Nicoletti: se il MiTE vuole fare sul seri può cominciare a istituire le aree marine protette che leggi del Parlamento prevedono di istituire
L’Italia Blue leader per proteggere il 30% del mare (VIDEO)
La COP CBD banco di prova per vedere se l’Italia vuole davvero proteggere “altamente e completamente” il 30% del mare
[13 Aprile 2022]
L’11 aprile, in occasione della Giornata nazionale del mare, il ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha annunciato che «L’Italia ha deciso di aderire con convinzione ai Blue leaders perché ne condivide i principi e gli obiettivi. Il Mar Mediterraneo è uno dei più grandi hotspot di biodiversità del pianeta e preservare il nostro mare è fondamentale. Ci impegniamo a proteggere il 30% dei mari entro il 2030, non solo in maniera formale, ma con dei chiari indicatori».
I Blue Leaders sono stati fondati nel 2019, quando Capi di Stato e ministri di tutto il mondo si riunirono i per due eventi di alto profilo per amplificare gli appelli a ridurre urgentemente le emissioni di gas serra e per promuovere la resilienza degli oceani di fronte alla crisi climatica. Il primo evento Blue Leaders si è tenuto a New York a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 2019 e il secondo, “The Blue COP”, a Madrid, durante la 35esima Conferenza delle parti dell’ Unitad Nations framework convention on climate change, sempre nel 2019, In ciascuno di questi eventi i Blue Leaders hanno sostenuto l’appello a «Realizzare la protezione del 30% dell’oceano entro il 2030 (30×30), attraverso la creazione di una rete globale di Aree marine protette (AMP) altamente e completamente protette e la negoziazione di successo di un nuovo e solido United Nations High Seas Treaty.
Annunciando l’adesione dell’Italia ai Blue Leaders, il ministero della Transizione Ecologica (MiTE) ha evidenziato che «L’Italia risponde così alla proposta del Belgio e si unisce all’iniziativa di cui fanno già parte oltre 17 Paesi con l’obiettivo di stabilire, nel contesto della Convenzione sulla Biodiversità, un nuovo target globale sulla protezione di almeno il 30% degli oceani entro il 2030 attraverso una rete di aree marine “altamente e pienamente” protette. Quella dei Blue leaders si aggiunge alle altre due grandi alleanze ambientali che vedono l’Italia già impegnata nella salvaguardia della biodiversità terrestre e marina: la Global Ocean Alliance, guidata dal Regno Unito, e la High Ambition Coalition for Nature and People, guidata da Costa Rica e Francia».
Buoni propositi che cozzano però con alcune ipotesi che stanno circolando – anche in ambienti governativi e ministeriali – per rispettare “all’Italiana” gli impegni nazionali ed europei dell’Italia, come quella di considerare aree protette le fasce costiere dove (non sempre) è vietata l’estrazione di idrocarburi o di far passare come aree “altamente e pienamente” protette il Santuario internazionale dei mammiferi marini Pelagos, dove attualmente sono proibite solo le gare di motoscafi offshore, o le aree di alto mare dove già ora non viene esercitata la pesca a strascico.
Vedremo presto se l’Italia vuole davvero diventare Blue Leaders o se si tratta solo dell’ennesima medaglia per una battaglia che la politica italiana non ha mai davvero voluto combattere, come dimostra lo stato non proprio lusinghiero di molte ma piccole Aree marine protette – sottofinanziate e trascurate – o le Aree marine protette previste da anni ma mai istituite, come il Conero, la Costa Teatina, l’Uccellina o l’Arcipelago Toscano, con quest’ultimo che aspetta addirittura l’istituzione di un’Amp prevista dal 1982 e mai istituita, nonostante il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano abbia aree di tutela a mare “provvisorie” dal 1996/97.
Il banco di prova, come ricordano i Blue Leaders sarà la prossima COP della Convention on biological diversity (CBD) che «Determinerà gli obiettivi di conservazione della biodiversità post-2020, compreso un nuovo obiettivo per la protezione dell’oceano. Scienziati e ambientalisti hanno chiesto una protezione elevata e completa di almeno il 30% degli oceani entro il 2030 per evitare i peggiori impatti dei cambiamenti climatici e di altri fattori di stress aggravanti. Al fine di garantire un nuovo obiettivo globale di protezione degli oceani, la comunità internazionale deve accettarlo per consenso. Pertanto, al fine di garantire un obiettivo di protezione del 30%, è necessario catalizzare un’ampia coalizione di Paesi per dare uno slancio in avanti. Il nuovo obiettivo globale di protezione degli oceani fisserà anche un obiettivo per quale percentuale dell’oceano dovrebbe essere altamente e completamente protetta. I Blue Leaders sono unici rispetto ad altri gruppi che richiedono 30×30 in quanto si concentrano sulla richiesta che il 30% sia completamente e altamente protetto».
E queste non sono certo le ipotesi minimali e le scappatoie che qualcuno vorrebbe mettere in campo per dire che l’Italia protegge il 30% del suo mare senza farlo davvero. Infatti, come spiegano gli stessi Blue Leaders sul sito ufficiale del gruppo: «”Completamente protetto” significa che non sono consentite attività estrattive o distruttive e “altamente protetto” significa che sono consentite solo attività estrattive leggere, come la sussistenza o la pesca su piccola scala con un impatto minimo. I parchi oceanici completamente protetti in cui le attività umane estrattive, inquinanti e distruttive sono vietate forniscono santuari per la fauna selvatica oceanica».
Oltre a chiedere un nuovo obiettivo globale di protezione degli oceani nell’ambito della CBD, i Blue Leaders stanno anche sostenendo la positiva conclusione di un nuovo United Nations Treaty for the conservation of marine biodiversity on the high seas e dicono che «Questo nuovo trattato potrebbe aiutare a stabilire misure di conservazione comprese le aree marine protette in aree al di fuori della giurisdizione nazionale. I negoziati per questo trattato sono in corso ed è necessaria una leadership di alto livello del governo per la conservazione per garantire che le disposizioni in materia di conservazione siano solide ed efficaci».
A capo dei Blue Leader c’è il governo del Belgio che ha avviato una campagna sui social media dei Blue Leaders che punta a mantenere un coinvolgimento di alto livello intorno a 30×30 e all’accordo sull’alto mare e che utilizza Twitter e Instagram per presentare video e foto dei Blue Leaders che mostrano l’impegno e il supporto del loro Paese per l’obiettivo 30×30 e per l’adozione del trattato d’alto mare. Una campagna che sta lavorando anche per attivare l’opinione pubblica nei paesi chiave.
Oltre all’Italia e al Belgio, ai Blue Leader aderiscono Antigua e Barbuda Cile, Costa Rica, Croazia, Gabon, Figi, Finlandia, Monaco, Nigeria, Palau, Panama, Portogallo, Seychelles e Spagna. Altri Paesi hanno partecipato agli eventi Blue Leaders sono: Canada, Danimarca, Ecuador, Estonia, Francia, Germania, Maldive, Micronesia, Perù, Repubblica Ceca, Sint Maarten, e Svezia. I Blue Leaders sono supportati da Google e da organizzazioni partner: Natural Resources Defense Council, Mission Blue, Pew. SeaLegacy.
Il responsabile nazionale biodiversità e aree protette di Legambiente, Antonio Nicoletti, ha commentato sulla sua pagina Facebook: «Bene firmare trattati e sottoscrivere impegni. In questi anni il nostro Paese non ha negato una firma a “nessuno” e aderito a tutti gli appelli che chiunque ha proposto per migliorare la tutela della biodiversità. Cosa diversa è rispettare gli impegni, e la scadenza del 2030 non è lontana. Perciò se il MiTE vuole fare sul serio e raggiungere l’obiettivo di proteggere in maniera efficace il 30% di territorio e di mare entro il 2030 (oltre a tutelare il 10% in maniera rigorosa) può cominciare a istituire le aree marine protette che leggi del Parlamento prevedono di istituire (Maratea, Capri, Conero, Costa del Piceno, Capo d’Otranto, Isola di San Pietro, Monti Scauri, Foce Ombrone, La Maddalena, Arcipelago Toscano, Isole Ponziane, Isole Eolie, Isola di Pantelleria…). Una lunga lista di aree marine di primissimo piano in attesa da anni di essere istituite, e che coincidono con località turistiche fantastiche, e se istituite velocemente sarebbero un ottimo biglietto da visita per il nostro Paese appena entrato del club dei Blue Leaders. Peccato che chi deve istituire queste aree marine e proteggere adeguatamente il Mare sia lo stesso soggetto che cerca idee all’estero (persino in Belgio!) anziché accelerare le procedure di istituzione e riprendere le carte sepolte nei cassetti del Ministero per diventare Paese leader per la protezione del Mediterraneo».