Le giraffe Masai sono più a rischio di quanto si pensasse
Le popolazioni di giraffe separate dalla Great Rift Valley sono geneticamente distinte dalle altre
[14 Giugno 2023]
Secondo il nuovo studio “Genetic evidence of population subdivision among Masai giraffes separated by the Gregory Rift Valley in Tanzania”, pubblicato su Ecology and Evolution da un team di ricercatori della Pennsylvania Statue University, «Le giraffe nell’Africa orientale potrebbero essere ancora più in pericolo di quanto si pensasse in precedenza». Lo studio ha infatti rivelato che «Le popolazioni di giraffe Masai separate geograficamente dalla Great Rift Valley non si sono incrociate – o si sono scambiate materiale genetico – per più di mille anni, e in alcuni casi centinaia di migliaia di anni». Per questo, i ricercatori raccomandano che «Le due popolazioni siano considerate separatamente ai fini della conservazione, con sforzi di conservazione separati ma coordinati per gestire ciascuna popolazione».
Negli ultimi 30 anni le popolazioni di giraffe hanno avuto un rapido declino in tutta l’Africa e attualmente ci sono meno di 100.000 individui rimasti in natura. Il numero di giraffe Masai (Giraffa camelopardalis tippelskirchi), una specie che vive in Tanzania e nel Kenya meridionale e considerata in pericolo dall’ International Union for Conservation of Nature (IUCN) è diminuito di circa il 50% a causa della caccia illegale e di altre attività umane che invadono il loro habitat e ne restano solo circa 35.000 esemplari.
Douglas Cavener, Dorothy Foehr Huck e J. Lloyd Huck. leader del team di ricercva, evidenziano che «L’habitat delle giraffe Masai è molto frammentato, in parte a causa della rapida espansione della popolazione umana nell’Africa orientale negli ultimi 30 anni e della conseguente perdita di habitat della fauna selvatica. Inoltre, la Great Rift Valley attraversa l’Africa orientale e i ripidi pendii delle sue scarpate sono formidabili barriere per la migrazione della fauna selvatica. Abbiamo esaminato i genomi di 100 giraffe Masai per determinare se le popolazioni su entrambi i lati della Great Rift Valley si sono incrociate per riprodursi tra loro nel recente passato, il che ha importanti implicazioni per la conservazione».
I ricercatori della Penn State ricordano che «Le giraffe sono notoriamente pessime arrampicatrici». Usando i dati satellitari ad alta risoluzione, il team ha trovato solo due punti in cui l’angolo dei pendii della Rift Valley era abbastanza basso da consentire alle giraffe di scavalcarla, ma non ci sono notizie che lo facciano davvero. Per comprendere meglio lo scambio storico di informazioni genetiche, i ricercatori hanno utilizzato una combinazione di sequenziamento dell’intero genoma del genoma nucleare, che include informazioni genetiche trasmesse da entrambi i genitori, nonché del genoma mitocondriale, che include informazioni trasmesse solo dalla linea materna.
Una delle autrici dello studio, la biologa Lan Wu-Cavener, sottolinea che «L’incrocio tra diverse popolazioni si traduce nello scambio di informazioni genetiche – spesso chiamato flusso genico – ed è generalmente considerato vantaggioso perché può migliorare la diversità genetica complessiva e aiutare a proteggere le piccole popolazioni da malattie e altre minacce. Per comprendere il potenziale flusso genico attraverso la Rift Valley, abbiamo sequenziato gli oltre 2 miliardi di coppie di basi che compongono l’intero genoma nucleare e le oltre 16.000 coppie di basi che compongono l’intero genoma mitocondriale. Questi dati complessi hanno presentato una serie di sfide computazionali e di archiviazione dei dati per il nostro piccolo team, ma l’utilizzo dell’intero genoma invece di una piccola porzione ci ha permesso di studiare definitivamente l’estensione del flusso genico tra queste popolazioni».
I ricercatori hanno così identificato diversi blocchi di geni all’interno del genoma mitocondriale che sono tipicamente ereditati insieme – che i ricercatori chiamano aplotipi – tra le due popolazioni e hanno condotto un’analisi di rete basata su modelli di somiglianza tra quegli aplotipi. Hanno scoperto che «Le giraffe sul lato est del rift non avevano aplotipi sovrapposti con le giraffe sul lato ovest del rift, il che suggerisce che, negli ultimi 250.000-300.000 anni, le femmine non sono migrate attraverso il rift per riprodursi»
La Cavener. Spiega ancora: «Il flusso genico mediato dalle femmine tra le due popolazioni non si verificava da centinaia di migliaia di anni, o probabilmente mai. Questo ha sollevato una nuova domanda che non avevamo previsto sull’origine di queste popolazioni. Inizialmente pensavamo che fosse stata fondata una popolazione e poi alcuni individui fossero passati dall’altra parte del rift per stabilire la seconda popolazione. Ma ora pensiamo che le due popolazioni siano state fondate indipendentemente più di 200.000 anni fa».
L’analisi del genoma nucleare suggerisce che il flusso genico attraverso lo spostamento dei maschi potrebbe essersi verificato non più di mille anni fa. I ricercatori hanno in programma di prelevare campioni da altri animali di entrambe le popolazioni per capire meglio quando e perché questo flusso genico potrebbe essersi interrotto.
Per la Cavener, «Presi insieme, questi risultati suggeriscono che le popolazioni di giraffe su ciascun lato del rift sono geneticamente distinte, con ciascuna popolazione che ha una diversità genetica inferiore rispetto a quella se fossero una popolazione interconnessa più grande. Ci sono pochissime possibilità che le giraffe attraversino il rift da sole e con le giraffe la traslocazione è molto poco pratica. Questo suggerisce che le giraffe Masai sono più a rischio di quanto si pensasse in precedenza e che gli sforzi di conservazione per ciascuna popolazione dovrebbero essere considerati in modo indipendente ma coordinato. Ci auguriamo che i governi della Tanzania e del Kenya aumentino la protezione delle giraffe Masai e dei loro habitat, soprattutto alla luce del recente aumento del bracconaggio di giraffe nell’area».
I ricercatori hanno anche trovato indicatori allarmanti di consanguineità – un processo che diminuisce la diversità genetica e la forma fisica complessiva della popolazione – sia sul lato est che su quello ovest della Rift Valkley e, per comprendere meglio qualsiasi pericolo dovuto alla consanguineità, hanno in programma di continuare a studiare le popolazioni di giraffe Masai su entrambi i lati de rift, comprese quelle particolarmente isolate. Inoltre, vogliono indagare su come le giraffe si spostano tra i gruppi sul lato est del rift dove l’habitat è particolarmente frammentato, per capire meglio come dare priorità agli sforzi di conservazione per mantenere la connettività tra le popolazioni di giraffe Masai.
La Cavener.conclude: «Vorremmo anche usare la genetica per chiarire le relazioni parentali e tra fratelli nelle giraffe Masai. C’è molto che non sappiamo su come si accoppiano le giraffe, ad esempio solo pochi maschi si riproducono con successo in una popolazione locale per molti anni o in quella popolazione si riproducono diversi maschi? Queste domande sono di fondamentale importanza per stimare l’effettiva popolazione riproduttiva delle popolazioni e continueranno a indirizzare i nostri sforzi per proteggere e conservare questi animali maestosi e carismatici».