano due moderni prodotti in legno – legname massiccio e fibre di cellulosa artificiali – in sostituzione di materiali non rinnovabili. In uno scenario di transizione più accelerata alla bioeconomia con una partecipazione più forte di questi due prodotti, l’aumento del consumo di prodotti primari del legno potrebbe raggiungere il 23% in più rispetto allo scenario business-as-usual».
La Fao ricorda che «Il legno è rinnovabile, riciclabile, rispettoso del clima e versatile e viene sempre più utilizzato per sostituire i materiali non rinnovabili. E’ un materiale fondamentale per gli sforzi per affrontare le minacce globali al clima, alla biodiversità e all’ambiente causate dall’uso eccessivo di materiali non rinnovabili. Il legname di massa e i prodotti in legno ingegnerizzato nelle costruzioni, la fibra di cellulosa artificiale per la produzione tessile e le forme più moderne di legno per l’energia sono i prodotti in legno più importanti per la sostituzione su larga scala di materiali non rinnovabili».
Ewald Rametsteiner, vicedirettore della divisione forestale della Fao ha ricordato che «Il settore forestale è fondamentale per economie resilienti e sostenibili. Garantire la sostenibilità del settore forestale richiede innovazione e investimenti, ma anche coerenza politica»
Il rapporto mette insieme i risultati di una prospettiva a lungo termine per il settore forestale fino al 2050 con una valutazione della domanda di legno in un ambiente economico sostenibile e .dice che «La crescita del consumo di prodotti in legno – rispetto al previsto aumento della popolazione del 25% – sarà trainata da redditi più elevati nelle regioni emergenti del mondo, con conseguenti effetti di recupero per i beni di consumo (ad esempio carta, imballaggi, abbigliamento e mobili) e in più attività nel settore delle costruzioni”, afferma il rapporto. Soddisfare la domanda futura di legno sostenibile può essere ottenuto con una combinazione di una maggiore produzione sostenibile nelle foreste temperate e boreali rigenerate naturalmente e nelle foreste piantate sempre più nel sud del mondo. Ma le stime del contributo concreto dei tipi e delle regioni forestali alla fornitura globale di legname nel 2050 sono altamente incerte. Questa domanda dovrà essere soddisfatta aumentando la produttività attraverso la gestione sostenibile delle foreste nelle foreste esistenti e incoraggiando la produzione di legno come parte di programmi e progetti di ripristino del territorio. Se la produzione forestale rigenerata naturalmente rimane stabile, sarà necessario piantare almeno 33 milioni di ettari di nuove foreste».
Gli investimenti necessari per mantenere ed espandere la produzione industriale di legno tondo potrebbero richiedere un totale di circa 40 miliardi di dollari all’anno entro il 2050. E potrebbero essere necessari altri 25 miliardi di dollari investimenti all’anno nella modernizzazione e nella creazione di industrie.
L’occupazione totale nell’industria forestale nel 2019 è stata stimata in 33,3 milioni di dipendenti formali e informali. La stima media del rapporto suggerisce che nel 2050 l’occupazione globale si manterrà sui numeri del 2019 e in futuro potrebbe addirittura diminuire, ma con molto più personale specializzato, istruito e formato e in grado di utilizzare attrezzature sofisticate. Facendo crescere il mercato del legno come sostituto dei materiali non rinnovabili, potrebbero essere creati fino a 1 milione di nuovi posti di lavoro, molti dei quali nei paesi in via di sviluppo.
Il futuro consumo di energia prodotta da legna fino al 2050 sarà determinato da due tendenze principali: l’uso tradizionale della legna da ardere nelle due regioni mondiali in più rapida crescita dell’Africa subsahariana e dell’Asia meridionale e il ruolo previsto della moderna biomassa per produrre energia rinnovabile. Il rapporto evidenzia che «Nel 2050, i il consumo globale di legna da ardere proveniente dalle foreste potrebbe essere compreso tra 2,1 miliardi e 2,7 miliardi di metri cubi nelle sue prospettive medie, rispetto a 1,9 miliardi di metri cubi nel 2020, con un aumento compreso tra l’11 e il 42%. Il legno farà sempre più parte del mix di energie rinnovabili anche nel mondo industriale. In alcune regioni e contesti potrebbero essere necessari sforzi di ripristino della legna da ardere per soddisfare questa domanda. Nel 2020 c’erano ancora 2,3 miliardi di persone che facevano affidamento sul combustibile legnoso come fonte primaria di energia per cucinare e riscaldarsi. Il combustibile legnoso rimarrà la principale fonte di energia per molte famiglie nelle economie emergenti fino al 2050, ma molti scenari suggeriscono che i tassi di crescita dei consumi rallenteranno».
Thais Linhares-Juvenal, team Leader silvicoltura sostenibile, catene del valore, innovazione e investimenti in Divisione forestale della Fao, conclude: «Garantire l’accesso a combustibili legnosi sostenibili ai consumatori privati che fanno affidamento su questa fonte per motivi economici è una responsabilità pubblica paragonabile alla fornitura di elettricità o acqua».