L’invasione dei pirosomi. Il boom delle bizzarre creature nel Pacifico del nord (VIDEO)
Gli scienziati cercano di svelare il mistero dell’esplosione di questi animali coloniali di cui si sa pochissimo
[15 Giugno 2017]
Un team di ricercatori del Northwest fisheries science center della National oceanic and atmospheric administration (Noaa) dell’Oregon State University e dell’università dell’Oregon stanno cercando di svelare il mistero del perché del boom, al largo della costa nord-occidentale degli Stati Uniti, di strani organismi gelatinosi, i pirosomi, detti anche Licie, bizzarre creature bioluminescenti, dall’aspetto primitivo e simili a meduse che gli americani chiamano “fire bodies”.
I pirosomi, sono tunicati conici che vivono solitamente nelle acque tropicali di tutto il mondo e, fino a due anni fa, raramente questi organismi tubolari erano stati avvistati nel Pacifico del nord-ovest. Ma, come spiegano alla Noaa, «Da allora si sono moltiplicati e questa primavera sembrano essere ovunque al largo della costa dell’Oregon, al punto che stanno intasando a migliaia gli attrezzi da pesca».
A fine maggio gli scienziati statunitensi hanno fatto dei test al largo della foce del fiume Columbia, calando per periodi da 5 minuti a mezz’ora una rete da ricerca ed hanno pescato fino circa 60.000 pirosomi, passando ore a cercare i pesci che erano il vero obiettivo della loro ricerca in mezzo a una massa gelatinosa.
Ric Brodeur del Northwest fisheries science center di Newport, uno scienziato che lavora al largo della costa dell’Oregon fin dagli anni ’80, ma che non aveva mai visto un pirosoma prima del 2014, sottolinea: «Abbiamo un sacco di domande e non molte risposte. Stiamo cercando di raccogliere il maggior numero di informazioni possibile per cercare di capire cosa sta succedendo, e perché».
Un video subacqueo girato a maggio dalla nave di ricerca Bell M. Shimada della Noaa mostra branchi di pirosomi con una densità estremamente elevata da circa 40 fino a 200 miglia al largo della costa dell’Oregon. I piriosomi andavano da aggregazioni di 4-6 cm fino a 78 centimetri e i ricercatori hanno scoperto che più ci si allontana dalla costa, verso il mare aperto, più le aggregazioni di lucie sono grandi e abbondanti.
Al Northwest fisheries science center della spiegano che «I pirosomi sono tanto misteriosi quanto strani. Ogni pyrosomatida è costituito da singoli zooidi – piccoli organismi multicellulari – collegati insieme in una tunica per formare una colonia tubolare che è chiuso a un’estremità. Sono filtratori e utilizzano delle ciglia per trasportare il plancton nella loro mucosa filtro». Del boom dei pirosomi al largo del nord Pacifico statunitnse se ne è occupato anche National Geographic, che li descrive così: «I pirosomi, letteralmente “corpi di fuoco”, sono diffusi in aree come la Costa d’Avorio e il Mediterraneo, o nelle acque al largo di Australia e Florida. Alcuni possono raggiungere e superare i nove metri di lunghezza e somigliano a dei corni tibetani fantasma. I più piccoli si servono delle cilia, minuscoli peli, per muoversi su e giù nella colonna d’acqua. Sono rigidi come cetrioli e coperti da piccole protuberanze, ma trasudano un pus gelatinoso quando vengono maneggiati».
Questi strani animali coloniali vengono predati da alcuni pesci ossei ma anche da delfini e balene, ma gli scienziati sanno molto poco di loro ruolo nell’ecosistema in mare aperto o su come possono influenzare la rete alimentare nelle zone in cui ora sono comparsi a densità così elevate. Sembra che i pescatori abbiano visto i blackcod, un pesce simile al merluzzo, rigurgitare i pirosomi. Altri ricercatori hanno trovato i “fire bodies”. nella pancia dei salmoni reali, ma ci si chiede se li avessero mangiati intenzionalmente o perché sono ormai così tanti che non possono fare a meno f di ingurgitarli insieme ad altre prede.
Hilarie Sorensen, dell’università dell’Oregon, che ha partecipato alla crociera di ricerca della Bell M. Shimada, spiega a sua volta: «All’inizio non sapevamo cosa farne di queste strane creature che arrivavano nelle nostre reti, ma ci siamo diretti a nord e ulteriormente al largo, abbiamo iniziato a prenderne sempre di più. Abbiamo iniziato a contarli e a misurarli per cercare di avere una migliore comprensione della loro dimensione e della distribuzione relativamente alle condizioni ambientali locali».
Il numeri degli pyrosomatida che si trovano nella corrente della California del Nord, che interessa il Nord della California, l’Oregon e Washington, sono aumentati nel 2015 e ancora nel 2016. Ma per quanto riescono a capire gli scienziati, quest’anno la loro abbondanza è senza precedenti. I pescatori di salmoni e gamberi hanno iniziato a riferire di catture di pirosomi già all’inizio della primavera e un gran numero di lucie viene segnalato anche più a nord, fino al sud-est dell’Alaska.
National Geographic fa un collegamento tra l’invasone dei pirosomi e l’evento di El Niño e il cambiamento climatico: «Nel 2014 e nel 2015, quando un ammasso di acqua calda ha trasformato temporaneamente il Pacifico orientale, animali di tutti i tipi sono comparsi lontani dal loro habitat. In Alaska si pescavano squali d’acqua calda e tonni, al largo della California si avvistavano serpenti marini tropicali. La fioritura di alghe più tossica e duratura mai registrata ha avvelenato granchi, acciughe, foche e leoni marini. E i pirosomi hanno fatto la prima comparsa sulle coste. Poi le temperature hanno iniziato a scendere e, mentre il resto del mare sembrava tornare alla normalità, per qualche motivo queste creature si sono moltiplicate. All’inizio di questa primavera avevano ormai conquistato gran parte delle prime decine di metri del mare, specialmente molto al largo delle coste dell’Alaska»
Il comportamento alimentare degli pyrosomes, le variabili ambientali che possono influenzare il loro numero e il loro impatto sulla rete alimentare sono in gran parte sconosciuti e i ricercatori sono interessati a svelare questi misteri, esplorando le dinamiche della popolazione di pyrosomatida e determinando quello che potrebbe portare alle attuali elevate abbondanze di pirosomi a Nord della California.
Brodeur conferma: «Non è chiaro di cosa si siano nutrite queste creature, ma di certo ne sono servite quantità enormi. Probabilmente mangiano un sacco di cibo, tendono a nutrirsi di particellato molto sottile, ma ne devono consumare molto per arrivare a densità simili».
Il team di scienziati statunitense teme che ci siano così tanti pirosomi che, quando alla fine moriranno, la loro decomposizione provocherà una forte diminuzione dell’ossigeno nelle acque costiere, mettendo in pericolo fauna e flora marine.
La biologa del Northwest fisheries science center Laurine Weitkamp conclude: «Per una creatura che non è mai stata veramente qui, le densità sono da capogiro. Siamo perplessi, possiamo solo grattarci la testa».