Land grabbing: David contro Golia, i contadini cambogiani portano Bolloré in tribunale

La multinazionale sotto accusa anche in Africa per le piantagioni di palme da olio e gomma

[30 Luglio 2015]

Una cinquantina di agricoltori di Bousra, un villaggio della Cambogia orientale, ha deciso di avviare un’azione legale contro société Bolloré e Compagnie du Cambodge, due società del gruppo francese Bolloré, accusando il gigante francese di massacrare la loro terra con le piantagioni di alberi della gomma.

Sembra davvero la versione moderna della storia di Davide contro Golia: questi poverissimi contadini che vivono a più di 10.000 km da Parigi muovono guerra alla tentacolare multinazionale Bolloré con 10,6 miliardi di affari nel 2014 .

E’ una storia di land grabbing spinto: espropri, popolazioni cacciate dalle loro terre ancestrali, perdita di reddit, insicurezza alimentare, perdita di biodiversità, deforestazione e distruzione di foreste sacre, sono queste le accuse presentate dalla cinquantina di piccoli agricoltori cambogiani al Tribunal de Grande Instance di Nanterre contro la société Bolloré e la Compagnie du Cambodge, che nella regione di Bousra gestiscono, attraverso la joint-venture Socfin-KCD, gigantesche piantagioni di alberi della gomma che viene utilizzato per costruire pneumatici “ecologici”, che però, a quanto pare, non sono sostenibili dal punto di vista sociale e ambientale.

Gli abitanti del villaggio di Bousra denunciano «la perdita delle loro risorse economiche, la distruzione dei loro luoghi di culto ed il degrado del loro ambiente» e quindi chiedono la «restituzione delle terre e degli indennizzi». A maggio I confinanti con delle piantagioni Bolloré hanno cercato di proteggere il loro patrimonio culturale dall’impresa che voleva piantare palme da olio in un cimitero tradizionale. 400 contadini si sono riuniti per delimitare l’area con pali in cemento ed al cantiere anti land grabbing, durato tre giorni, hanno partecipato gli abitanti dei villaggi di Bousra e Volyong. .

Bolloré, conosciuta in Francia soprattutto per i suoi interessi nei trasporti e nella comunicazione, respinge ogni accusa e attraverso l’AFP afferma di essere solo un azionista di minoranza  (39%) in Socfin, che è gestita e controllata dalla famiglia belga Fabri,  mentre la Compagnie du Cambodge non avrebbe più piantagioni in Cambogia da mezzo secolo.

Vedremo, ma intanto quel che è certo è che da anni gli agricoltori cambogiani e le associazioni ambientaliste e protezioniste denunciano una deforestazione massiccia er far posto alle piantagioni di alberi da caucciù, realizzata da multinazionali che ottengono facilmente i permessi dal corrotto governo di Phnom Penh.

UN landgrabbing sempre più aggressivo che è presente in molti Paesi del mondo. Ad aprile anche dei contadini del Camerun hanno denunciato il gruppo  Bolloré-Socfin ed hanno bloccato l’attività di una fabbrica a Dibombarri ed occupato la piantagione di palma da olio di Mbongo, appartenenti entrambe alla joint-venture Socapalm.

Anche in Camerun Bolloré  tenta lo stesso gioco delle parti: Socapalm appartiene a Socfin, della quale Bolloré ha il 38,5% delle azioni, ma dice che «Il Groupe Socfin è controllato maggioritariamente e diretto dalla famiglia belga Fabri».

Intanto i rapporti annuali Socfin descrivono un aumento del 24% delle superfici a palma da olio ed alberi della gomma in Africa, passate da 87.303 a 108.465 ettari tra il 2011 e il 2014.

Anche in Camerun le comunità locali dicono che questa espansione è avvenuta appropriandosi di terre comunitarie.

Emmanuel Elong, presidente dell’Alliance internationale des riverains des plantations Socfin Bolloré, che raggruppa le comunità di 5 Paesi colpite dalle attività della multinazionale, dice che «6.000 persone sono private delle loro terre dalle piantagioni Socfin in Camerun, 2.000 in Liberia, 1.000 in Costa d’Avorio, 800 famiglie in Cambogia, 200 in Sierra Leone. Noi denunciamo il non rispetto del principio del consenso delle popolazioni che è un principio chiave del diritto internazionale e della giurisprudenza concernente i popoli autoctoni. Bolloré non mantiene le sue promesse e sfugge dalle sue responsabilità. Hubert Fabri disprezza talmente le comunità locali che non ha mai risposto alle nostre lettere. Non abbiamo altra scelta che combattere fino alla fine».

Ma le rivolte locali cominciano a preoccupare Bolloré perché le grandi imprese automobilistiche sue clienti temono un cattivo ritorno di immagine.