Le erbacce dannose sono essenziali per gli impollinatori e la biodiversità

Bisogna rivedere le politiche sulle piante selvatiche ritenute nocive

[9 Marzo 2022]

Lo studio “The disproportionate value of ‘weeds’ to pollinators and biodiversity”, pubblicato sul Journal of Applied Ecology  da Nicholas Balfour e Francis Ratnieks del Laboratory of Apiculture & Social Insects della School of Life Sciences dell’università del Sussex, dimostra che le erbacce sono molto più preziose nel sostenere la biodiversità di quanto si credesse.

Balfour e Ratnieks hanno confrontato il valore della biodiversità delle piante classificate come “erbacce nocive” con quelle stabilite dal Department for Environment, Food and Rural Affairs del Regno Unito (DEFRA) per le opzioni agroambientali mirate agli impollinatori, come il trifoglio rosso e la  maggiorana, e quel che hanno scoperto dimostra che «L’abbondanza e la diversità degli impollinatori che visitano le specie infestanti sono di gran lunga superiori alle piante raccomandate dal DEFRA».

Nel Regno Unito, cinque specie di fiori di campo autoctoni sono classificate come “dannose” dal Weeds Act del 1959.  Tre di loro vengono visitate spesso da molte specie di api e altri insetti: il senecione di San Giacomo  (Jacobaea vulgaris) e il cardo campestre(Cirsium arvense) e il cardo asinino (Cirsium vulgare). Le alte due piante sono la romice crespa (Rumex crispus)  e la romice comune (Rumex obtusifolius), i cui fiori sono prevalentemente impollinati dal vento.

Lo studio è stato condotto sul campo nell’East Sussex dove i due scienziati hanno quantificato e identificato gli insetti che visitano le 3 specie “nocive” impollinate e altri fiori selvatici, compresi quelli raccomandati dal DEFRA, che crescono in 6 pascoli o ex pascoli.

Balfour e Ratnieks hanno così scoperto che gli impollinatori visitavano le specie infestanti in numero maggiore rispetto alle piante raccomandate dal DEFRA, dati che sono stati confermati da una successiva analisi della letteratura scientifica.

All’università del Sussex fanno notare che «Nel  Database of Pollinator Interactions, sono state registrate 4 volte più specie di impollinatori e 5 volte più specie elencate per la conservazione che visitano le tre erbacce impollinate dagli insetti. Delle 387 specie vegetali analizzate nel database, in termini di specie di impollinatori registrate, le erbe infestanti sono state classificate quarta (C. arvense), sesta (J. vulgaris) e 13esima (C. vulgare). Allo stesso modo, il Database of Insects and their Food Plants ha dimostrato che il doppio delle specie di insetti erbivori è associato alle 5 specie di erbe infestanti».

Balfour sottolinea che «Esiste ora un corpo sostanziale di prove che dimostrano che le erbacce sono una risorsa di vitale importanza per gli impollinatori. Le tre specie impollinate dagli insetti hanno fiori aperti che consentono l’accesso a un’ampia varietà di specie di impollinatori e producono, in media, quattro volte più zucchero nettarino rispetto alle specie vegetali raccomandate dalla DEFRA. Gli impollinatori sono fondamentali per mantenere la biodiversità globale, la resilienza dell’ecosistema e la produzione agricola. Tuttavia, ci sono preoccupazioni significative per il declino degli impollinatori e il declino a lungo termine dei fiori nei nostri territori è considerato un fattore chiave. Capiamo che le erbacce agricole possono causare perdite di resa nei seminativi e nei pascoli. Tuttavia, abbiamo dimostrato che possono anche essere di grande valore sia per gli insetti che visitano i fiori che per gli erbivori, e non dovrebbero essere sottovalutate  quando si tratta di sostenere la nostra biodiversità naturale».

Dai dati di enti pubblici come Natural England e Highways England emerge che ogni anno vengono spesi  circa 10 milioni di sterline per tenere sotto controllo le erbacce dannose. La maggior parte dei consigli locali britannici dice di tenere attivamente sotto controllo il senecione di San Giacomo, classificandola così nella stessa fascia delle specie invasive e non autoctone come il poligono giapponese (Reynoutria japonica), probabilmente a causa del Ragwort Control Bill del 2003.

Secondo Balfour, «E’ allarmante che molti enti pubblici stiano utilizzando i soldi dei contribuenti e volontari per rimuovere attivamente il senecione di San Giacomo. Abbiamo scoperto che questa pianta supporta  le specie di insetti più elencate nel nostro studio. L’attuazione del Ragwort Control Bill  merita probabilmente un esame più approfondito, soprattutto considerando che le prove sulle quali si basa sono discutibili. I nostri risultati dimostrano chiaramente che le erbacce hanno un valore sottovalutato nel sostenere la nostra biodiversità naturale. Sfortunatamente, l’attuale politica agricola del Regno Unito non incoraggia né la conservazione del territorio né la condivisione di terreni agricoli con le erbacce».

Ratnieks aggiunge: «Sfortunatamente molte specie vegetali autoctone preziose per la conservazione della fauna selvatica sono sottovalutate. Qui mostriamo l’importanza del senecione di San Giacomo e dei cardi per gli insetti che visitano i fiori. In precedenza il Laboratory of Apiculture & Social Insects aveva dimostrato l’importanza del rovo e dell’edera, piante a cui spesso si fa riferimento in termini negativi come dabnnosi o parassiti».

Ora, gli autori dello studio chiedono ai responsabili politici di guardare meglio come vengono attuate le politiche esistenti e di riconsiderare il ruolo delle erbacce nella futura politica agroambientale. L’Environmental Land Management Scheme, che gli agricoltori inglesi dovranno attuare entro la fine del 2024, sostituirà ampiamente le precedenti regole della politica agricola comune dell’Ue. Balfour e Ratnieks   sperano che «Questa politica fornisca direttive e incentivi finanziari sufficienti per persuadere i gestori del territorio a tollerare le erbacce dannose, tenendo conto delle sfide che devono affrontare i diversi stakeholder e dell’equilibrio tra praticità e costi, nonché i benefici per il mondo naturale di tollerare le erbacce».