Le centraline per la qualità dell’aria potrebbero rivoluzionare il monitoraggio della biodiversità (VIDEO)

Da anni stanno raccogliendo un’incredibile quantità di dati su flora e fauna finora completamente ignorati

[7 Giugno 2023]

Finora si pensava che non esistesse un’infrastruttura di monitoraggio della biodiversità su iscala nazionale e mondiale, ma lo studio “Air-quality networks collect environmental DNA with the potential to measure biodiversity at continental scales”, pubblicato su Current Biology da un  team internazionale di ricercatori ha scoperto che «Migliaia di stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria ambiente in tutto il mondo registrano inconsapevolmente più che semplici inquinanti atmosferici e polvere: probabilmente raccolgono anche dati sulla biodiversità sotto forma di DNA ambientale (eDNA)».

Una delle autrici dello studio, la biologa Elizabeth Clare, esperta di eDNA aereo della York University – Toronto, spiega che «Uno dei maggiori problemi che il pianeta deve affrontare oggi è l’accelerazione della perdita di biodiversità. Questo potrebbe essere un tesoro di dati sulla biodiversità. Quello che abbiamo scoperto analizzando i filtri di queste stazioni di monitoraggio è sorprendente. In sole due località, abbiamo trovato prove di eDNA per oltre 180 piante e animali diversi».

La principale autrice dello studio, Joanne Littlefair della Queen Mary University di Londra, sottottolinea che «Il potenziale di tutto questo non può essere sottovalutato. Potrebbe essere un gamechanger per tracciare e monitorare la biodiversità. Quasi ogni Paese ha una sorta di sistema o rete di monitoraggio dell’inquinamento atmosferico, di proprietà governativa o privata e, in molti casi, entrambe. Questo potrebbe risolvere un problema globale di come misurare la biodiversità su vasta scala».

Fino ad ora, nessuno aveva preso in considerazione che queste stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria potessero raccogliere e archiviare dati eDNA su uccelli, api, zecche, funghi, insetti, piante e mammiferi in tutto il mondo come sottoprodotto del loro normale funzionamento. Ma è esattamente quel che serve per monitorare la biodiversità su una scala mai vista prima.

Secondo il Living Planet Report del Wwf, dal 1970 c’è stato un calo del 69% delle popolazioni di fauna selvatica. Governi, scienziati e agenzie ambientali di tutto il mondo chiedono da decenni metodi standard su vasta scala per tracciare la biodiversità in tempo reale, ma finora si era rivelato un compito impossibile, senza nessun approccio standardizzato e nessuna infrastruttura. La scoperta che queste centraline di monitoraggio dell’aria potrebbero raccogliere eDNA è ancora più sorprendente perché potrebbero averlo fatto in silenzio per tutto questo tempo.

È stato solo quando alcuni ricercatori, tra i quali la Clare e la Littlefair, hanno dimostrato che è possibile determinare quali specie sono presenti utilizzando l’eDNA campionato dall’aria, che gli scienziati del National Physical Laboratory (NPL) del Regno Unito, che gestiscono le reti nazionali di campionamento della qualità dell’aria, hanno capito la  potenzialità di quel che già avevano.

Chiedendosi se le reti nazionali di monitoraggio della qualità dell’aria nel Regno Unito stessero raccogliendo eDNA durante il loro normale funzionamento,  James Allerton e Andrew Brown dell’NPL hanno contattato la Littlefair e la Clare e da questa nuova e singolare collaborazione è venuta una clamoroda risposta:  sì.

Allerton ricorda che «Raccoglievamo regolarmente particolato cercando di misurare gli inquinanti nell’aria, ma quando abbiamo visto il lavoro di Clare e Littlefair, ci siamo resi conto che forse eravamo seduti su qualcosa di molto più prezioso».

Il team ha organizzato un test in una stazione di misurazione della qualità dell’aria fuori da un grande parco urbano a Londra, raccogliendo campioni per un’ora, un giorno e una settimana e li ha confrontati con i campioni di 8 mesi di misurazioni provenienti da una centralina pubblica in Scozia. Alla Queen Mary University di Londra, la Littlefair ha gestito i campioni, mentre la Clare e un’altra autrice dello studio, la studentessa Nina Garrett, hanno analizzato i dati a York. La Clare ricorda a sua volta: «Siamo rimaste sorprese dalla diversità della vita che siamo stati in grado di esaminare con un approccio quasi inaudito in questo campo della scienza. In queste due località, abbiamo rilevato contemporaneamente l’eDNA di 34 specie di uccelli e 24 di mammiferi, un’ampia varietà di insetti, colture, funghi patogeni, splendidi fiori selvatici, piante ornamentali da giardino ed erbe. Abbiamo trovato specie interessanti, come il riccio, insieme a tassi, cervi, ghiri, civette, tritoni, uccelli canori e 80 diversi tipi di alberi e piante boschive – querce, tigli, frassini, pini – era tutto lì raccolto su questi minuscoli filtri. È incredibilmente eccitante».

Secondo i e ricercatori le centraline per analizzare la qualità dell’aria sono anche un nuovo meccanismo per misurare la biodiversità terrestre in modo ripetibile standardizzato, in interi Paesi, continuamente, ogni giorno, ogni settimana in migliaia di località.

Brown, che gestisce il network all’NPL aggiunge: «Il bello dell’idea è che stiamo facendo uso di qualcosa che già esiste. Se le reti di campionatori d’aria in tutto il mondo raccolgono materiale simile, proprio come parte del loro regolare funzionamento, sono una risorsa incredibile».

Ora, il team sta cercando di preservare il maggior numero possibile di campioni tenendo in considerazione l’eDNA e la Clare fa notare che «Non conosciamo ancora il vero valore di questi campioni, ma dal momento che vengono raccolti, potrebbero fornire una visione senza precedenti del nostro mondo naturale. La scala dei campioni ripetuti potrebbe fornirci dati sfuggenti sulle serie temporali della biodiversità e la capacità di misurare le dinamiche delle specie terrestri in una forma ad alta risoluzione mai considerata prima per il monitoraggio della biodiversità».

La Littlefair conclude: «Sarà necessario uno sforzo globale per raccogliere e valutare questi campioni, ma questa è un’opportunità straordinaria per trarre vantaggio da un’infrastruttura globale preesistente che ha raccolto dati eDNA standardizzati per decenni e fino ad ora, semplicemente, non ci siamo resi conto dell’esistenza di questa risorsa».

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  • Key biodiversity data found in air quality stations