Alcune insolite barriere coralline potrebbero sopravvivere per diversi decenni grazie alla loro capacità di mescolare i simbionti algali

Le barriere coralline nel Pacifico orientale potrebbero sopravvivere fino al 2060

Ma se non riduciamo le emissioni di gas serra non si salveranno oltre quella data

[17 Febbraio 2023]

Mentre il riscaldamento globale sta causando la perdita delle barriere coralline a livello globale, lo studio “Increased dominance of heat-tolerant symbionts creates resilient coral reefs in near-term ocean warming”, pubblicato su  Proceedings of the National Academy of Sciences da un team di ricercatori guidato dall’università di Miami ha scoperto che «Alcuni coralli stanno aumentando la loro tolleranza al caldo modificando le comunità di alghe simbiotiche che ospitano, che attraverso la fotosintesi forniscono loro l’energia di cui hanno bisogno per vivere».

La principale autrice dello studio, la biologa Ana Palacio-Castro della Rosenstiel School of marine, atmospheric, and earth science dell’università di Miami, ha sottolineato che «I nostri risultati suggeriscono che alcune barriere coralline nel Pacifico tropicale orientale, che comprende le coste del Pacifico di Panama, Costa Rica, Messico e Colombia, potrebbero essere in grado di mantenere un’elevata copertura corallina fino al 2060. Tuttavia, sebbene questa possa essere vista come una buona notizia per queste barriere coralline, la loro sopravvivenza potrebbe non continuare oltre quella data a meno che non riduciamo le emissioni globali di gas serra e riduciamo il riscaldamento globale su una scala più ampia».

Le barriere coralline poco profonde nell’Oceano Pacifico tropicale orientale sono costruite prevalentemente da coralli ramificati del genere Pocillopora , che sono estremamente importanti per le barriere coralline della regione. Le alghe microscopiche che ospitano nei loro tessuti raccolgono luce per aiutare il corallo a produrre energia per crescere. La perdita di queste alghe simbiotiche fa sì che il corallo sbianchi, faticando a soddisfare i propri bisogni energetici, il che spesso può rivelarsi fatale.

Per capire meglio come e se i coralli abbiano migliorato la loro tolleranza allo stress da cado, i ricercatori hanno esaminato oltre 40 anni di dati di monitoraggio della barriera corallina provenienti da Panama, uno dei dataset di questo genere più vecchi al mondo. Poi hanno analizzato i dati sulla temperatura, la copertura dei coralli, lo sbiancamento e la mortalità relativi a tre ondate di caldo oceanico – nel 1982-1983, 1997-1998 e 2015-2016 – insieme ai dati sulla comunità algale simbionte durante le ultime due.

L’analisi ha mostrato che «L’ondata di caldo del 1982-83 ha ridotto significativamente la copertura dei coralli sulla barriera corallina, ma gli effetti di El Niño del 1997-98 e del 2015-16 sono stati più lievi, specialmente per i coralli del genere Pocillopora, a volte noto come corallo cavolfiore. il corallo predominante nella costruzione di barriere coralline nel Pacifico tropicale orientale».

I dati hanno anche confermato che «Durante le forti ondate di caldo oceanico, l’alga resistente al caldo Durusdinium glynnii diventa sempre più comune in questo particolare lignaggio di coralli, consentendo loro di resistere meglio a periodi di temperature elevate. In combinazione con le proiezioni climatiche del futuro stress termico, le barriere coralline erano composte prevalentemente da coralli Pocillopora e che hanno ospitato questa alga resistente al caldo  si sono rivelati meglio attrezzati per sopravvivere e mantenere alti livelli di copertura corallina fino alla seconda metà del secolo in corso, indicando che alcuni sistemi di barriera corallina potrebbero essere più resistenti al riscaldamento di quanto si pensasse in precedenza».

L’autore senior dello studio, Andrew Baker, professore di biologia marina alla Rosenstiel School, conclude: «Questo studio dimostra che ci sono alcune barriere coralline insolite che potrebbero essere in grado di sopravvivere per diversi decenni grazie alla loro capacità di mescolare i simbionti. Sebbene non pensiamo che la maggior parte delle barriere coralline sarà in grado di sopravvivere in questo modo, questo suggerisce che le vestigia delle nostre barriere coralline attuali potrebbero persistere più a lungo di quanto pensassimo in precedenza, anche se potenzialmente con molte meno specie. Le barriere coralline, fornendo protezione costiera e benefici per la pesca e sostenendo molte comunità locali, sono risorse naturali di incredibile valore. Proteggendole, possiamo ancora fare la differenza».