La tattica di guerra umana degli scimpanzé
Utilizzano le cime delle colline per effettuare ricognizioni sui gruppi rivali
[6 Novembre 2023]
Lo studio “Chimpanzees make tactical use of high elevation in territorial contexts”, pubblicato su PLOS Biology da un team di ricercatori del Taï Chimpanzee Project – un progetto del , del Centre Suisse de Recherches Scientifiques e del , Max-Planck-Institut für evolutionäre Anthropologie – e condotto su comunità di scimpanzé vicine che vivono nelle foreste dell’Africa occidentale, suggerisce che gli scimpanzé occidentali (Pan troglodytes verus) utilizzano regolarmente una tattica di guerra mai vista prima al di fuori degli esseri umani.
Secondo lo studio, «Gli scimpanzé utilizzano le alture per condurre ricognizioni sui gruppi rivali, spesso prima di fare incursioni nel territorio nemico in momenti in cui il rischio di scontro è ridotto». Finora, l’utilizzo tattico del terreno elevato in situazioni di guerra era considerato esclusivo degli esseri umani ma, per la prima volta, una delle più antiche strategie militari è stata osservata nei nostri parenti evolutivi più prossimi.
Sembra di essere nel Pianeta delle scimmie o in una delle sanguinose guerre del mondo – dall’Ucraina a Gaza – sorvegliata dall’alto dai droni, ma tutto si svolge fin dalla notte dei tempi in quello che ora è il Parc national de Taï, in Costa d’Avorio, dove i ricercatori hanno condotto uno studio di tre anni su due gruppi di scimpanzé vicini nelle foreste della Costa d’Avorio, monitorando i primati mentre attraversavano i rispettivi territori, inclusa un’area di confine sovrapposta dove occasionalmente si svolgevano scaramucce, e hanno scoperto che «Gli scimpanzé avevano più del doppio delle probabilità di scalare le colline quando si dirigevano verso questa frontiera contesa rispetto a quando si spostavano nel cuore del proprio territorio. Gli scimpanzé si fermavano sulle colline periferiche nel 58% degli spostamenti diretti verso il confine, ma solo nel 25% degli spostamenti diretti verso il centro del loro territorio».
Inoltre, i ricercatori fanno notare che «Mentre si trovavano in cima alle colline di confine, gli scimpanzé erano più propensi ad astenersi dal mangiare o dal cercare cibo in modo rumoroso e trascorrevano il tempo riposando tranquillamente, consentendo loro di sentire i suoni lontani dei gruppi rivali. Quanto più lontana è la posizione degli scimpanzé ostili, tanto maggiore è la probabilità di un’avanzata in un territorio pericoloso durante la discesa dalla collina. Questo suggerisce che gli scimpanzé che vivono in altura misurano la distanza dei rivali e agiscono di conseguenza per effettuare incursioni evitando costosi combattimenti».
Altre specie di mammiferi come i suricati utilizzano le alture per vigilare sui predatori o chiamare i compagni, ma i ricercatori fanno notare che «Questa è la prima prova che un animale diverso dall’uomo fa un uso strategico dell’elevazione per valutare i rischi di un conflitto tra gruppi».
Il principale autore dello studio, L’antropologo Sylvain Lemoine del Taï Chimpanzee Project e del Department of archaeology dell’università di Cambridge ricorda che «La guerra tattica è considerata un motore dell’evoluzione umana. Questo comportamento degli scimpanzé richiede abilità cognitive complesse che aiutano a difendere o espandere i loro territori, e sarebbe favorito dalla selezione naturale. Lo sfruttamento del paesaggio per il controllo territoriale è profondamente radicato nella nostra storia evolutiva. In questo uso di una strategia di tipo bellico da parte degli scimpanzé stiamo forse vedendo tracce della proto-guerra su piccola scala che probabilmente esisteva nelle popolazioni preistoriche di cacciatori-raccoglitori».
Lemoine ha lavorato il Taï Chimpanzee Project durante il suo dottorato e attualmente il progetto è condotto dall’autore senior dello studio, il francese Roman Wittig dell’Ape Social Mind Lab dell’ Institut of Cognitive Science Marc Jeannerod del CNRS. Team di ricercatori trascorrono 8 – 12 ore al giorno seguendo 4 gruppi di scimpanzé abituati alla presenza umana. Si tratta di uno dei pochi siti in cui vengono raccolti dati simultaneamente su più comunità di scimpanzé selvatici. i ricercatori del v dispongono di localizzatori GPS, attraverso i quali gli autori dello studio sono stati in grado di riprodurre le mappe di due territori di scimpanzé confinanti tra loro, compresi i dati dell’altitudine, che sono stati abbinati alle vecchie mappe coloniali francesi per confermare la topografia. Ogni gruppo è composto da 30 – 40 scimpanzé adulti. Lo studio ha utilizzato oltre 21.000 ore di tracciamento di un totale di 58 animali registrati tra il 2013 e il 2016.
Lemoine spiega che «Per stabilire e proteggere il loro territorio, gli scimpanzé effettuano regolari tour della periferia, formando una sorta di pattuglia di frontiera. Le pattuglie sono spesso condotte in sottogruppi che restano vicini e limitano il rumore. Come osservatore, hai la sensazione che il pattugliamento sia iniziato. Si muovono e si fermano allo stesso tempo, un po’ come una caccia».
Per la ricognizione le pattuglie di scimpanzé utilizzano gli “inselberg”, affioramenti rocciosi isolati che interrompono la coperture forestale e i ricercatori dicono che «Gli scimpanzé tornavano ripetutamente in alcuni di questi inselberg, dove il tempo trascorso sulla vetta veniva passato in uno stato più tranquillo».
Per Lemoine, «Questi non sono tanto punti di osservazione quanto punti di ascolto. Gli scimpanzé tamburellano sui tronchi degli alberi ed emettono vocalizzazioni eccitabili chiamate pant-hoot per comunicare con i membri del gruppo o affermare il proprio territorio. Questi suoni possono essere uditi a oltre un chilometro di distanza, anche nella fitta foresta. Può darsi che gli scimpanzé si arrampichino sulle cime delle colline vicino al confine del loro territorio quando non hanno ancora sentito segni di gruppi rivali. Riposarsi tranquillamente su una formazione rocciosa elevata è una condizione ideale per il rilevamento uditivo di avversari distanti».
I ricercatori hanno analizzato i movimenti tattici nella mezz’ora successiva a una sosta superiore a 5 minuti su una collina vicino al confine e li hanno confrontati con i movimenti successivi alle soste nelle zone di confine più basse. Ne è venuto fuori che «Dopo una ricognizione in collina, la probabilità di avanzare in territorio nemico aumentava dal 40% quando i rivali erano a 500 metri di distanza, al 50% quando i rivali erano a 1.000 metri, al 60% quando i rivali erano a 3.000 metri».
Lemoine aggiunge che «Gli scimpanzé spesso espandono il loro territorio invadendo e pattugliando quello dei loro vicini. La raccolta di informazioni sulle colline li aiuta a farlo riducendo al tempo stesso il rischio di incontrare nemici. La zona di confine tra i due gruppi era in uno stato di cambiamento. Più territorio può aumentare la fornitura di cibo e le possibilità di accoppiamento».
Le precedenti ricerche di Lemoine suggeriscono che «Gruppi più grandi di scimpanzé vivono in territori più grandi con una pressione ridotta da parte dei rivali, il che a sua volta aumenta i tassi di natalità all’interno delle comunità».
Lemoine conclude: «Le ultime ricerche suggeriscono che gli scimpanzé utilizzano la ricognizione sulle colline per evitare il confronto, e la violenza è relativamente rara. Ma tra i membri dei gruppi rivali si sono verificati scontri e persino rapimenti e uccisioni. Di tanto in tanto, gruppi di due o tre maschi si avventurano in profondità nel territorio nemico, il che può portare a combattimenti. I confronti tra scimpanzé rivali sono estremamente rumorosi. Gli animali entrano in una frenesia intimidatoria, urlando, defecando e afferrandosi a vicenda i genitali».