L’impatto del cambiamento climatico sulle foreste richiede nuove misure di prevenzione
Fao: «I manager della forestazione dovranno investire di più nella lotta al global warming»
[18 Settembre 2013]
Secondo il rapporto “Climate change guidelines for forest managers” della Fao, «bisogna agire rapidamente e aumentare gli investimenti per rispondere alla minaccia che costituisce il cambiamento climatico per le foreste del pianeta. Costerà verosimilmente meno modificare adesso le strategie di gestione forestale per adattarle agli impatti del cambiamento climatico, che reagire a posteriori ai danni causati dal clima».
La Fao è convinta che «delle misure di intervento precoce contribuiranno anche a migliorare i mezzi di sussistenza e la sicurezza alimentare delle comunità locali. In effetti, i milioni di abitanti delle zone rurali che traggono dalla foresta nutrimento, combustibile, legno da costruzioni, medicinali e guadagni, potrebbero subire il contraccolpo della riduzione dei servizi ecosistemici, in particolare per quel che riguarda la regolazione del ciclo dell’acqua, la protezione dei suoli e la conservazione della biodiversità».
Il rapporto fa l’esempio dei 4 o 5 milioni di donne dell’Africa Occidentale che traggono circa l’80% del loro reddito dalla raccolta, trasformazione e commercializzazione delle noci di karité.
Presentando il rapporto Simmone Rose, Forestry Officer della Fao, ha spiegato che «il cambiamento climatico indebolisce la capacità delle foreste di fornire dei beni e servizi ecosistemici essenziali. I manager forestali devono rispondere urgentemente a tutta una serie di minacce legate al cambiamento climatico. Queste direttive li aiuteranno a valutare e a seguire gli impatti del cambiamento climatico applicabili ad ogni tipo di foresta e di regione. Per esempio, l’Asia è vittima di una recrudescenza dei fenomeni meteorologici estremi; in certe parti dell’America Latina l’aumento delle temperature e il calo delle precipitazioni si sono tradotti in una maggiore incidenza degli incendi boschivi. Inoltre, siccità più pronunciate hanno colpito l’Africa in questi ultimi anni, mettendo in pericolo le risorse idriche già rarefatte».
Il documento consiglia ai manager forestali come identificare, valutare e privilegiare le soluzioni di adattamento e le pratiche di gestione forestale al cambiamento climatico. La Fao spiega inoltre che «il cambiamento climatico modifica i regimi della pioggia e del ruscellamento. Se alcune zone del pianeta conoscono un calo delle precipitazioni, altre sono vittime di un’intensificazione delle piogge e dell’erosione e delle inondazioni che ne derivano».
«Le foreste dei versanti montani – aggiunge – riducono il ruscellamento e l’erosione, mentre le foreste vicine agli specchi d’acqua contribuiscono a stabilizzarne le rive, a ridurre la quantità di sedimenti che si versano nei fiumi e a filtrare gli agenti inquinanti. La capacità delle foreste di contribuire alle disponibilità di acqua e alla loro qualità andrà diminuendo se queste risentono degli effetti negativi del cambiamento climatico. I manager delle foreste devono intervenire di fronte a questi pericoli censendo i bacini idrografici più vulnerabili al cambiamento climatico. Il mantenimento delle foreste in buona salute e il ripristino delle foreste degradate all’interno dei versanti permetteranno di ridurre l’erosione, di accrescere la stabilità dei versanti e di garantire la regolarità dell’alimentazione di acqua pulita».
Con l’aumento delle temperature e il calo delle precipitazioni crescerà il rischio di incendi boschivi, per questo su “Climate change guidelines for forest managers” si legge che «la gestione dei paesaggi naturali con la promozione di essenze forestali resistenti al fuoco rientra nelle strategie importanti per la lotta agli incendi. Gli abbruciamenti agricoli dovrebbero essere praticati prima del picco della stagione secca. Questo tipo di gestione non è spesso responsabilità dei manager forestali che sono incoraggiati a far intervenire le comunità».
Il cambiamento climatico e soprattutto i fenomeni meteorologici estremi possono avere forti ripercussioni sugli organismi infestanti e nocivi: in maniera diretta, modificando i loro periodi di riproduzione, in modo indiretto, alterando l’abbondanza dei competitori, dei parassiti e dei predatori. In questo campo il rapporto individua alcune misure preventive che possono essere adottate: «La selezione di essenze e di varietà adattate alle condizioni locali e le pratiche di eradicazione per ridurre le popolazioni di parassiti e per favorire i loro nemici naturali. È grazie al controllo rigoroso di queste popolazioni che si potrà determinare la necessità di attività di contrasto».