La relazione tra Posidonia oceanica e microorganismi fondamentale per contrastare il cambiamento climatico
Le simbiosi tra piante marine e microbi e come l’acidificazione degli oceani influisce sul loro nutrimento
[3 Aprile 2024]
Come ricordano alla Stazione Zoologica Anton Dohrn (SZN), «Le praterie di piante marine sono ecosistemi ricchi di biodiversità, simili a giardini sottomarini, fondamentali per la vita degli oceani e delle creature marine. Tuttavia, si trovano ora ad affrontare una minaccia crescente: l’acidificazione degli oceani, derivante dalla dissoluzione eccessiva di anidride carbonica, prodotta principalmente dalle attività umane».
Per comprendere gli effetti di questa acidificazione sul nutrimento delle piante marine, lo studio “Accelerated nitrogen cycling on Mediterranean seagrass leaves at volcanic CO2 vents”, pubblicato recentemente su Communications Biology da un team guidato da Johanna Berlinghof della SZN e dell’Universität Bremen, e da Ulisse Cardini della SZN – Genoa Marine Center, si è concentrato sulla Posidonia oceanica nel Mar Mediterraneo e sul ruolo dei suoi simbionti microscopici.
Il team di ricercatori composto anche da Luis Montilla, Friederike Peiffer, Francesca Margiotta e Maria Abagnale (SZN), Ugo Marzocchi (SZN e Aarhus Universitet). Christian Wild (Universität Bremen), Grazia Quero (Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine del CNR) e Travis Meador (Akademie věd České republiky e Jihočeská univerzita v Českých Budějovicích) ha sfruttato le emissioni di anidride carbonica provenienti dalle attività vulcaniche nei fondali dell’isola di Ischia per studiare la pianta sottomarina e i suoi simbionti in condizioni di acidità non lontane da quelle previste per il futuro degli oceani.
Le scoperte fatte sono state sorprendenti: «Nonostante l’acidità crescente, le praterie di posidonia mostrano una straordinaria resilienza nei processi del ciclo dell’azoto, un nutriente fondamentale per la loro crescita – evidenziano alla SZN – Le foglie di queste piante marine sono diventate vere e proprie centrali per le trasformazioni dell’azoto, coinvolgendo una vasta gamma di microorganismi simbiotici, tra cui Batteri e Archaea».
Cardini aggiunge: «Ancora più interessante, è stato osservare che, nonostante l’acidità in aumento, questi microorganismi non solo rimangono attivi ma accelerano anche molti processi cruciali. Mentre le piante marine traggono beneficio dall’aumento di anidride carbonica per la fotosintesi e la produzione di zuccheri, i microorganismi favoriscono la sintesi proteica attraverso una maggiore acquisizione di azoto. Tuttavia, questo vantaggio nutrizionale non è privo di rischi, dal momento che può aumentare il rischio di predazione da parte di erbivori e altri organismi. Questo delicato equilibrio mette in evidenza l’importanza di uno studio dettagliato dei processi che regolano la salute e la resilienza degli ecosistemi marini».
I ricercatori concludono: «Questo studio fornisce preziose informazioni su come le piante marine e i loro microbi affrontano l’acidificazione degli oceani, sottolineando l’importanza di proteggere questi ecosistemi, fondamentali per contrastare i cambiamenti climatici e per la conservazione della vita oceanica per le generazioni future».