L’echidna delle Montagne dei Ciclopi ritrovato dopo 62 anni (VIDEO)

Riscoperto anche un uccello “estinto” nel 2008. Trovato un gambero che vive sugli alberi e altre decine di specie sconosciute

[13 Novembre 2023]

A più di 60 anni dall’ultimo ritrovamento, il team dell’ Expedition Cyclops ha riscoperto l’echidna dal becco lungo di Attenborough  (Zaglossus attenboroughi), che prende il nome dal famoso dvulgaore televisivo Sir David Attenborough, ed è stata anche la prima volta che di questo elusivo e rarissimo animale sono state scattate foto e girati video utilizzando fototrappole e telecamere a distanza installate sulle Cyclops Mountains della provincia indonesiana di Papua.

Il team di ricercatori composto da James Kempton e Madeleine Foote (University of Oxford, Leonidas-Romanos Davranoglou (Oxford University Museum of Natural History), Andrew Tilker (Re:wild, Leibniz-Institut für Zoo- und Wildtierforschung), Attila Balázs (Mendelova univerzita v Brně), Max Webb (Royal Holloway, University of London), Suriani Surbakti, Gison Morib ed Heron Yando (Universitas Cenderawasih) Iain Kobak, Malcolm Kobak, Yali Kobak, Sampari Kobak, Ezra Daniel, Ruben Penggu, Melias Heluka, Yuanis Yalak e Sili Yalak dell’ONG Yayasan Pelayanan Papua Nenda (YAPPENDA) ha anche fatto molte altre straordinarie scoperte, il tutto nonostante la spedizione si sia avventurata in un territorio remoto ed estremamente inospitale, infestato dalla malaria, dove vivono animali velenosi e sanguisughe e i terremoti e caldo estenuante sono la norma.

L’echidna dal becco lungo di Attenborough, avvistata dagli scienziati solo una volta nel 1961, è un monotreme: un gruppo evolutivamente distinto di mammiferi che depongono uova che include l’ornitorinco. All’università di Oxford sottolineano che «Questa specie di echidna è così speciale perché è una delle sole cinque specie di monotremi rimaste, gli unici guardiani di questo straordinario ramo dell’albero della vita. Gli echidna sono notoriamente difficili da trovare poiché sono notturni, vivono in tane e tendono ad essere molto timidi. L’echidna dal becco lungo di Attenborough non è mai stata registrata da nessuna parte al di fuori delle Montagne dei Ciclopi ed è attualmente classificata come in pericolo critico nella Lista rossa delle specie minacciate dell’IUCN».

Per trovare questo magnifico animale, il team internazionale di ricercatori ha utilizzato oltre 80 fototrappole e telecamere e scalando montagne per un totale di oltre 11.000 metri (più dell’altezza dell’Everest) e raccontano che «Per quasi tutte le quattro settimane trascorse dal team nella foresta, le telecamere non hanno registrato alcun segno dell’echidna. L’ultimo giorno, con le ultime immagini sulla scheda di memoria finale, il team ha ottenuto gli scatti dell’inafferrabile mammifero: le prime fotografie in assoluto dell’echidna di Attenborough».

L’identificazione della specie è stata successivamente confermata da  Kristofer Helgen, mammiferologo e capo scienziato e direttore dell’Australian Museum Research Institute (AMRI).

Kempton spiega a sua volta che «L’echidna dal becco lungo di Attenborough ha le spine di un riccio, il muso di un formichiere e i piedi di una talpa. A causa del suo aspetto ibrido, condivide il suo nome con una creatura della mitologia greca che è metà umana e metà serpente. Il motivo per cui appare così diverso dagli altri mammiferi è perché è un membro dei monotremi, un gruppo che depone uova che si separò dal resto dell’albero della vita dei mammiferi circa 200 milioni di anni fa. La scoperta è il risultato di lavoro molto duro e di oltre tre anni e mezzo di pianificazione. Uno dei motivi principali per cui abbiamo avuto successo è perché, con l’aiuto di YAPPENDA, abbiamo passato anni a costruire un rapporto con la comunità di Yongsu Sapari, un villaggio sulla costa settentrionale delle Montagne dei Ciclopi. La fiducia tra di noi è stata il fondamento del nostro successo perché hanno condiviso con noi la conoscenza necessaria per navigare su queste montagne insidiose e ci hanno persino permesso di condurre ricerche su terrori che non hanno mai subito prima il calpestio di piedi umani».

Oltre alla ricerca dell’echidna, la spedizione ha effettuato la prima valutazione completa della vita di invertebrati, rettili, anfibi e mammiferi nelle Cyclops Mountains  e con il supporto delle guide locali del team della spedizione, gli scienziati sono riusciti a creare laboratori improvvisati nel cuore della giungla, realizzando con rami e liane panchine e scrivanie.

Combinando le tecniche scientifiche con l’esperienza e la conoscenza della foresta dei papuani del team, i ricercatori hanno fatto moltissime nuove scoperte. Tra questi figurano diverse dozzine di specie di insetti completamente nuove per la scienza e la riscoperta del mangiatore di miele di Mayr (Ptiloprora mayri), un uccello ritenuto estinto dal 2008 e che prende il nome dal famoso biologo evoluzionista Ernst Mayr.

Una scoperta straordinaria è stata un genere completamente nuovo di gamberetti terrestri e che vivono sugli alberi. Davranoglou, entomologo capo della spedizione, evidenzia che «Siamo rimasti piuttosto scioccati nello scoprire questo gamberetto nel cuore della foresta, perché si tratta di un notevole allontanamento dal tipico habitat marino di questi animali. Crediamo che l’elevato livello di pioggia sui Monti Ciclopi significhi che l’umidità sia abbastanza alta da consentire a queste creature di vivere interamente sulla terra»

Il team ha anche scoperto un tesoro di specie sotterranee, tra cui ragni e opilionidi ciechi e uno scorpione frusta, tutti nuovi per la scienza, in un sistema di grotte precedentemente inesplorato in uno dei picchi sacri sopra Yongsu Sapari, dove al team era stato concesso un permesso speciale per svolgere la ricerca.

I ricercatori raccontano che «Le persone raramente camminano lì, e il sorprendente sistema di grotte è stato scoperto per caso quando un membro del team è caduto attraverso un ingresso ricoperto di muschio».

Gli insetti predominano in tutti gli ecosistemi terrestri e sono bioindicatori essenziali per la comprensione dell’ecologia della foresta pluviale. I ricercatori dicono che «Gli insetti che abbiamo raccolto ci permetteranno di comprendere le origini evolutive della fauna delle Montagne dei Ciclopi. Dato che abbiamo raccolto migliaia di campioni, la ricerca è in corso».

La spedizione ha scoperto anche una specie di rana completamente nuova per la scienza, appartenente al genere Choerophryne, che  emette un suono acuto. Deve ancora essere descritto formalmente, ma a causa del suo naso caratteristico, il team  della spedizione l’ha chiamata rana dal naso di goblin. La registrazione della fauna anfibia dei Ciclopi è essenziale per la sua protezione e conservazione a lungo termine.

Durante una delle spedizioni nel sistema di grotte, un improvviso terremoto ha costretto il team a fuggire e Davranoglou si è rotto il braccio in due punti. Un ricercatore ha contratto la malaria, una sanguisuga si è attaccata all’occhio di un altro scienziato e ci è voluto un giorno e mezzo prima di raggiungere un ospedale dove gli è stata rimossa. Durante tutta la spedizione, i ricercatori sono stati assaliti da zanzare e zecche e hanno dovuto affrontare costantemente il pericolo di serpenti e ragni velenosi. Avanzare nella giungla è stato un processo lento ed estenuante, con il team che a volte ha dovuto farsi strada dove nessun essere umano era mai stato prima.

Kempton riassume così questa esperienza: «Anche se alcuni potrebbero descrivere i Ciclopi come un “Inferno verde”, penso che il territorio sia magico, incantevole e allo stesso tempo pericoloso, come qualcosa uscito da un libro di Tolkien. In questo ambiente, il cameratismo tra i membri della spedizione è stato fantastico, tutti aiutavano a tenere alto il morale. La sera ci scambiavamo storie attorno al fuoco, circondati dai fischi e dal gracidare delle rane».

Eppure, in questo territorio pericoloso, a volte mortale,  ci sono popolazioni indigene che ci vivono da migliaia di anni senza le attrezzature tecnologiche di cui dispongono i ricercatori. Quel che è diventato estremo per l’uomo moderno è la normalità per altri uomini che ancora vivono in simbiosi con la natura e ne venerano gli spiriti.

Ma proprio quei moderni ricercatori stanno rimettendo in connessione l’evidente con il nascosto, la modernità con l’eternità della vita che ancora non conosciamo in tutte le sue innumerevoli creature che dividono con noi un pianeta che crediamo solo nostro. E all’università di Oxford sottolineano che «La riscoperta dell’echidna è solo l’inizio della missione della spedizione. L’echidna dal becco lungo di Attenborough è l’animale simbolo delle Montagne dei Ciclopi e un simbolo della loro straordinaria biodiversità. Il team spera che la sua riscoperta contribuisca a richiamare l’attenzione sulle esigenze di conservazione dei Ciclopi, e della Nuova Guinea indonesiana più in generale, e si impegna a sostenere il monitoraggio a lungo termine dell’echidna».

E i ricercatori occidentali riconoscono che «La chiave di questo lavoro è la ONG YAPPENDA, la cui missione è proteggere l’ambiente naturale della Nuova Guinea indonesiana attraverso l’emancipazione degli indigeni papuasi. Come parte del team della spedizione, i membri di YAPPENDA hanno aiutato a formare 6 studenti dell’UNCEN nelle indagini sulla biodiversità e nel fototrappolaggio durante la spedizione».

Dato che il team internazionale di ricercatori ha esaminato solo un a piccola parte del materiale raccolto durante la spedizione, prevede che nei prossimi mesi emergeranno  ancora più nuove specie e che «L’intenzione è di denominare molte di queste con i nomi dei papuasi membri della spedizione».

Davranoglou è completamente d’accordo:«Le foreste pluviali tropicali sono tra gli ecosistemi terrestri più importanti e più minacciati. E’ nostro dovere supportare i nostri colleghi in prima linea attraverso lo scambio di conoscenze, competenze e attrezzature».

Oltre ai campioni di animali, il team di Webb, capo geologo della spedizione, ha anche raccolto oltre 75 kg di campioni di roccia per l’analisi geologica.. Questi potrebbero aiutare a rispondere a molte domande su come e quando si formarono originariamente i Monti Ciclopi. Si ritiene che le montagne si siano formate quando un arco di isole nell’Oceano Pacifico entrò in collisione con la terraferma della Nuova Guinea circa 10 milioni di anni fa. Insieme ai risultati biologici, questa ricerca geologica aiuterà il team a capire come si è formata la straordinaria biodiversità delle Cyclops Mountains.

 

Videogallery

  • Bizarre, egg-laying mammal finally rediscovered after 60 years

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