L’oro del Gabon diventerà “verde”?
Il problema dei cercatori d’oro e degli impatti sull’ambiente
[7 Giugno 2013]
«I cercatori d’oro sono poveri e sfruttati, sottoposti a condizioni di lavoro insopportabili. Bisogna ridargli la loro dignità». «I cercatori d’oro sono dei bracconieri di elefanti che saccheggiano l’ambiente. Buttiamoli fuori!». «I cercatori d’oro sono dei piccolo imprenditori prosperi. Meritano di essere sostenuti ed incoraggiati». «L’attività dei cercatori d’oro è inefficace sul piano economico. Bisogna rimpiazzarla con delle grandi compagnie di sfruttamento». «L’attività dei cercatori d’oro è illegale e non partecipa alla ricchezza del Paese. Deve essere dichiarata ed inquadrate». Ecco un campionario delle opinioni che ho sentito dalla bocca di diversi alti funzionari, difensori dell’ambiente ed imprenditori in Gabon sul tema della ricerca dell’oro.
Sono rivelatrici della percezione largamente negativa di questa attività, in Gabon come altrove. Lo sfruttamento minerario artigianale su piccola scala è una forza con la quale bisogna fare i conti: riguarda più di 80 Paesi e rappresenta circa il 10% della produzione mondiale dell’oro e l’80% delle pietre preziose colorate. Lontano dall’essere in declino, questo settore è in piena crescita e rappresenta una minaccia importante per la biodiversità e l’integrità delle zone protette, tra le quali le foreste.
Pertanto, conciliare imperativi economici e mezzi di sussistenza con gli obiettivi ambientali non è impossibile, è anche indispensabile. Guidato da questo principio il progetto Artisanal and small scale mining in Protected areas and critical ecosystems project (Asm-Paceha due preoccupazioni: il controllo economico dei minatori e delle popolazioni rurali e la sostenibilità delle risorse ambientali. Il progetto Asm-Pace beneficia del sostegno del Programme pour les forêts (Profor) pilotato dalla Banca mondiale, in partnership con il Wwf, Estelle Levin Ltd. e The Tiffany and Co. Foundation. Ha prodotto diversi rapporti sulla base di studi documentali e sul terreno, tra i quali uno studio approfondito sullo sfruttamento minerario artigianale in Gabon.
Una cosa è evidente: il Gabon offre delle opportunità significative per una crescita verde ed inclusive. E’ in testa alla classifica dei Paesi africani per l’importanza della sua copertura forestale (circa l’80% del suo territorio). Le sue foreste vergini hanno attirato l’attenzione di organizzazioni per la preservazione dell’ambiente a livello mondiale, a tal punto che il Paese è stato soprannominato “cuore verde dell’Africa”. Il Paese dispone anche di importanti risorse aurifere. Alcuni giacimenti sono situati all’interno di aree protette, di zone tampone e/o in zone periferiche, considerate come essenziali sul piano ecologico per la preservazione delle zone protette.
Uno sfruttamento responsabile
Dal 2009, i prezzi elevati dell’oro hanno provocato un arrivo massiccio di cercatori d’oro venuti in maggioranza da Paesi dell’Africa Occidentale (anche da così lontano come il Burkina Faso) che hanno iniziato a fare prospezioni nel Parc national de Minkébé, alla frontiera tra il Gabon ed il Camerun. Un intreccio di fatti, di cifre, di voci e di denunce sulla loro partecipazione a delle attività illegali (traffico d’avorio, commercio d’armi…) ha portato le autorità a procedere m nel maggio 2011 all’espulsione di circa 5.000 minatori. Dopo aver espresso la loro soddisfazione, le organizzazioni di difesa dell’ambiente del Paese hanno velocemente realizzato che, una volta partiti i soldati, i cercatori d’oro ritornavano… L’occupazione del sito da parte dell’esercito è una cosa essenziale per sloggiare chi fa le prospezioni, attirato da giacimenti d’oro verificati e lucrativi. Però questo scenario ha costi non sostenibili a lungo termine: il costo di una tale presenza militare supera di gran lunga il budget destinato alla preservazione dell’ambiente ed anche quello delle attività estrattive.
Ecco perché i responsabili politici gabonesi si chiedono come il Paese potrebbe sfruttare le sue riserve aurifere senza nuocere alla biodiversità del Parc national de Minkébé. La migliore soluzione sembra essere la regolamentazione delle pratiche dei cercatori d’oro, per sensibilizzarli maggiormente agli impegni ecologici e sociali. Lo studio Asm-Pace per il Gabon sostiene ampiamente un approccio pragmatico che segua questa strada.
Ci sono delle buone ragioni per essere ottimista:
I consumatori si preoccupano sempre di più per la maniera in cui sono sfruttate le risorse minerarie e per la necessità di uno sfruttamento responsabile . Lo sfruttamento responsabile delle risorse minerarie si inscrive nell’ambizione del governo per un “Gabon vert”. I cercatori d’oro gabonesi non utilizzano il mercurio, una scelta considerevole che rende lo sfruttamento aurifero molto meno inquinante. La maggioranza dei cercatori d’oro sembra anche volere che la loro attività sia riconosciuta ed ufficializzata. Quindi, conferendo loro delle responsabilità ambientali e considerandoli come i guardiani dei parchi e di territori preziosi, potremmo lottare meglio contro il flagello del bracconaggio degli elefanti nella regione.
Ultimamente, un alto responsabile del governo mi ha confidato il sogno che nutre per il futuro: vedere degli adepti dell’ecoturismo acquistare dei gorilla d’oro in miniatura in Gabon, con la garanzia di uno sfruttamento minerario rispettoso dell’ambiente. Perché questo sogno si concretizzi, bisogna che le arti interessate al governo decidano degli obiettivi comuni e che diano tutti i mezzi necessari al personale sul terreno, al fine che la ricerca d’oro sia un’opportunità ed un motore al servizio dello sviluppo rurale e non un disastro ecologico generale.
*Senior Mining Specialist at the World Bank (Oil, gas and mining policy division) ed ex coordinatore Regional extractive industries del Wwf Central Africa, co-direttore dell’Artisanal and small scale mining in Protected areas and critical ecosystems project (Asm-Pace).
Questo intervento è stato pubblicato sul sito internet della Banca mondiale con il titolo “Green gold for Gabon?”