Lipu: «Ripristinare habitat, proteggere il mare, combattere i cambiamenti climatici e cambiare agricoltura»
Lista rossa europea: 1 specie su 5 di uccelli minacciata di estinzione. Migratori in declino
In Italia a rischio 1 specie su 8 e peggiora la situazione delle specie cacciabili come moretta, pernice rossa e quaglia
[14 Ottobre 2021]
Oggi BirdLife International ha pubblicato l’European Red List of Birds 2021 che esamina il rischio di estinzione regionale di 544 specie di uccelli in oltre 50 Paesi e territori in Europa secondo le categorie e i criteri della Lista Rossa IUCN applicati a livello regionale.
BirdLife International ricorda che «A causa della sensibilità degli uccelli a qualsiasi cambiamento nel loro ambiente, sono un indicatore perfetto per capire come sta andando il nostro pianeta. Tutta la vita su questo pianeta è connessa, quindi quando gli uccelli sono in pericolo, per estensione, siamo tutti in pericolo».
Dallo studio emergono alcune informazioni preoccupanti: 1 specie di uccelli su 5 in Europa è minacciata o quasi minacciata di estinzione; 1 specie di uccelli su 3 in Europa è diminuita negli ultimi decenni; Uccelli marini, uccelli selvatici, trampolieri e rapaci sono i gruppi di uccelli più minacciati e in più rapida diminuzione in Europa; Gli habitat marini, così come i terreni agricoli, le zone umide e le praterie sono gli habitat con le specie più minacciate e/o in declino; La maggior parte delle specie di allodole, zigoli e averle sta diminuendo; altri importanti gruppi tassonomici con cali significativi osservati sono anatre e trampolieri; 71 specie (13%) sono minacciate (CR, EN, VU) in Europa; Altre 35 specie (6%) sono quasi a rischio; 5 specie sono ancora estinte a livello regionale.
Anche gli uccelli migratori non vengono risparmiati dal declino: un terzo delle 121 specie migratrici sub-sahariane e un terzo delle specie migratrici parziali sono in calo a causa dei cambiamenti climatici e del deterioramento o alterazione dell’habitat. Tra le specie in forte declino la damigella di Numidia (- 50%, presente principalmente in Russia e Ucraina), che passa dalla categoria “a minor preoccupazione” a “In pericolo”, il rondone comune e persino il corvo comune.
Tra le specie endemiche più minacciate ci sono la berta delle Baleari, seguita da pulcinella di mare, fringuello blu delle Canarie e petrello di Zino.
Anna Staneva, responsabile ad interim conservazione di BirdLife Europe, ricorda che « Gli uccelli sono su questo pianeta da più tempo di noi, ma alla velocità con cui gli umani stanno sfruttando e distruggendo, stiamo vedendo alcune specie precipitare verso l’estinzione. La Lista Rossa è una risorsa fondamentale per tutti coloro che lavorano per fermare la biodiversità e le crisi climatiche, perché dove gli uccelli sono in difficoltà, la natura è in difficoltà».
I principali fattori che determinano il declino delle popolazioni di uccelli osservati negli habitat europei includono: Cambiamento dell’uso del suolo su larga scala: lo status del beccaccino comune (Gallinago gallinago) è cambiato da Least Concern a Vulnerable principalmente a causa della perdita e del degrado dell’habitat nei suoi hotspot riproduttivi; Pratiche agricole intensive: lo status della Tortora (Streptopelia turtur) continua ad essere vulnerabile perché le pratiche agricole intensive cancellano i suoi terreni di riproduzione e potenti pesticidi causano un significativo declino nella disponibilità di cibo, Sfruttamento eccessivo delle risorse marine: lo statu dell’edredone comune (Somateria mollissima) è cambiato da vulnerabile a minacciato di estinzione a causa di una combinazione di fattori tra cui malattie e carenza di cibo. Inquinamento delle acque interne: lo status dello svasso piccolo (Podiceps nigricollis) è cambiato da Least Concern a Vulnerable, molto probabilmente a causa dell’inquinamento idrico causato dalle attività agricole e dai deflussi urbani. Pratiche forestali non sostenibili e di uso comune: Lo status del picchio rosso maggiore (Dendrocopos major) è classificato come Least Concern, ma ha una popolazione in declino principalmente a causa di pratiche forestali non sostenibili. Sviluppo delle infrastrutture: lo status dell’aquila imperiale spagnola (Aquila adalberti) continua ad essere vulnerabile in quanto la sua popolazione soffre di un’elevata mortalità a causa della collisione e dell’essere fulminata dalle infrastrutture energetiche. Ma <, nonostante un quadro generale fosco, la Lista Rossa Europea contiene anche alcune buone notizie, come il miglioramento dello status del nibbio reale (Milvus milvus) e del ciuffolotto delle Azzorre (Pyrrhula murina) che BirdLife definisce «Due notevoli casi di conservazione di successo che dimostrano che gli approcci mirati al recupero delle specie possono funzionare; mentre interventi come schemi agroambientali ben progettati possono fornire un’ancora di salvezza a specie in declino come il re di quaglie (Crex crex)».
Secondo Claire Rutherford, responsabile della conservazione delle specie di BirdLife Europe, «Un messaggio da cogliere di questa Lista rossa è che siamo in grado di migliorare la situazione dei uccelli in Europa. Le popolazioni di uccelli in Europa stanno diminuendo principalmente perché stanno perdendo i loro habitat e a questo ci sono soluzioni. Il lavoro di ripristino su larga scala, insieme alla protezione dei pochi habitat naturali rimasti in Europa, non solo aiuterà gli uccelli a sopravvivere, ma aiuterà l’umanità a sopravvivere».
Per quanto riguarda il nostro Paese, la Lista Rossa Europea conferma la già preoccupante situazione emersa sei anni fa: «1 specie di uccelli su 8 minacciata di estinzione, per un totale di 71 specie, delle quali 8 “in pericolo critico” (tra cui pavoncella gregaria, berta delle baleari, aquila delle steppe, zigolo dal collare, folaga cornuta), 15 “in pericolo” e 48 “vulnerabile”. In quest’ultima categoria entra la passera d’Italia, specie una volta molto diffusa ma per la quale da anni si registravano da anni cali marcati in molte zone del paese. 34 infine le specie “quasi minacciate”. Cinque, invece, le specie già estinte: il sirratte, l’ibis eremita, l’aninga africana, la quaglia tridattila, lo zigolo golarossa».
La Lipu evidenzia che «In Italia sono tre le specie ancora cacciabili che sono state classificate in una posizione più sfavorevole rispetto al 2015, passando da “a minor preoccupazione” a “quasi minacciate”: la moretta, la pernice rossa e la quaglia, per le quali dunque occorrerebbe attuare con urgenza politiche di tutela».
Per Marco Gustin, responsabile specie e ricerca della Lipu-BirdLife Italia, «C’è ancora tanto lavoro da fare per la conservazione delle specie in Europa La nuova Lista rossa evidenzia infatti come ancora oggi ben una specie su 8 è minacciata e che, analizzando le 544 specie presenti in Europa, 37 di esse sono state riclassificate in una categoria di rischio di estinzione più alta rispetto alla Lista rossa del 2015. Un miglioramento c’è comunque stato, poiché ben 47 specie hanno visto decrescere il rischio di estinzione. L’aggiornamento della Lista rossa europea rimane quindi uno strumento molto importante sia per valutare quali e quante specie rischiano l’estinzione, sia per decidere le politiche di conservazione più efficienti in Europa soprattutto per gli habitat più minacciati. Questo al fine di evidenziare che la biodiversità in Europa sia messa al centro degli obiettivi dei prossimi decenni, a partire dalla Convention on biological diversity in corso in questi giorni in Cina, e che sta discutendo su come affrontare la crisi della biodiversità».
La Lipu, partner italiano di BirdLife chiede «Un potente cambio di rotta nella direzione indicata dalla Strategia europea per la biodiversità al 2030, che preveda un nuovo e più sostenibile modello agricolo europeo, di gestione del territorio, di politiche di tutela e ripristino degli habitat, senza i quali il declino della biodiversità non potrà essere arrestato e invertito. Fondamentale, in tal senso, sarà il Piano italiano per la Transizione ecologica, che dovrà recepire tutti gli obiettivi europei sulla biodiversità ed essere concretamente efficace».
Martin Harper, direttore regionale di BirdLife Europe, conclude: I risultati dimostrano che non riusciamo a gestire la nostra terra, l’acqua dolce e i mari in modo sostenibile. Vogliamo e abbiamo bisogno che l’Europa guidi il mondo nel ripristino della natura, ma perché ciò accada, è necessaria a dir poco una trasformazione delle nostre economie. Questa trasformazione deve iniziare ora, in quello che l’Onu ha chiamata Decade of Ecological Restoration».