Le orche della costa del Pacifico settentrionale appartengono a 2 specie diverse

Studio conferma la biodiversità delle orche. E in giro ci potrebbero essere altre specie di orche ancora da riconoscere

[28 Marzo 2024]

Lo studio “Revised taxonomy of eastern North Pacific killer whales (Orcinus orca): Bigg’s and resident ecotypes deserve species status”, pubblicato su Royal Society Open Science da un team di ricercatori della Southwest Fisheries Science Center del National Marine Fisheries Service NOAA e dell’ University of British Columbia. ha risolto uno degli enigmi riguardanti una delle creature più riconoscibili al mondo: le orche dell’Oceano Pacifico settentrionale sono due specie diverse.

Le orche sono uno degli animali più diffusi sulla Terra e sono state a lungo considerate un’unica specie – Orcinus orca – con ecotipi diversi in varie regioni conosciute come “ecotipi”. Ma da tempo i biologi evidenziano sempre più le differenze tra le orche residenti e quelle migranti o di Bigg. Le orche residenti mantengono gruppi familiari molto uniti e predano salmoni e altri pesci, le orche Bigg – che prendono il loro nome dallo scienziato canadese Michael Bigg, il primo a descrivere le differenze rivelatrici tra i due tipi –  si spostano in gruppi più piccoli e predando mammiferi marini come foche e cetacei e altri animali.

Negli anni ’70 Bigg notò che le due popolazioni di orche non si mescolavano tra loro anche quando occupavano le stesse acque costiere e questo è spesso un segnale che animali che sembrano uguali sono in realtà specie diverse.

I ricercatori ricordano che «La scoperta riconosce l’accuratezza dell’elenco delle orche residenti meridionali come un segmento di popolazione distinto, il che ne garantisce protezione ai sensi dell’Endangered Species Act nel 2005. All’epoca, la NOAA descrisse il segmento di popolazione distinto come parte di una sottospecie senza nome di orche residenti nell’area del Nord Pacifico».

Ora gli scienziati della NOAA Fisheries hanno raccolto prove genetiche, fisiche e comportamentali e affermano che «I dati distinguono due degli ecotipi di orca assassina della costa del Pacifico settentrionale – residenti e Bigg – come specie separate».

Il principale autore del nuovo studio, il genetista evoluzionista Phil Morin, spiega che «Abbiamo iniziato a porre questa domanda 20 anni fa, ma non disponevamo di molti dati e non disponevamo degli strumenti di cui disponiamo oggi. Ora abbiamo più di entrambi e il peso delle prove dice che si tratta di specie diverse».

I dati genetici hanno rivelato che «Le due specie probabilmente si sono differenziate più di 300.000 anni fa e provengono da estremità opposte dell’albero genealogico delle orche. Questo le rende geneticamente diverse quanto qualsiasi ecotipo di orca in tutto il mondo. Successivi studi sui dati genomici confermano che si sono evolute  come gruppi geneticamente e culturalmente distinti, che occupano nicchie diverse nello stesso ecosistema marino nordoccidentale».

Barbara Taylor, un’ex biologa dei mammiferi marini della NOAA Fisheries che faceva parte del team che ha valutato lo status delle orche residenti meridionali, conferma: «Sono le orche più diverse al mondo, vivono una accanto all’altra e si vedono continuamente. Semplicemente non si mescolano».

Il Taxonomy Committee of the Society of Marine Mammalogy determinerà se riconoscere le due nuove specie nella sua official list of marine mammal species probabilmente in occasione della prossima revisione annuale di questa estate, ma sulla base delle prime descrizioni pubblicate nel 1800, gli scienziati hanno già proposto di chiamare le orche residenti Orcinus ater , con un riferimento latino alla loro colorazione nera dominante, e le orche di Bigg Orcinus rectipinnus, una combinazione di parole latine per ala eretta, probabilmente in riferimento alla loro pinna dorsale alta e affilata. Entrambi i nomi delle due “nuove” specie furono originariamente pubblicati nel 1869 da Edward Drinker Cope, uno scienziato della Pennsylvania noto più per aver portato alla luce i dinosauri che per aver studiato i mammiferi marini, che allora stava lavorando su un manoscritto che il capitano baleniere della California Charles Melville Scammon aveva inviato alla  Smithsonian Institution descrivendo i mammiferi marini della costa occidentale del Pacifico, comprese le due orche.

Eric Archer, che guida il Marine Mammal Genetics Program al Southwest Fisheries Science Center ed è coautore del nuovo studio, ricorda che «La questione controversa se le orche residenti meridionali fossero sufficientemente distinte da meritare la protezione come specie in via di estinzione ha inizialmente guidato gran parte della ricerca che ha contribuito a differenziare le due specie. La crescente potenza di elaborazione dei computer ha reso possibile esaminare il DNA dell’orca in dettagli sempre più fini. i risultati non solo convalidano la protezione di quegli animali, ma aiutano anche a rivelare diversi componenti degli ecosistemi marini da cui dipendono i cetacei. Man mano che comprendiamo meglio cosa rende speciali queste specie, impariamo di più su come utilizzano gli ecosistemi in cui vivono e cosa rende speciali anche quegli ambienti».

Il nuovo studio mette insieme i primi resoconti delle orche sulla costa del Pacifico con dati moderni sulle loro caratteristiche fisiche e ha utilizzato anche l’imaging e la misurazione aerei e i test genetici di esemplari museali conservati allo Smithsonian e altrove.

Un altro autore dello studio, il genetista presso il NOAA Fisheries Northwest Fisheries Science Center di Seattle Kim Parsons, ribadisce  che «Sebbene le due specie sembrino simili ad un occhio inesperto, le prove dimostrano che sono specie molto diverse. Le due specie utilizzano nicchie ecologiche diverse, come la specializzazione in prede diverse».

John Durban, del Marine Mammal Institute dell’Oregon State University, che conduce una ricerca sulle orche con i droni in collaborazione con Holly Fearnbach di SR3, aggiunge che «Recenti ricerche con droni che raccolgono foto aeree precise hanno contribuito a differenziare le orche di Bigg come più lunghe e più grandi. Questo potrebbe dotarle meglio per inseguire grandi prede come i mammiferi marini. Le dimensioni più ridotte delle residenti sono probabilmente più adatte alle immersioni profonde dopo la predazione del salmone»

Le diverse prede delle due specie possono aiutare a spiegare anche  le loro diverse traiettorie evolutive: «Le  residenti meridionali sono elencati come a rischio di estinzione in parte a causa della scarsità delle loro prede: i salmoni. Le orche di Bigg, al contrario, si sono moltiplicate mentre si nutrivano di numerosi mammiferi marini, compresi i leoni marini della California».

Durban conclude: «Sebbene le orche rappresentino alcuni dei predatori più efficienti che il mondo abbia mai visto la scienza sta ancora svelando la diversità tra di loro. E’ probabile che seguirà l’identificazione di altre specie di orche. Una delle principali candidate potrebbe essere l’orca di “Tipo D” identificata nell’Oceano Antartico intorno all’Antartide. Anche altre orche nelle acque antartiche sembrano molto diverse dalle più note orche bianche e nere. Questo riflette una più ampia diversità all’interno della specie. Più impariamo, più mi diventa chiaro che, a tempo debito, almeno alcuni di questi tipi saranno riconosciuti come specie diverse».