L’Oréal si fa bella e rinuncia all’olio di palma proveniente dalla deforestazione
[31 Gennaio 2014]
“Parce que je le vaux bien“, Perché io valgo, è lo slogan che da 40 anni ci ripete L’Oréal, la multinazionale francese leader della cosmetica mondiale che ora ha deciso davvero di dare un altro valore ambientale ai suoi prodotti, impegnandosi ad eliminare entro il 2020 tutte le materie prime che provengono dalla deforestazione, inviando così un segnale importante all’intera industria dell’olio di palma.
L’olio di palma è la prima causa di deforestazione in Indonesia e sta portando all’estinzione specie importanti come la tigre di Sumatra. Grenpeace spiega che «L’olio di palma finisce sugli scaffali dei supermercati (e non solo) di tutto il mondo nelle forme più varie e inimmaginabili: viene usato in cosmetici, alimentari, detergenti e perfino nei biocarburanti, prodotti che anche gli italiani usano quotidianamente».
L’impegno di L’Oréal segue quello di altre grandi aziende come Ferrero, Unilever e Nestlé, che si sono già impegnate a eliminare dalla propria filiera olio di palma di dubbia provenienza. Ferrero ed Unilever hanno anche annunciato dei piani ambiziosi per arrivare ad una produzione “deforestazione zero” entro il 2015. Anche il più grande rivenditore al mondo di questa materia prima, Wilmar International, che rifornisce giganti come Gillette, Ferrero, Cadbury, L’Oréal et Clearasil, il 5 dicembre 2013 si è impegnata a non gestire più piantagioni di olio di palma realizzate a detrimento di foreste e torbiere ed ha annunciato una nuova politica a Deforestazione Zero.
Greenpeace si complimenta per gli obiettivi del gigante francese della cosmesi ma Esperanza Mora, della campagna foreste di Greenpeace Italia, sottolinea: «Apprezziamo l’impegno di L’Oréal anche se consente ancora ben 6 anni per continuare ad approvvigionarsi da fonti controverse. Chiediamo a L’Oréal di accelerare il ritmo d’implementazione della politica di acquisto, dimostrando più responsabilità verso le foreste e garantendo ai propri clienti prodotti liberi da deforestazione prima del 2020». Sempre più persone sono consapevoli del collegamento tra i propri acquisti e la deforestazione in posti lontani come l’Indonesia. Grazie a loro è possibile convincere le grandi multinazionali ad adottare pratiche più sostenibili. Ora i consumatori punteranno la propria attenzione a quelle aziende che continuano a far parte del problema senza assumersi le loro responsabilità, come, per restare ai cosmetici, Colgate Palmolive e P&G, il produttore di Pantene».