La memoria a lungo termine dei pipistrelli mangiarane

Dopo 4 anni, i pipistrelli ricordano il collegamento tra una suoneria e una ricompensa in cibo

[29 Giugno 2022]

I pipistrelli mangiarane (Trachops cirrhosus) addestrati dai ricercatori ad associare una suoneria di telefono a una prelibatezza sono stati in grado di ricordare che avevano imparato fino a 4 prima anni in natura. A scoprirlo è stato lo studio “Long-term memory in frog-eating bats”, pubblicato su Current Biology da un team di ricercatori dello Smithsonian Tropical Research Institute (STRI), dell’ Università del Texas – Austin (UT), della Ohio State University (OSU) e del Bowdoin College, che ha esposto 49 pipistrelli ai suoni di una serie di suonerie che hanno attirato la loro attenzione e li ha addestrati ad associare il volo verso uno solo dei toni, gratificandoli con una ricompensa: uno spuntino a base di pesce.

Allo STRI spiegano che «Tra uno e quattro anni dopo, 8 di quei pipistrelli sono stati ricatturati ed esposti di nuovo alla suoneria legata al cibo. Tutti sono volati verso il suono, e 6 sono volati fino all’altoparlante e hanno afferrato la ricompensa del cibo, il che significa che si aspettavano di trovare cibo. I pipistrelli di controllo senza un precedente addestramento ai suoni sono rimasti relativamente indifferenti all’esposizione ai toni non familiari».

La principale autrice dello studio, May Dixon, ora ricercatrice post-dottorato in evoluzione, ecologia e biologia degli organismi alla Ohio State University ma ha condotto questo studio allo STRI di Pamana metre era una studentessa laureata dell’UT –Austin, sottolinea; «Sono rimasta sorpresa: sono entrata in questo progetto pensando che [per i pipistrelli] almeno un anno sarebbe stato un periodo ragionevole per ricordare, date tutte le altre cose che devono sapere e dato che la memoria a lungo termine ha dei costi reali. Quattro anni mi sembrano lunghi per trattenere un suono che potrebbero non sentire mai più. L’ambiente sperimentato dalle generazioni precedenti può essere estremamente diverso dall’ambiente in cui è nato un animale e può anche cambiare nel corso della vita di un animale. Cercare di capire come gli animali usano l’apprendimento e la memoria è un modo per capire come ce la faranno a cavarsela in una vita piena di cambiamenti nel mondo moderno».

Nella prima fase, i singoli pipistrelli mangiarane catturati per una serie di test cognitivi sono stati esposti in laboratorio a un suono molto attraente: il richiamo di accoppiamento della rana maschio t ú ngara, una delle prede preferite di questa specie di pipistrelli. Volare verso quel suono veniva premiato con un pezzo di pesce posizionato su una rete sopra l’altoparlante. Con il passare del tempo, il suono è stato mescolato e gradualmente sostituito da una suoneria di un telefono, ma la ricompensa è rimasta la stessa. I ricercatori hanno quindi introdotto altre tre suonerie, nessuna delle quali era collegata a una ricompensa alimentare e spiegano ancora: «I pipistrelli venivano addestrati a discernere le differenze e alla fine non volavano più verso i suoni non ricompensati. Ogni pipistrello si è assicurato almeno 40 spuntini volando sulla suoneria per la quale venivanio addestrati per 11-27 giorni». Poi tutti i pipistrelli sono stati dotati di microchip e sono stati rilasciati nuovamente in natura.

A partire da un anno dopo e per altri tre anni, la Dixon ha catturato i pipistrelli mangiarane e, grazie ai microchip, ne ha identificati 8 che avevano partecipato al test iniziale. In un test di follow-up della risposta dei pipistrelli alla suoneria originale per la quale ricevevano il premio, tutti gli 8 pipistrelli addestrati sono volati rapidamente verso il  suono e sono stati in grado di distinguere tra quella suoneria e un nuovo tono costante, sebbene molti dei pipistrelli volassero su un suono non ricompensato dall’addestramento. Quando 17 pipistrelli non addestrati sono stati esposti a questi suoni, per lo più hanno contorto le orecchie in risposta ai suoni, ma non sono volati verso di loro.

La Dixon è convinta che «Lo studio ci ha insegnato molto perché ci sono relativamente pochi studi sulla memoria a lungo termine negli animali selvatici e non abbiamo ancora una comprensione sistematica delle memorie a lungo termine in natura. Se potessimo raccogliere dati aggiuntivi su diverse specie di pipistrelli, potremmo separarli e vedere quali life histories selezionano per ricordi di lungo periodo».

Lo studio elenca 39 ricerche precedenti che hanno documentato la memoria in specie che vanno da pesci, uccelli e pipistrelli alle capre e ai primati. Alcuni degli esperimenti più lunghi – che documentano la memoria nei leoni marini per 10 anni, nelle tartarughe per 9 anni e nei delfini per 20 anni – sono stati tutti condotti su animali che hanno vissuto in cattività per tutto il tempo dello studio.

Un altro autore dello studio, Gerald Carter, dello STRI e che insegna  evoluzione, ecologia e biologia degli organismi all’OSU,  evidenzia che «Essere in grado di studiare la memoria in natura è importante. Non si può necessariamente estrapolare dalla ricchezza di dati che abbiamo sugli animali in laboratorio rispetto a ciò che stanno affrontando in natura, dove ci sono molte più cose che devono ricordare. L’ambiente è diverso e il cervello è diverso in natura rispetto alla cattività».

Nonostante la tendenza umana ad assumere una memoria di lungo periodo dia alla nostra specie il vantaggio in termini di intelligenza, la natura ci dimostra che la flessibilità della memoria, chiamata anche dimenticanza adattiva, può essere importante per la sopravvivenza.

La Dixon conclude: «Non è sempre vero che essere i più intelligenti o avere la memoria più lunga sia effettivamente vantaggioso. La ricerca ha dimostrato che i moscerini della frutta selezionati per avere ricordi migliori non possono competere altrettanto bene con altri moscerini della frutta. Solo perché è utile per gli umani essere così intelligenti e avere dei bei ricordi non significa necessariamente che sia la cosa migliore per gli altri animali. Ecco perché vogliamo capire quando queste abilità aiuteranno effettivamente gli animali e quando potrebbero essere un ostacolo».