La legge Ue sul ripristino della natura rischia di non essere mai approvata, l’Italia è contro
Gli ambientisti insorgono: «Incomprensibile e spaventoso vedere che viene sacrificata sull'altare del sentimento populista»
[22 Marzo 2024]
La Nature restoration law, ovvero la nuova legge europea per il ripristino della natura, rischia di non essere mai approvata a un passo dall’adozione definitiva.
A fine febbraio l’Europarlamento l’ha approvata, nonostante i voti contrari di tutti i partiti che sostengono il Governo Meloni (Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega). Il Consiglio Ue in agenda lunedì avrebbe dovuto dare il via libera finale, inteso come una formalità dato che un accordo provvisorio tra le istituzioni era già arrivato alla fine del 2023.
La mancanza di una maggioranza qualificata nell’odierna riunione degli ambasciatori della Ue (Coreper) ha condannato invece la legge a un rinvio a data da destinarsi, mettendone seriamente a rischio l’adozione nell’arco di questa legislatura.
A determinare il cambio di rotta è stato il voltafaccia dell’Ungheria di Orban, che ha ritirato il sostegno alla proposta di legge. Altrettanto decisiva è stata la reiterata opposizione di Italia, Paesi Bassi, Svezia e Polonia, insieme all’astensione di Austria, Belgio e Finlandia.
«Condanniamo tutti gli Stati membri che non sostengono la legge – dichiarano gli ambientalisti riuniti nella coalizione #RestoreNature, composta da BirdLife Europe, ClientEarth, Eeb (che comprende anche Legambiente) e Wwf – Nel migliore dei casi, questo suggerisce una profonda incapacità di comprendere la situazione in cui ci troviamo e ciò che significa per i diritti dei cittadini. Permettere a Viktor Orbán di sabotare la Nature restoration law va contro la scienza, le preoccupazioni dei cittadini, il sostegno del Parlamento europeo e l’appoggio delle imprese alla legge. È del tutto incomprensibile e spaventoso vedere che la legge per il ripristino della natura viene sacrificata sull’altare del sentimento populista anti-ambientalista, senza alcuna spiegazione razionale e minando il processo decisionale democratico».
La legge in discussione, bollata dalla premier Meloni come «fanatismo ultraecologista» punta a ripristinare almeno il 20% delle zone terrestri e marine dell’Ue entro il 2030 e tutti gli ecosistemi entro il 2050. Per raggiungere questi target, entro il 2030 gli Stati membri dovrebbero ripristinare il buono stato di salute di almeno il 30% degli habitat contemplati dalla nuova legge (che vanno da foreste, praterie e zone umide a fiumi, laghi e coralli). Questa percentuale aumenterebbe poi al 60% entro il 2040 e al 90% entro il 2050.
Dopo il voltafaccia odierno, gli ambientalisti si rivolgono alla presidenza del Consiglio (in mano al Belgio) e alla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, di lavorare urgentemente per sbloccare la situazione e garantire l’adozione della legge per il ripristino della natura prima della pausa estiva».