La strage di delfini del 2008 in Madagascar causata delle prospezioni petrolifere della Exxon Mobil
[27 Settembre 2013]
Tra il maggio e il giugno del 2008, circa 100 peponocefali (Peponocephala electra), grossi delfini molto simili ai globicefali, si arenarono sulle coste della Laguna di Loza, sulla costa nord del Madagascar, questi grossi delfini avevano abbandonato il loro habitat abituale in alto mare per andare a morire in una zona dove nessuno li aveva mai visti prima né li avrebbe visti dopo, in acque poco profonde di un sistema di estuari.
Qualcuno cominciò a sospettare che la strage di peponocefali fosse dovuta alle prospezioni petrolifere in corso al largo del Madagascar e si cominciarono a raccogliere informazioni con la collaborazione di popolazioni locali, funzionari governativi, organizzazioni ambientaliste e ed esperti di mammiferi marini.
Alcuni anni più tardi, l’International whaling commision (Iwc) ha avviato un esame delle circostanze delllo spiaggiamento di massa in collaborazione con US National Oceanic and Atmospheric Administration, US Bureau of Ocean Energy Management, ExxonMobil Exploration and Production (Northern Madagascar), International Fund for Animal Welfare, Wildlife Conservation Society e governo del Madagascar che ha dato vita ad un gruppo indipendente di scientific review composto da 5 esperti che ha condotto un esame formale dei dati disponibili ed ha prodotto in questi giorni il Final report of the Independent Scientific Review Panel investigating potential contributing factors to a 2008 mass stranding of melon-‐headed whales (Peponocephala electra) in Antsohihy, Madagascar”.
Il report inchioda la Exxon Mobil alle sue responsabilità e rivela le preoccupanti conseguenze delle prospezioni petrolifere sulle popolazioni di cetacei che vivono nelle acque profonde.
Infatti, secondo il rapporto finale, questo è il primo evento di spiaggiamento di massa di mammiferi marini di questa natura che è strettamente associato ai sistemi sonar ad alta frequenza per la mappatura di idrocarburi e «sulla base di questi risultati, c’è motivo di preoccupazione per l’impatto del rumore sui mammiferi marini, dato che i sistemi di mappatura sonar ad alta frequenza sono usati da vari stakeholders, compresa l’industria degli idrocarburi, i militari e le navi da ricerca utilizzate da altre industrie».
In particolare gli odontoceti, che sentono bene la gamma di rumori tra 10 e 100 KHz dove il rumore di fondo è generalmente basso, dei sonar ad alta potenza che funzionano all’interno di questa gamma possono essere più facilmente udibili ed avere effetti si aree più vaste che i sistemi a bassa frequenza che generalmente si pensa producano suoni di origine umana più pericolosi.
Il rapporto conclude: «Il potenziale di risposte comportamentali e danni indiretti o mortalità con l’utilizzo di MBES (multi-beam echosounder systems) simili deve essere preso in considerazione nelle future valutazioni ambientali, nella pianificazione operativa e nelle decisioni di regolamentazione».