L’olfatto è essenziale per gli spostamenti e le migrazioni degli uccelli
Lo dimostra definitivamente uno studio delle università di Pisa, Oxford e Barcellona
[30 Agosto 2017]
Come fanno gli uccelli a percorrere distanze lunghissime, spostandosi da un emisfero all’atro del nostro pianeta o compiendo spostamenti di centinai di km per foraggiarsi e accoppiarsi? Per decenni, questa complessa domanda è stata oggetto di dibattiti e controversie tra gli scienziati e il campo magnetico della Terra e il senso dell’odorato degli uccelli sono sempre stati tra i fattori maggiormente presi in considerazione per spiegare le eccezionali capacità di orientamento e volo degli uccelli.
Ora, con uno studio appena pubblicato su Scientific Reports, i ricercatori delle università di Oxford, Barcellona e Pisa hanno mostrato con un nuovo esperimento che «L’olfatto – o il senso dell’olfatto – è quasi certamente un fattore chiave nella navigazione oceanica a lunga distanza, eliminando i dubbi precedenti su questa ipotesi».
Il leader del team di ricerca, Oliver Padget, un dottorando nel Dipartimento di Zoologia dell’Università di Oxford, spiega: «Il sorvolo dell’oceano è probabilmente la sfida estrema per gli uccelli, date le lunghe distanze coperte, l’ambiente mutevole e la mancanza di punti di riferimento stabili. Gli esperimenti precedenti si sono concentrati sullo spostamento fisico degli uccelli, insieme ad una qualche forma di manipolazione sensoriale, come la deprivazione magnetica o olfattiva. L’evidenza da questi esperimenti ha suggerito che la rimozione dell’odorato dell’uccello compromette l’homing, mentre la distruzione del senso magnetico ha dato risultati inconcludenti. Tuttavia, i critici hanno messo in dubbio il fatto che gli uccelli si sarebbero comportati allo stesso modo se non fossero stati spostati artificialmente, oltre a sostenere che, invece di influenzare la capacità di navigazione di un uccello, la deprivazione sensoriale può infatti compromettere una funzione correlata, come la sua motivazione a tornare a casa o la sua capacità di foraggiarsi. Il nostro nuovo studio elimina queste obiezioni, il che significa che in futuro sarà molto difficile sostenere che l’olfatto non è coinvolto nella navigazione oceanica a lunga distanza negli uccelli».
Con il nuovo esperimento, i ricercatori italiani, britannici e catalani hanno seguito attentamente gli spostamenti e il comportamento di 32 berte maggio (Calonectris diomedea) nel loro areale al largo delle coste di Menorca, alle Baleari. Gli scienziati spiegano che «Gli uccelli sono stati suddivisi in tre gruppi: uno reso temporaneamente anosmico (incapace di sentire gli odori) con un’irrigazione nasale con solfato di zinco; Un altro dotato di piccoli magneti; e un gruppo di controllo. I logger GPS miniaturizzati sono stati attaccati agli uccelli mentre nidificavano e covavano le uova in fessure e grotte sulla costa rocciosa di Menorca. Ma invece di essere spostati, poi sono stati tracciati quando facevano le loro escursioni naturali».
Tutte le berte maggiori somno andate normalmente alla ricerca di cibo, sono aumentate di peso dopo la deposizione delle uova e sono tornate al nido per dare il cambio ai loro partner durante la cova. Quindi, rimuovere il senso dell’odorato un uccello marino migratore non sembrerebbe compromettere né la sua motivazione a tornare a casa né la sua capacità di trovare cibo.
«Tuttavia – fanno notare i ricercatori – anche se gli uccelli anosmici hanno fatto viaggi con successo verso la costa catalana e in altri luoghi di alimentazione, hanno mostrato un comportamento di orientamento significativamente diverso dal gruppo di controllo i durante la permanenza in mare e nei loro viaggi di ritorno. Invece di essere ben orientati verso la casa quando erano fuori vista della terra, si impegnavano in voli curiosamente dritti, ma scarsamente orientati attraverso l’oceano, come se seguissero una bussola che li portava fuori dai percorsi per alimentarsi, senza poter aggiornare la propria posizione. Il loro orientamento si è poi migliorato quando si avvicinavano a terra, suggerendo che gli uccelli devono consultare una mappa olfattiva quando sono fuori dalla vista della terra ma sono successivamente in grado di trovare casa usando le caratteristiche paesaggistiche del territorio».
Il principale autore dello studio, Tim Guilford, che insegna comportamento animale e dirige l’Oxford Navigation Group al dipartimento di zoologia dell’università britannica, conclude: «Secondo le nostre conoscenze, questo è il primo studio che segue i liberi spostamenti di uccelli manipolati sensorialmente. Gli esperimenti con spostamento – giustamente – sono stati al centro degli studi della navigazione degli uccelli e hanno prodotto grandi risultati su ciò che gli uccelli possono fare in mancanza di informazioni raccolte durante i loro viaggi. Ma per sua natura, l’esperimento con spostamento non ci può dire quel che gli uccelli avrebbero fatto se avessero avuto l’opzione di poter utilizzare le informazioni sul viaggio all’esterno, come hanno fatto nel nostro studio. Questo annuncia una nuova era di lavoro in cui un’analisi attenta dei movimenti liberi, con e senza interventi sperimentali, può fornire le inferenze sui meccanismi comportamentali sottostanti alla navigazione. La tecnologia dell’on-board tracking di precisione e nuovi metodi analitici, troppo computazionali per poter essere stati possibili in passato, hanno reso possibile tutto questo».