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La Società Parchi della Val di Cornia e la sua crisi

Franco Cambi: «La SPVC è un formidabile strumento di crescita civica e culturale oltre che economica»
 |  Natura e biodiversità

Se una parola chiave, una sola, deve essere associata all’esperienza della Società Parchi della Val di Cornia, questa parola è “strategia”. SPVC è un simbolo del buon governo nel campo dei beni culturali ed è stata un modello virtuoso su scala continentale, basato sulla pianificazione unitaria del territorio, volto a gestire il patrimonio ambientale e culturale come se fosse un bene unico dei Comuni. Questa esperienza ha mostrato come si possa porre rimedio, almeno parziale, alla deindustrializzazione di un contesto geografico, economico e sociale, cogliendo risultati inattesi.

Non entro nel merito della riapertura sì/no di musei e parchi in questa fase in quanto l’aspetto gestionale non rientra tra le mie dirette competenze. A titolo personale dico che avrei aperto il Museo Archeologico di Cittadella, soprattutto alle scuole e alle associazioni locali e avrei utilizzato la bella piazza antistante per alcuni eventi molto pubblici, soprattutto a beneficio delle scuole. Qui si nota grave mancanza di “strategia” da òpiparte della dirigenza politica di SPVC.

Ma vi è mancanza di “strategia” anche nel pensare che il ruolo delle istituzioni culturali, pubbliche e private, locali e nazionali, possa ridursi al solo soddisfacimento dell’utenza turistica. Queste istituzioni sono, non solo ma anche, le costruzioni, materiali e ideali, nelle quali le diverse comunità ricercano e trovano il racconto della loro storia e al tempo stesso concorrono attivamente alla scrittura di questo racconto. È superfluo dirlo ma lo dico lo stesso: la crescita dei flussi turistici è direttamente collegata alla consapevolezza della comunità locale di fare parte di una geografia sana e culturalmente coerente.

Il cittadino non è strumentale rispetto al turismo, ne è il garante.

La grande originalità nella “strategia” della SPVC è stata nell’indicare che era possibile coniugare in maniera equilibrata ambiente-cultura-economia, tutela-ricerca-comunicazione, creando superfici di incontro e di condivisione tra le istituzioni preposte ai diversi aspetti.

Dal mio punto di vista di docente universitario posso serenamente affermare che è bene che tutti questi aspetti camminino insieme attraverso percorsi di lunga durata e di ampia “strategia”. Per molto tempo, in Val di Cornia, si è visto che il flusso tutela-ricerca-sostenibilità-comunicazione faceva parte di una medesima filiera, che i quattro aspetti si sollecitavano e stimolavano l’un l’altro.

Un mondo perfetto, allora? No tutt’altro, le criticità ci sono sempre state, come avviene in tutte le umane cose.

Un mondo perfettibile? Sicuramente, ma neanche questo è il problema.

La soluzione è, a mio modesto avviso, nel voltare pagina recuperando tutto il molto di buono che era presente nella originaria “strategia”.

Come?

Trattandosi di un problema pubblico, oltre che politico, è nella dimensione pubblica che bisogna ricercare la soluzione. Gli Amministratori della Val di Cornia si incontrino e concordino una nuova “strategia” comune, volta a rilanciare la Società, con tutto il suo patrimonio di conoscenze scientifiche, di competenze gestionali, di capacità di valorizzazione e di comunicazione. Restituite alla SPVC la capacità progettuale che le è sempre stata propria!

La Parchi Val di Cornia è essa stessa un patrimonio per la comunità tutta.

Nel processo credo che debba essere coinvolta la Regione Toscana, alla quale va riconosciuta una certa sensibilità per le criticità locali e un ottimo Piano Paesaggistico. E credo che debba essere rivalorizzato il ruolo dei Ministeri che hanno competenza in materia. Accanto al MiBACT, che è sempre stato presente, dovrebbero essere più coinvolti il Ministero Università e Ricerca e il Ministero dell’Ambiente.

Chiudo con un appello rivolto alla Comunità della Val di Cornia: la SPVC è vostra, è un formidabile strumento di crescita civica e culturale oltre che economica. Difendetela e chiedete che diventi più forte!

di Franco Cambi

Professore Associato di Metodologie della ricerca archeologica (settore L/ANT-10)

Presidente del Corso di Laurea in Scienze dei Beni Archeologici

Università degli Studi di Siena

Redazione Greenreport

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