L’impatto del cambiamento climatico sulla vita marina è molto più grande di quanto si credesse
Pesci e invertebrati sono molto più colpiti dall’acqua di mare più calda e acida. Interessati fino al 100% dei processi biologici
[10 Aprile 2024]
La principale autrice dello studio “Hidden impacts of ocean warming and acidification on biological responses of marine animals revealed through metaanalysis” Katharina Alter del Koninklijk Nederlands Instituut voor Onderzoek der Zee (NIOZ) spiega perché è essenziale riassumere e analizzare i risultati degli studi pubblicati sugli effetti del cambiamento climatico: «Per acquisire una migliore comprensione dell’impatto globale del cambiamento climatico, i biologi marini ne calcolano gli effetti su tutti i pesci o su tutte le specie di invertebrati messe insieme. Tuttavia, gli effetti determinati in diversi singoli studi possono annullarsi a vicenda: se ad esempio gli animali invertebrati come le lumache traggono profitto da un certo cambiamento ambientale e altri invertebrati, come i ricci di mare, ne soffrono, si conclude che l’effetto complessivo per gli invertebrati è zero, sebbene entrambi i gruppi di animali siano colpiti».
Infatti le lumache mangiano di più a causa dei cambiamenti climatici e i ricci di mare mangiano di meno e la Alter sottolinea che «Entrambi gli effetti contano e hanno anche effetti a cascata: le piante sottomarine, il cibo per i ricci di mare, crescono di più mentre la crescita delle alghe, il cibo per i gasteropodi, diminuisce. La differenza nell’alimentazione dei due invertebrati provoca uno spostamento nell’ecosistema da un ecosistema dominato dalle alghe a un ecosistema dominato dalle piante sottomarine, cambiando di conseguenza l’ambiente di vita per tutti gli altri animali che vivono in questo ecosistema».
Lo studio pubblicato su Nature Communications da un team internazionale di ricercatori di 14 istituti di ricerca, compresi gli italiani Stefano Marras del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Instituto per lo studio degli Impatti Antropici e Sostenibilità in ambiente marino (CNR-IAS), Carlo Cattano del National Biodiversity Future Center (NBFC) e Stazione Zoologica Anton Dohrn, Marco Milazzo dell’NBFC e Paolo Domenici di CNR-IAS, NBFC e CNR-Isituto di biofisica, ha sviluppato un nuovo metodo di ricerca che non annulla più risultati apparentemente contraddittori, ma li utilizza entrambi per determinare le conseguenze dei cambiamenti climatici sulla forma fisica degli animali».
Al Nioz ricordano che «Prima dell’uso di questo metodo, era noto che il riscaldamento degli oceani e l’acqua di mare più acida influenzavano negativamente i pesci e gli animali invertebrati generalmente in tre modi: le loro possibilità di sopravvivenza si riducono, il loro metabolismo aumenta e gli scheletri degli invertebrati si indeboliscono. Utilizzando il nuovo metodo, il gruppo internazionale di ricercatori marini ha scoperto che il cambiamento climatico ha effetti negativi su altre importanti risposte biologiche di pesci e invertebrati: fisiologia, riproduzione, comportamento e sviluppo fisico».
La Alter fa notare: «Dato che questo potrebbe comportare cambiamenti ecologici che incidono sulle strutture degli ecosistemi marini, i nostri risultati suggeriscono che il cambiamento climatico avrà probabilmente impatti più forti di quanto si pensasse in precedenza».
L’aumento dei livelli di anidride carbonica nell’aria ha causato per decenni l’acidificazione e il riscaldamento dell’acqua di mare, una tendenza che dovrebbe continuare in futuro, ma non è noto con quale velocità e in che misura. Il team internazionale di ricercatori ha calcolato le conseguenze di tre scenari previsti di aumento del biossido di carbonio, e quindi del riscaldamento e dell’acidificazione degli oceani: aumento estremo, aumento moderato alla velocità attuale e – grazie a possibili misure – aumento mitigato. La Alter evidenzia che «Il nostro nuovo approccio suggerisce che se il riscaldamento e l’acidificazione degli oceani continueranno sulla traiettoria attuale, saranno influenzati fino al 100% dei processi biologici nelle specie di pesci e invertebrati, mentre i metodi di ricerca precedenti hanno riscontrato rispettivamente cambiamenti solo in circa il 20 e 25% dei casi in tutti i processi».
Inoltre, il nuovo studio dimostra che «Le misure per mitigare i livelli di anidride carbonica nell’atmosfera contribuiranno a ridurre i cambiamenti nei processi biologici: nello scenario a basso contenuto di anidride carbonica, saranno influenzate il 50% delle risposte negli invertebrati e il 30% nei pesci».
La Alter conclude: «Il grande vantaggio del nuovo metodo è che si potranno conoscere più dettagli sugli effetti del cambiamento climatico sulle specie. Il nuovo metodo di calcolo valuta la deviazione significativa dallo stato attuale indipendentemente dalla sua direzione – sia essa benefica o dannosa – e la conta come impatto del riscaldamento e dell’acidificazione dell’acqua di mare. Con il nostro nuovo approccio, è possibile includere la più ampia gamma di risposte misurate e individuare gli impatti che erano nascosti nell’approccio tradizionale».