L’invasione delle coccinelle cannibali aiutate dal global warming [FOTOGALLERY]
[11 Febbraio 2014]
Evolutionary Biology ha pubblicato lo studio “Cannibalism in invasive, native and biocontrol populations of the harlequin ladybird” nel quale un team di ricercatori francesi, russi, britannici e belgi facendo esperimenti su coccinelle sottolinea che «Il cannibalismo è diffuso sia nei vertebrati che negli invertebrati, ma la sua portata è variabile tra e all’interno delle specie. Il cannibalismo dipende dalla densità della popolazione e dalle condizioni nutrizionali, e potrebbe essere utile durante la colonizzazione di nuovi ambienti».
Sono quindi necessari studi empirici per determinare se il cannibalismo potrebbe facilitare l’invasione di nuovi habitat da parte di una specie invasiva. Per questo il team di ricerca internazionale ha studiato se la propensione al cannibalismo nelle coccinelle arlecchino (Harmonia axyridis) differisce tra le popolazioni autoctone e quelle invasive e tra il nucleo iniziale e il fronte delle nuove popolazioni invasive che stanno colonizzando l’Europa occidentale. Inoltre hanno anche confrontato la propensione di cannibalismo delle popolazioni naturali con quella di popolazioni di coccinelle allevate e biocontrollate. Poi hanno misurato i tassi di cannibalismo delle uova da parte delle larve e delle femmine adulte in due popolazioni di coccinelle di diversa densità nei tre tipi testati: invasive, autoctone e biocontrollate.
Il risultato è che «Il cannibalismo era significativamente maggiore nelle larve dalle popolazioni invasive rispetto alle popolazioni autoctone o di biocontrollo, ma non c’era alcuna differenza nei tassi di cannibalismo tra le popolazioni che hanno costituito il primo nucleo dell’invasione e quelle che stanno espandendosi nel nuovo areale europeo. Il cannibalismo invece è stato significativamente più basso nelle larve delle popolazioni biocontrollate rispetto alle popolazioni selvatiche, sia invasive che autoctone. Inoltre «Non ci sono differenze nei tassi di cannibalismo delle femmine adulte che sono state trovate in tutte le popolazioni». Sarebbe la densità della popolazione a far aumentare in modo significativo il cannibalismo sia nelle larve che negli adulti, mentre il cannibalismo per densità di individui non cambia significativamente durante l’invasione di un territorio o nel caso di allevamento di coccinelle arlecchino in laboratorio.
I ricecatori fanno notare che «Questo studio è il primo a fornire la prova di una maggiore propensione al cannibalismo nelle popolazioni invasive rispetto a quelle native. I nostri esperimenti hanno anche messo in luce la differenza nell’evoluzione del cannibalismo rispetto alle fasi della vita. Tuttavia, siamo ancora in una fase iniziale nella comprensione dei meccanismi di base e sono necessarie diverse ricerche da prospettive differenti per determinare se la maggiore propensione al cannibalismo sia una caratteristica generale del processo di invasione».
Proprio al meccanismo di invasione delle coccinelle arlecchino è dedicata un’altra ricerca, “Characteristics and Drivers of High-Altitude Ladybird Flight: Insights from Vertical-Looking Entomological Radar” pubblicata su PlosOne da un team britannico che ha studiato la coccinelle comuni (Coccinella septempunctata) autoctone dell’Europa occidentale e le arlecchino, la specie di coccinella più invasiva del mondo. Uno studio che, come vedremo, potrebbe avere anche agganci con il precedente sul cannibalismo nelle coccinelle arlecchino.
Il principale autore di questa ricerca Daniel Jeffries, della School of Biological, Biomedical and Environmental Sciences dell’università di Hull, istituto che ha partecipato anche allo studio sul cannibalismo delle Harmonia axyridis, spiega: «Abbiamo scoperto che, per scatenare il volo della coccinella, la temperatura è molto più importante dell’abbondanza di afidi, della velocità del vento, delle precipitazioni, perché l’aria calda porta un maggior numero di coccinelle a volare ad alta quota. Questo significa che il global warming può aumentare la dispersione e il potenziale di diffusione di coccinelle invasive. I numeri bassi di afidi non hanno svolto il ruolo che ci si aspetterebbe nel provocare il volo, come ci si aspetterebbe da parte di coccinelle che devono seguire il loro cibo, ma siamo rimasti piuttosto sorpresi dall’importanza relativamente bassa degli afidi rispetto alla temperatura».
Il team britannico ha raccolto dati per 10 anni con attrezzature radar modificate appositamente per lo studio degli insetti, dati che sono stati analizzati dal Rothamsted Research nell’ Hertfordshire analizzato.
Lori Lawson Handley dell’Evolutionary biology group, di di Hull, che ha condotto la ricerca su campo, sottolinea: «Studiare il volo degli insetti sul terreno è estremamente difficile con gli strumenti standard, ma i dati radar ci hanno dato intuizioni senza precedenti sul comportamento di volo della nostra specie di studio. Ad esempio, abbiamo scoperto che le coccinelle volavano ad altitudini fino a 1.100 m sul livello del suolo e che possono raggiungere velocità di volo fino a 60 chilometri all’ora. Combinando questo con i dati di semplici esperimenti di laboratorio ci ha permesso di dedurre le singole distanze di volo fino a 74 miglia. In precedenza, il volo della coccinella era stato studiato solo su una scala di pochi metri. Ora abbiamo una migliore comprensione di come la temperatura influenzi il volo delle coccinelle e attualmente stiamo indagando se l’aria più fredda sopra le catene montuose possa agire come una barriera per la loro dispersione.
Jeffries conclude: «Se fossimo in grado di prevedere più accuratamente come si diffonderanno le specie aliene invasive, come la coccinella arlecchino, potrebbe diventare possibile adottare misure per proteggere la biodiversità naturale».