Da Cospe la campagna “AMAzzonia” per sensibilizzare sulla devastazione della foresta e dei suoi popoli
Le donne indigene alla mobilitazione mondiale contro la distruzione dell’Amazzonia
Nell’ultimo anno sono stati 33 i difensori ambientalisti uccisi nella sola regione amazzonica, e con il Covid-19 la situazione sta peggiorando ancora
[7 Agosto 2020]
La violencia no se fue de quarantena, hanno gridato a gran voce le donne indigene durante l’evento di apertura dell’Assemblea mondiale per l’Amazzonia, quando forte si è alzata la denuncia contro i governi che durante la pandemia si sono preoccupati di garantire la riattivazione economica a costo dell’integrità e della vita dei difensori/e e degli attivisti/e.
Gli attivisti ambientalisti sono sotto attacco da anni e tra questi molte donne hanno perso la vita per le battaglie ambientali, come ci ricorda la triste vicenda di Berta Caceres. Anche in periodo Covid-19 sono continuate ad aumentare le minacce e le morti tra i difensori ambientali. Un numero già drammaticamente in crescita nel 2019. Secondo l’ultimo rapporto di Global Witness nel 2019 sono stati 212 i difensori ambientalisti uccisi, di cui oltre due terzi in America latina. Nella sola regione amazzonica ci sono stati 33 morti.
In Amazzonia sono soprattutto le donne, rappresentanti indigene, ad essere in prima linea per la difesa dei loro territori e dell’ambiente, perché lottano contro imprese illegali che depredano i territori della risorse più preziose.
Le donne indigene sono da sempre state vittime di violenza. Corpi violati come il territorio in cui vivono. Eredi dei saperi e delle conoscenze ancestrali, creatrici e curatrici della vita, sono sorelle e si curano mutualmente e allo stesso modo, secondo la cosmovisione che contraddistingue le popolazioni indigene, del territorio nel quale vivono: lo curano, lo custodiscono, lo rispettano. Le donne difendono il territorio con la conoscenza del ciclo ecologico nel rispetto della natura. Sono custodi delle tradizioni, delle pratiche e delle sementi. Tramandano le conoscenze di generazione in generazione. Curano il territorio con la stessa cura e attenzione con la quale curano il proprio corpo. Sempre secondo la cosmovisione locale quando si violenta il territorio si violentano le femminilità, la fecondità, la donna e tutte le specie che dipendono la lei.
Violazioni di corpi e di territorio che rimangono spesso impuniti. Per questo al grido di “Verità e giustizia” le donne indigene parteciperanno anche alla mobilitazione mondiale contro la distruzione dell’Amazzonia che si terrà dal 14 al 28 agosto indetta dall’assemblea amazzonica.
La mobilitazione servirà anche a denunciare l’utilizzo strumentale dell’emergenza Covid-19 per limitare gli spazi di partecipazione e consultazione obbligatori sanciti dall’Accordo di Escazu.
Siglato da 12 paesi nel marzo del 2018, l’Accordo de Escazu è in questi mesi in fase di attivazione in America latina. L’accordo mette al centro 3 diritti fondamentali: l’accesso all’informazione, la protezione di difensori/e dei diritti umani e l’accesso alle risorse ambientali. Ad oggi solamente due stati lo hanno ratificato – Bolivia ed Ecuador – è stato ed è fortemente contrastato da molti governi e dalle grandi imprese soprattutto quelle del settore estrattivo.
In Colombia e Perù i governi durante la pandemia stanno tentando di ridurre il diritto di consultazione preventiva riconosciuto alle popolazioni indigene. Un meccanismo che obbliga gli stati ad ascoltare le istanze di coloro che abitano e curano i territori. I governi stanno proponendo delle consultazioni virtuali, riducendo di fatto il diritto di parola e partecipazione delle popolazioni, non tutte in grado di connettersi e misurarsi con questi mezzi. Ugualmente si registra un arretramento nell’applicazione del diritto all’informazione, soprattutto per quanto riguarda l’impatto dei grandi investimenti estrattivi sulla salute.
La pandemia rischia quindi di essere il pretesto per legittimare da un lato violenze, soprusi e usurpazioni da parte di imprese illegali e dall’altra per limitare o annullare gli effetti dell’Accordo di Escazu. Garantire diritti e sicurezza delle popolazioni indigene dell’Amazzonia e proteggere i loro territori e le risorse ambientali è diventato oggi più che mai fondamentale e una battaglia comune.
Cospe ha lanciato la campagna “AMAzzonia” per sensibilizzare sulla devastazione della foresta e dei suoi popoli stretti tra coronavirus e deforestazione. La campagna quest’estate sarà in giro per l’Italia: 18 agosto dalle 21.30 sulla Passeggiata di Lido di Camaiore (LU), il 31 agosto alla Notte Verde di Castiglione d’Otranto (LE), il 12 settembre nel centro storico di Camaiore (LU) per poi finire il 9-10 ottobre al Terra di Tutti Film Festival a Bologna.
di Cospe per greenreport.it