La natura in Europa è in grave e continuo declino
Continua la perdita di specie ed habitat, anche se non mancano i successi per la protezione della natura
[19 Ottobre 2020]
Secondo il rapporto “State of nature in the EU – Results from reporting under the nature directives 2013-2018”, pubblicato oggi dall’European Environment Agency(Eea), che viene pubblicato in contemporanea con lo State of Nature report della Commisione europea, «L’agricoltura e la silvicoltura insostenibili, l’espansione urbana incontrollata e l’inquinamento sono in principali colpevoli di un drastico calo della biodiversità in Europa, che minaccia la sopravvivenza di migliaia di specie animali e habitat». Inoltre, le direttive sulla natura dell’Unione europea e altre leggi ambientali devono essere ancora pienamente attuate dagli Stati membri. Dal rapporto emerge che «La maggior parte degli habitat e delle specie protette non sono in buono stato di conservazione e deve essere fatto molto di più per invertire la situazione», secondo il rapporto “Stato della natura nell’UE” dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA), pubblicato oggi.
Le direttive Ue Habitat e Uccelli richiedono sforzi di conservazione per oltre 2.000 specie e habitat in tutta l’Unione europea. Il rapporto Eea, che si basa sui dati comunicati dagli Stati membri dell’Ue, è il più ampio e completo lavoro di raccolta e comunicazione di dati effettuato in Europa sullo stato della natura. Oltre 220.000 persone (il 60% delle quali volontari) hanno contribuito a questo processo in tutta l’Ue.
I dati analizzati puntano a identificare i successi e le carenze nella conservazione della natura, le pressioni e le minacce chiave e lo stato delle attuali misure di conservazione.
L’Eea sottolinea che «La maggior parte delle specie protette a livello dell’Ue, come il falco sacro e il salmone del Danubio, e gli habitat che vanno dalle praterie alle dune, in tutta Europa affronteranno un futuro incerto a meno che non si faccia di più con urgenza per invertire la situazione».
Circa la metà (47%) delle 463 specie di uccelli nell’Ue gode di uno stato di conservazione buono, il 5% in meno rispetto all’ultimo periodo di riferimento 2008-2012. La percentuale di uccelli con cattive o pessime condizioni di conservazione è aumentata del 7% negli ultimi 6 anni, raggiungendo il 39%. A livello nazionale, circa il 50% delle tendenze demografiche in miglioramento riguarda principalmente gli uccelli marini e delle zone umide per i quali sono stati designati siti Natura 2000, come la casarca comune o l’uria nera. Gli uccelli che si riproducono in Europa, come la gru e il nibbio reale, hanno la percentuale più alta di rapporti che mostrano un miglioramento dei trend della popolazione, questo è dovuto alla loro protezione e al ripristino dei loro habitat e al miglioramento della conoscenza, del monitoraggio e della consapevolezza.
Solo il 15% degli habitat Ue valutati presenta un buono stato di conservazione, con l’81% che è in uno stato di conservazione scadente o cattivo. Praterie, dune e habitat di torbiere, paludi e paludi mostrano forti tendenze al deterioramento, mentre le foreste hanno trend in maggiore miglioramento. Rispetto al periodo di riferimento precedente, la quota di habitat con cattivo stato di conservazione è aumentata del 6%.
Le regioni marine hanno molte valutazioni con stato di conservazione sconosciuto, che riflette la mancanza generale di dati sulle specie.
Circa un quarto delle specie ha un buono stato di conservazione a livello Ue, con un aumento del 4% rispetto al periodo di riferimento precedente. Rettili e piante vascolari, come la lucertola muraiola italiana, il colubro ferro di cavallo, l’agrimonia pelosa o la genziana gialla, hanno la percentuale più alta di buono stato di conservazione (35%).
Le principali minacce alla natura, per gli habitat e le specie, vengono dall’agricoltura intensiva, dall’espansione urbana incontrollata e dalle attività forestali insostenibili. Anche l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo ha un impatto sugli habitat, così come il continuo sovrasfruttamento degli animali attraverso il bracconaggio e la caccia e la pesca insostenibili. Minacce aggravate dalle alterazioni dei fiumi e dei laghi, come le dighe e l’emungimento di acqua, dalle specie aliene invasive e dai cambiamenti climatici. L’abbandono dei terreni agricoli contribuisce al continuo declino degli habitat seminaturali, come le praterie, e delle loro specie, come le farfalle e gli uccelli dei terreni agricoli.
Però il rapporto Eea evidenzia, soprattutto a livello nazionale o regionale, anche viluppi positivi negli sforzi per la conservazione: negli ultimi 6 anni nell’Ue sono aumentati sia il numero che la superficie dei siti protetti nell’ambito della rete Natura 2000 e l’Ue ha raggiunto gli obiettivi globali con circa il 18% della sua superficie terrestre e quasi il 10% della sua area marina protetta. Quindi la media europea è già oggi sueriore a quella italiana, soprattutto a mare. Ma l’Eea avverte che «Tuttavia, il progresso complessivo non è sufficiente per raggiungere gli obiettivi della strategia dell’UE sulla biodiversità fino al 2020. La maggior parte degli habitat e delle specie protette presenta uno stato di conservazione scadente o negativo e per molti di loro continua a diminuire». Dei tre gruppi principali studiati, gli habitat e gli uccelli sono rimasti particolarmente indietro mentre il gruppo di specie non avicole ha quasi raggiunto il suo obiettivo.
Diverse specie e habitat hanno mostrato miglioramenti, come la rana agile in Svezia, le lagune costiere in Francia e il gipeto in tutta l’Ue e la Rete Natura 2000 ha chiari effetti positivi per molte specie e habitat. Ad esempio, gli habitat costieri e dunali, che sono quelli coperti meglio da Natura 2000, hanno uno stato di conservazione migliore rispetto agli habitat che sono coperti meno o marginalmente.
La nuova strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030 e alla strategia Farm to Fork, entrambe elementi centrali dell’European Green Deal rappresentano una concreta speranza di un cambio di rotta e di passo in Europa. La strategia per la biodiversità punta a rafforzare e ampliare la rete delle aree protette (30% sia a terra che a mare), a impostare un piano di ripristino ambientale e a garantire che gli ecosistemi siano sani, resilienti ai cambiamenti climatici, ricchi di biodiversità e a fornire la gamma di servizi essenziali per la prosperità e il benessere dei cittadini.
Ma l’Eea avverte che «Oltre a queste nuove politiche, sono necessari ulteriori sforzi per migliorare le capacità di monitoraggio negli Stati membri per sostenere gli obiettivi. Attualmente persistono molte lacune nei dati, soprattutto per le specie e gli habitat marini. Sono inoltre necessari più dati per valutare appieno il ruolo della rete Natura 2000. Infine, l’attuazione della legislazione dell’Ue deve essere notevolmente migliorata».
Il commissario europeo per l’ambiente, gli oceani e la pesca, Virginijus Sinkevičius, ha sottolineato che «Questa valutazione dello stato della natura è il check-in sanitario della natura più completo mai effettuato nell’Ue. Mostra molto chiaramente che stiamo ancora perdendo il nostro sistema vitale che ci sostiene. A livello Ue, fino all’81% degli habitat è in cattive condizioni, con torbiere, praterie e habitat dunali che si deteriorano maggiormente. Abbiamo urgente bisogno di mantenere gli impegni nella nuova strategia dell’UE sulla biodiversità per invertire questo declino a beneficio della natura, delle persone, del clima e dell’economia».
Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’Eea. Ha concluso: «La nostra valutazione dimostra che la salvaguardia della salute e della resilienza della natura europea e del benessere delle persone richiede cambiamenti fondamentali nel modo in cui produciamo e consumiamo cibo, gestiamo e utilizziamo le foreste e costruiamo le città. Questi sforzi devono essere associati a una migliore attuazione e applicazione delle politiche di conservazione, con un focus sul ripristino della natura, nonché un’azione climatica sempre più ambiziosa, in particolare nel settore dei trasporti e dell’energia».