L’altro granchio blu: El Salvador vuole salvarlo dall’estinzione
Il crostaceo è diventato il simbolo della lotta ambientale nelle zone umide di El Salvador
[4 Settembre 2023]
Mentre in Italia è partita la caccia al granchio blu invasivo, a El Salvador nelle comunità del Complejo Barra de Santiago allevano il granchio blu Gecarcinus quadratus, o granchio di Halloween, ormai portato sull’orlo dell’estinzione, e lo fanno anche perché il granchio killer nel Mediterraneo e nel Pacifico centroamericano fa parte della cultura e del sostentamento delle comunità locali.
Come spiega l’articolo “Cangrejo azul, símbolo de la lucha ambiental en los humedales de El Salvador”, pubblicato da Comunidad Planeta, un progetto giornalistico di Periodistas por el Planeta in América latina, al quale partecipa l’agenzia IPS, «mentre alcuni studi si concentrano sull’impatto del suo declino sulle mangrovie e sulle popolazioni che vi vivono, altri sottolineano il suo rapporto con la migrazione delle persone dalle coste che si affacciano sull’Oceano Pacifico in questo Paese».
José Francisco Pineda, originario della Costa Brava, a circa 105 chilometri dalla capitale San Salvador, ricorda che «quando ero bambino, la galleria di mangrovie era fitta. Entravi nella mangrovia a mezzogiorno e sembrava che non ci fosse la luce del giorno. Era densa. E lì il granchio era abbondante, meraviglioso. Pensavo che non sarebbe mai stato sterminato, ma purtroppo è stato così».
La comunità di Pineda è una di quelle del basso bacino del fiume Paz, nei comuni di Acajutla, Jujutla e San Francisco Menéndez, nei dipartimenti di Sonsonate e Ahuachapán, dove il tiguaca, come viene chiamato il granchio blu, è una parte tradizionale della dieta e uno dei principali mezzi di sussistenza. Infatti, questo crostaceo decapode è uno dei principali elementi della fauna e della biodiversità delle foreste salate del Complejo Barra de Santiago, una zona umida dichiarata di “Importanza Internazionale” nel 2014 dalla Convenzione di Ramsar e dove si concentra la più grande estensione di mangrovie nell’ovest di El Salvador.
Eppure, da anni la presenza del granchio azzurro è andata diminuendo fino a rischiare di scomparire. Già nel 2017, uno studio del ministero salvadoregno dell’agricoltura e dell’allevamento avvertiva che «negli ultimi anni, la specie ha subito un declino nella sua pesca, a causa del degrado del suo ecosistema e dello sfruttamento eccessivo della risorsa». La mancanza di conoscenze scientifiche sullo stato delle popolazioni o sulla loro capacità di rigenerarsi è tra le ragioni che hanno portato alla raccolta eccessiva e a questo si aggiungono la perdita del 50% delle mangrovie e l’impatto del cambiamento climatico.
Il Complejo Barra de Santiago si estende su 11.519 ettari, 4.000 dei quali sono agricoli, poco più di 3.000 sono aree marine e 2.300 foreste di mangrovie che ospitano circa il 75% della fauna costiera commercialmente importante di El Salvador, cioè specie, come il granchio blu, che dipendono da questo ecosistema per nutrirsi, deporre le uova e riprodursi. Ora molte di queste specie sono minacciate o in pericolo di estinzione.
Nonostante questo, si continua a costruire abusivamente, il pascolo del bestiame è eccessivo e le piantagioni di canna da zucchero e l’industria del legname si espandono ai danni delle zone umide, andandosi ad aggiungere a inquinamento, pesca eccessiva, espansione del turismo, disboscamento e caccia illegali, incendi boschivi, occupazione di terre demaniali, riduzione della portata dei corsi d’acqua, costruzione di canali di irrigazione e agli effetti della vulnerabilità climatica. Tutto questo si ripercuote sulla salute delle mangrovie, ma anche su quella delle oltre 26.000 persone che vivono nel Complejo Barra de Santiago che dipendono in larga misura, sia il cibo che il sostentamento. dalla biodiversità costiera.
Il contributo del granchio blu, che ha un ruolo di primo piano sulla tavola e nell’economia di queste comunità marino-costiere, va oltre, perché è un regolatore ecologico che contribuisce alla conservazione stessa della palude di mangrovie. Quindi, il suo declino o la sua estinzione incidono sulla dinamica dell’ecosistema e, a effetto domino, il declino di questa e di altre specie legate ai mezzi di sussistenza locali incoraggia, insieme ad altri fattori, molte persone a migrare dalla costa e cercare nuove destinazioni in cui stabilirsi. Già nel 2019, il 25% dei raccoglitori di granchi di Barra de Santiago dichiarava di aver pensato di emigrare o di avere parenti che già erano già negli Stati Uniti. La ragione era ed è da ricercare in situazioni economiche difficili, alcune delle quali legate al degrado degli ecosistemi e agli impatti dei cambiamenti climatici come gli uragani e le inondazioni che distruggono le abitazioni umane ma influiscono anche sulla disponibilità di specie marine e costiere, il che deprime l’economia locale. Secondo il World Migration 2022 dell’ International Organization for migration (Iom), «la maggior parte degli sfollamenti interni in America Latina e nei Caraibi è dovuta a disastri, e non a violenze o conflitti». Anche se la perdita di biodiversità non è ancora inclusa nell’elenco delle cause migratorie stilata dall’Iom, lo sarà presto, le comunità costiere di Barra de Santiago hanno fatto del salvataggio dei granchi blu il loro modo per resistere e preservare i loro modi di vita, cultura e biodiversità.
Nel 2006, 20 famiglie dell’isola di La Chácara hanno avviato la gestione sostenibile delle risorse delle mangrovie, compreso il granchio blu e questo ha portato il ministero dell’ambiente e delle risorse naturali (Marn) a creare i Planes locales de aprovechamiento sostenible (Plas) che sono realizzati s dai gruppi organizzati delle comunità di Barra de Santiago, La Chácara, El Embarcadero, El Mango, El Ceibillo, Costa Brava e Los Limones, e della formazione dell’ Asociación Probosque. Dal 2012, il Plas è diventato uno dei più importanti strumenti di governance locale per regolamentare l’uso delle risorse delle mangrovie e monitorare il rispetto degli standard stabiliti dal Marn nel sito di Ramsar: quote di raccolta, taglie minime, divieti di pesca, compiti di controllo e sorveglianza, pulizia dei canali, campagne di rimboschimento e raccolta rifiuti, pattugliamenti nei periodi di “corsa dei granchi” (quando la femmina esce dalla tana per deporre le uova nell’estuario o in mare) e persino lo spostamento delle specie dopo eventi meteorologici estremi.
E i risultati sono stati positivi, con un significativo recupero del granchio blu e la tutela delle mangrovie. Ma il rapporto tecnico dell’Iucn avverte che «nel Plas, gli sforzi per la conservazione e l’uso sostenibile delle specie devono essere raddoppiati, soprattutto in Costa Brava, Los Mangos e El Ceibillo, dove sono stati registrati bassi valori di abbondanza».
Però, le strategie locali per la conservazione del granchio blu non includono solo questo tipo di misure, ma sono state accompagnate anche dalla creazione di alternative, come la produzione di miele di mangrovia.