Lollobrigida al X congresso di Federparchi. «E’ sbagliato guardare alle specie animali con sentimento»

Sammuri: «I Parchi protagonisti per la tutela della biodiversità e lo sviluppo sostenibile»

[26 Gennaio 2023]

Si conclude oggi a Roma la due giorni del X Congresso di Federparchi “I Parchi e l’Agenda 2030 – Persone, Pianeta, Prosperità, Pace e Partnership”, cinque parole chiave e indicatori della stretta relazione  tra la tutela della biodiversità e lo sviluppo delle comunità territoriali «E, soprattutto – dice Federparchi –  la capacità delle aree protette di  essere modelli di riferimento per uno sviluppo sostenibile che  salvaguardi gli habitat e contribuisca alla mitigazione e all’adattamento  dei cambiamenti climatici».

Nella sua relazione introduttiva il presidente uscente Giampiero Sammuri, ha ribadito «L’importanza della tutela delle biodiversità sia animale che vegetale per la sopravvivenza della razza umana e, in tale prospettiva, la funzione che svolgono le aree naturali protette, che in Italia ricoprono complessivamente il 22% del territorio e il 16% della superficie marina».

Sammuri  ha anche richiamato le recenti decisioni della 15esima conferenza della parti della Convention on biological diversity di Montreal (COP15 Cbd): «Di particolare rilievo è infatti l’obiettivo di portare al 30% le aree naturali protette in tutto il mondo, sia a terra che a mare. Allo stesso modo è di rilevante importanza l’impegno internazionale  sancito in Canada affinché  venga  interrotto e portato al 10% il tasso di specie minacciate».

Ma al proposito cominciano già a circolare strane ipotesi come quelle espresse da qualcuno anche al congresso di Federparchi di raggiungere il 30%, soprattutto a mare, con l’istituzione di aree “diversamente protette” e di raggiungere il 10% del territorio di AMP particolarmente protette semplicemente comprendendo tutte le AMP già istituite – con la loro gradazione di tutele – il che non sembrerebbe corrispondere né allo spirito della risoluzione della COP15 Cbd, né alla direttiva europea che quando parlano di queste aree pensano evidentemente ad aree integralmente protette.

Lo stesso Sammuri ha ricordato che «Gli obiettivi mondiali sono già parte integrante della Strategia Europea per la Biodiversità al 2030, che contempla impegni precisi per aumentare le superficie protette nei Paesi della Ue. In Italia, tale obiettivo è a portata di mano, almeno per le aree protette a terra. Basterebbe iniziare dai parchi già pronti che aspettano solo in via libera definitivo, come quelli di  Portofino e del Matese, oppure quello della Val Grande, dove tutti i comuni chiedono l’allargamento».

Il presidente uscente di Federparchi ha poi sottolineato l’importanza delle Liste Rosse della IUCN: «Strumento scientifico rigoroso che dovrebbe guidare le politiche di conservazione. La priorità nella salvaguardia delle specie viene dal suo livello di  minaccia, se una specie è meno minacciata, come  nel caso del lupo, va sempre protetta ma è giusto concentrare gli sforzi su quelle a maggior rischio estinzione, anche se magari si tratta di specie meno simpatiche e accattivanti, come nel caso degli insetti. Serve più scienza e meno emotività».

Un tema ripreso in qualche modo maldestramente dal ministro dell’agricoltura, sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida che nel suo intervento, che sta già sollevando numerose polemiche, lo ha piegato forse in direzione opposta a quella di Sammuri. Per Lollobrigida, «Si può ragionare in maniera integrata cercando di fare sistema nella tutela dell’ambiente. Vedo tanta ideologia poco pragmatismo e scienza nell’affrontare i problemi legati all’ambiente a livello nazionale e internazionale. Non dobbiamo affrontarlo in un quadro che presuppone che l’uomo abbia le ricette sempre e a prescindere o che sia sempre un problema per l’ambiente. dobbiamo analizzare i dati e guardare con giusta capacità di fare valutazioni che permettano di affrontare i problemi e risolverli. Troppo spesso è avvenuto che il ragionamento abbia visto mettere in contrasto gli ambientalisti con gli ambientalisti per definizione, quelli che dalla terra traggono ricchezza. E’ sbagliato guardare alle specie animali con sentimento, l’uomo non ha motivo di essere aggressivo, ma deve guardare agli animali con oggettività. Oggi il lupo ad esempio crea problemi».

Un intervento che non solo ha evidentemente nel mirino una specie protetta – il lupo (e magari l’orso nelle Alpi) – ma che riduce l’ambientalismo scientifico e la necessità/possibilità di convivenza tra agricoltura/allevamento e grandi carnivori (uno dei temi posti anche dall’Unione europea e dalla CBD) a sentimentalismo. Un intervento che non è certo in linea con la recente modifica costituzionale che include l’ambiente e la sua tutela. E’ il vecchio vizio  – questo sì “sentimentale” – della destra italiana di ritenere veri ambientalisti coloro che non sopportano l’ambientalismo. Quello sciorinato al Congresso Federparchi dal ministro di Fratelli d’Italia è un “ambientalismo” autodichiarato, molto ideologico, antropocentrista e populistico (che abbiamo già visto all’opera con il via libera alla caccia nei parchi e in città) e che è considerato un reperto del passato dal mondo scientifico e dalle organizzazioni internazionali e dalle Direttive Ue, le stesse che Lollobrigida magari cita ma che fa di tutto per non applicare davvero.

Che difesa della fauna selvatica  e attività umane non siano in contraddizione lo ha ricordato in qualche modo anche Sammuri quando ha evidenziato il ruolo dei parchi  come modelli di sviluppo sostenibile, ricordando come «Dopo la pandemia, sia di nuovo cresciuta la presenza turistica nelle aree protette» e rimarcando «L’importanza della Carta Europea del Turismo Sostenibile come strumento operativo per una gestione dei flussi all’insegna della sostenibilità e del rispetto pe la natura nonché delle esigenze delle comunità territoriali».

Per quanto riguarda invece l’attenzione politico-istituzionale verso le aree protette, Sammuri ha evidenziato «I troppi e frequenti vuoti che si creano nelle governance, quando gli enti restano senza vertici o con organismi monchi, ne risente l’efficacia di gestione, occorrono meccanismo rapidi e puntuali per le nomine degli organismi. Così come, occorre rivedere l’impostazione amministrativa per una buona gestione dei bilanci, per una ottimizzazione dell’uso del personale, dove si registra una carenza di professionisti e specializzati». Poi c’è la mancata connessione fra  parchi nazionali e quelli regionali: «I due soggetti sino ad oggi si ignorano dal punto di vista istituzionale ma la natura non conosce i confini e differenze amministrative» (Un po’ come i lupi che non piacciono a Lollobrigida, verrebbe da dire, ndr). E’ urgente riattivare il piano triennale per le aree protette previsto dalla legge 394 che consente coinvolge anche le regioni».

Sammuri ha concluso con un’altra sollecitazione alla politica che riguarda il PNRR invitando il governo ad «Evitare distribuzioni a “pioggia” o a “scatola chiusa” dei fondi: è necessario condividere le scelte – anche per le attrezzature  e le tecnologie – con gli enti gestori per evitare sprechi».