La governance dei Parchi nazionali dopo il caso Pollino
Se la destituzione di Pappaterra è politica, allora ce ne potrebbero essere delle altre
[14 Febbraio 2023]
Il 10 febbraio, con una nota della Direzione generale patrimonio naturalistico e mare, il ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (MASE), ha comunicato la decadenza di Domenico Pappaterra dalla carica di Presidente dell’Ente Parco Nazionale del Pollino.
Pappaterra non è uno qualsiasi: era stato appena confermato nel Consiglio direttivo dall’ultimo Congresso di Federparchi (che ora dovrà sostituirlo) ed era stato consigliere regionale e assessore regionale all’ambiente della Calabria e poi anche deputato del centro-sinistra per un mandato, fino a gennaio era stato direttore generale/commissario straordinario dell’Arpacal.
Ma aveva avuto anche scontri con associazioni ambientaliste e comitati locali proprio per la sua contemporanea e inopportuna gestione del Parco Nazionale e dell’Arpacal: era controllato e controllore di sé stesso.
Come spiega in una nota l’Ente Parco del Pollino, «La decadenza è stata fondata dalla direzione ministeriale su una interpretazione delle norme in materia di proroga della carica degli organi in scadenza approvate dal Parlamento per garantire la programmazione degli interventi del Pnrr nelle Aree Protette (art. 64 ter del D.L. m. 77/2021). Il Presidente Pappaterra ha tempestivamente informato della questione i componenti del Consiglio Direttivo del Parco i quali, unanimemente, hanno espresso incredulità e sorpresa per la repentina e inaspettata decisione ministeriale anche alla luce delle informali interlocuzioni avute dall’Ente con la stessa Direzione in ordine all’applicazione delle predette norme che sembravano approdare a soluzioni decisamente opposte a quella adottata in data odierna. Nelle more dell’evoluzione della vicenda, per come previsto dalla Legge e dallo Statuto dell’ente, le funzioni del Presidente dell’Ente Parco Nazionale del Pollino saranno svolte dal vice presidente Valentina Viola».
Da ambienti vicini a Pappaterra si fa trapelare che la lettera di decadenza è arrivata poche ore prima che il consiglio direttivo dell’Ente indicasse la terna con i nomi tra cui doveva essere scelto il possibile nuovo direttore del Parco.
Una lettura politica che sembra condivisa anche del CEA Pollino che ha commentato: «Una lettura superficiale di questa notizia lascia pensare alla cattiva amministrazione territoriale da parte della “politica”: con i decreti e gli orientamenti per la gestione del fondi PNRR si dichiara la volontà di prorogare gli incarichi politici (per dare continuità di gestione ed evitare vuoti e disagi amministrativi) ma dopo appena due anni si interpreta diversamente la volontà prima dichiarata … ci siamo sbagliati non intendevamo quello che altri hanno scritto e deciso. Non entriamo nel merito delle decisioni e dell’incarico legittimo o illegittimo dell’ormai ex Presidente: ma qualcuno della “politica” e/o dei ministeri o del Governo ha pensato al fatto che il Parco del Pollino non ha a 30 anni di distanza dalla sua istituzione un “Piano del Parco”? Che non ha una “strategia di sviluppo” quasi fosse ancora ad una gestione ordinaria (precarietà). Il Pollino, questo territorio, merita orizzonti sereni, più generativi, più rispettosi degli “abitanti del Pollino” che non sono né di destra e né di sinistra, ma sono i veri protagonisti di queste terre».
Una lettura politica della vicenda – una “vendetta” della destra al governo contro i un uomo del PD – che sembra anche quella che da Pappaterra che in un’intervista a la Sirtide,it ha parlato di «Fulmine a ciel sereno». Per l’ormai ex presidente del Parco del Pollino, «Il ministero ha dato un’interpretazione restrittiva della norma per quanto riguarda il riallineamento degli organi (la scadenza differita di Presidente e Direttivo dei Parchi nazionali, ndr) in quanto per garantire la continuità dei Parchi per ottemperare alle procedure del PNRR (una norma fortemente voluta dal PD, ndr), secondo il legislatore, deve essere previsto un allineamento all’ultimo organo nominato. Nel nostro caso, l’ultimo organo nominato era il Consiglio Direttivo nel settembre 2021».
La domanda che circolaè : si tratta di una vendetta politica, oppure una valutazione più oggettiva da parte del Ministero delle norme sulle aree approvate negli ultimi anni, come il limite di due mandati per i presidenti introdotto dall’articolo 55, comma 1 del decreto legge 16 luglio 2020 n.76 e, appunto, la disposizione dell’art. 64 ter del D.L. m. 77 del 31 maggio 2021 che allinea la scadenza degli organi degli Enti parco?
Pappaterra era stato nominato prima commissario del Parco Nazionale il 7 maggio 2007 e poi, il 31 agosto dello stesso anno, confermato presidente dell’Ente Parco. In questo caso dopo 15 anni (sono passati quindi tre mandati consecutivi) sarebbe decaduto dalla presidenza lo scorso 15 dicembre ma, in applicazione della proroga, il suo mandato si allungava fino al 15/09/2026 raggiungendo 19 anni di presidenza (quasi quattro mandati) di un Ente parco nazionale istituito nel 1993. Secondo il ministero la norma non è applicabile perché il Direttivo del Pollino è entrato in carica un mese dopo il termine della sua applicazione: il CD è stato nominato il 15/07/2021, il D.L. m. è del 31 maggio. Ma per Pappaterra «L’allineamento doveva essere il solo principio ispiratore della legge, tanto che sia l’ufficio legale del Parco che Federparchi valutano corretta l’estensione anche al nostro direttivo, il Ministero ha ritenuto che non sia così. magari ci saranno altre ragioni». E le altre “ragioni” non possono essere che politiche.
Se così fosse si aprirebbe in tutto il Paese – come sta succedendo anche in Campania con i Commissariamenti del Vesuvio e del Cilento appena bocciati dal TAR – uno scontro tra il governo di destra e le ultime regioni di centro-sinistra rimaste per la “normalizzazione” dei Parchi Nazionali.
Perché, se la questione è politica, allora difficilmente la destra al governo e che amministra ormai quasi tutte le Regioni italiane, non prenderà in considerazione un altro aspetto della vicenda che l’art. 64 ter del D.L. m. 77/2021 non contempla: alcuni presidenti di Parco nazionale occupano l’ambita poltrona ben oltre i due mandati e in conflitto con il limite introdotto dall’articolo 55, comma 1 del decreto legge 16 luglio 2020, n.76 che ha rivisto la procedura di nomina dei presidenti degli Enti parco, e modificato il comma 3 dell’articolo 9 della legge prevede la legge 394/91, prevedendo che”…. non può essere nominato Presidente di Ente parco chi ha già ricoperto tale carica per due mandati, anche non consecutivi”. Una norma che modifica la legge 394/91 e abbondantemente disattesa perché la leggina ad hoc (l’art. 64 ter del D.L. m. 77/2021) ne impedisce l’applicazione prorogando a gli organi degli Enti parco nazionali per agevolare la programmazione degli interventi del PNRR nelle aree protette. In sostanza, un principio giusto: nominare contestualmente il Presidente e il Consiglio direttivo, per avere una omogeneità di gestione e una maggiore condivisione tra i diversi organi dell’Ente Parco, accompagnando il tutto con una sorta di norma transitoria che in fase di prima applicazione allinea tutti i Parchi nazionali. Una prima applicazione del D.L. m. che deve tenere conto dei limiti di applicabilità (vale fino al 2026 e per durata del PNRR o va oltre? Si applica a tutti i parchi o solo a quelli che hanno effettiva gestione dei progetti del PNRR?), e non può entrare in contrasto con la norma che limita a due i mandati di presidente di parco che appare una norma primaria rispetto al D.L. m perché modifica la legge 394/91.
Insomma, la norma sta dimostrando tutti i suoi limiti interpretativi e la vicenda Pappaterra – secondo la stessa interpretazione dell’ex presidente – può essere la miccia accesa per far saltare presidenti di altri Parchi politicamente non graditi. Occorre anche sottolineare il paradosso che la norma introdotta con l’art. 64 ter del D.L. m. 77 del 31 maggio 2021, non ha nessun effetto pratico sulla programmazione del PNRR, anche perché l’unico progetto che coinvolge i Parchi nazionali è gestito direttamente dal Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica! Il sospetto di molti, ed anche dei nuovi inquilini del MASE, è che sia stato un meccanismo messo in atto dalla precedente maggioranza di governo per allungare la permanenza di alcuni presidenti in carica rendendo inapplicabile il limite dei due mandati introdotto nel 2020. Insomma la destra, oggi al governo, sospetta che si sia trattato di una norma “ad personam” e, sulla base di alcune scadenze di presidenti già prorogate la tesi non sembra del tutto campata in aria.
I casi non mancano e i più noti, vista anche la caratura dei personaggi interessati, sono quello di Fausto Giovanelli e Giampiero Sammuri, la cui scadenza prevista, rispettivamente il 27/06/2022 e il 15/12/2022, sono stati prorogati sulla base della leggina che prevede l’allineamento.
Giovannelli, ex parlamentare, è il recordman tra i presidenti di parco in carica: nominato per la prima volta presidente del Parco nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano il 20/11/2006 e, nonostante il suo mandato dopo ben 16 anni di presidenza scadeva il 27/06/2022, per effetto dell’applicazione della norma del 2021 che allinea il suo mandato a quello del Consiglio Direttivo nominato il 30/01/2021, potrà continuare a svolgere le sue funzioni fino 2026. Per un Ente parco che nel 2026 compirà i suoi primi 25 anni di vita, celebrare anche i primi 20 anni di presidenza di Fausto Giovanelli è una notizia degna di nota.
Sammuri, presidente uscente di Federparchi, ex presidente del Parco Regionale della Maremma, è presidente del Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano dal 16 luglio 2012 e il suo secondo mandato scadeva il 15 dicembre 2022, ma ha anche lui beneficiato della proroga fino al prossimo 14/05/2025 in concomitanza della scadenza dell’intero Consiglio direttivo dell’Ente.
Se l’interpretazione “politica” data da Pappateterra fosse vera e se la destra volesse davvero fare “repulisti” dei presidenti di Parco non politicamente allineati, i primi sarebbero sicuramente coloro che hanno superato i limiti dei due mandati e che amministrano Parchi in regioni di centro-sinistra (come Toscana ed Emilia Romagna), magari in territori dove la Destra è maggioritaria.