L’orso e il cinghiale

La convivenza con gli animali selvatici e i comportamenti criminali

[17 Aprile 2023]

Sono stato molto indeciso se scrivere qualcosa sull’orso in Trentino, anche perché ne parlo  ampiamente nel mio recente libro e non mi sembrava di dover aggiungere niente di nuovo. Poi però il can can mediatico che si è acceso sulla sorte dell’orsa JJ4, con le solite opposte tifoserie scatenate, mi ha stimolato a fare ancora delle considerazioni.

In primo luogo vorrei invitare tutti, prima di esprimere opinioni, di documentarsi, di conoscere come stanno le cose dal punto di vista normativo, degli atti e tecnico. Come è mio costume cerco di dare alcune informazioni a riguardo separando le cose oggettive, che sono documentate e verificabili da tutti, dalle mie considerazioni personali.

Dal punito di vista normativo l’orso bruno in Italia è una specie particolarmente protetta ai sensi della legge 157/92, inoltre è una delle 2 specie di mammiferi italiani considerata “in pericolo critico” dalle liste rosse della IUCN. L’altra è l’orecchione sardo, un pipistrello che probabilmente in quanto notturno, da alcuni considerato inquietante e poco “Disneyano”, non suscita un grande interesse….

Pochi anni dopo l’introduzione di orsi dalla Slovenia, avvenuta alla fine del secolo scorso con il progetto Life Ursus, è stato approvato dal ministero dell’Ambiente il “Piano d’Azione Interregionale per la  Conservazione dell’Orso bruno nelle Alpi centro-orientali”  (PACOBACE)”. Il documento è stato sottoscritto dalle regioni Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Veneto e dalle provincie autonome di Trento e Bolzano. Basta leggere il titolo per capire qual’è la finalità del piano.

Nel 2015 è stato aggiornato il capitolo 3: CRITERI E PROCEDURE D’AZIONE NEI CONFRONTI DEGLI ORSI PROBLEMATICI E D’INTERVENTO IN SITUAZIONI CRITICHE. Il piano approfondisce bene la tematica degli orsi problematici ricordando che: “Solitamente una quota rilevante dei danni economici e delle reali situazioni di pericolo arrecate dai plantigradi è imputabile a pochi soggetti, cosiddetti problematici, che assumono comportamenti confidenti nei confronti delluomo”.

“I conflitti possono ridurre laccettazione degli orsi da parte delluomo, a volte compromettendo fortemente le probabilità di persistenza della specie”.

“Equindi importante che siano previste e attivate azioni proporzionate alla “problematicità” manifestata dai soggetti, nellintento di modificare il loro atteggiamento, e che non sia esclusa, nel caso tali azioni non producano gli effetti desiderati, la possibilità ultima di rimozione degli esemplari.”

In sintesi la filosofia del piano è che per la conservazione della popolazione di orsi nelle alpi centro orientalo è fondamentale la gestione puntuale dei (pochi) orsi problematici.

Il comportamento problematico è classificato in una scala da 1 (orso scappa immediatamente dopo un incontro ravvicinato) a 18 (orso attacca, con contatto fisico, senza essere provocato).  Per i livelli da 13 a 18 è prevista la possibilità di “cattura per captivazione permanente” o l’abbattimento.

Fondamentale in ogni situazione è il parere di ISPRA che, ad esempio, per un altro orso, il maschio MJ5 autore di un aggressione in val di Grabbi, si è espressa favorevolmente all’abbattimento.

Qui mi fermo con le cose oggettive, quasi di cronaca, e passo alle considerazioni personali. Sono molto d’accordo con quanto prevede il PACOBACE: per conservare la popolazione alpina di orso bisogna intervenire con decisione sugli orsi problematici arrivando in alcuni casi dalla rimozione permanente dal territorio tramite captivazione o abbattimento. Tra le due opzioni so che le “tifoserie” ne scelgono decisamente una delle due a seconda delle sensibilità. L’animalista, mettendosi dalla parte dell’orso, rifiuta l’ipotesi dell’abbattimento. Quello che mi domando è tra le due opzioni quale sceglierebbe l’orso, se lo potesse fare. Nel mondo ci sono 800.000 suicidi all’anno, uno ogni 40 secondi, in Italia 4000. Sono persone che piuttosto che continuare la vita che stanno vivendo preferiscono farla finita. In Italia il tasso di suicidi in carcere è 200 volte più alto di quello nel resto della popolazione. Quindi io non sono cosi sicuro che se un orso potesse scegliere tra il vivere libero fino all’ultimo giorno della sua vita o passare gli ultimi anni in cattività sceglierebbe questa seconda opzione. Ma, su questo, lascio ad ognuno la sua valutazione, per me la cosa importante  è che, per salvaguardare la popolazione, quando un esemplare è particolarmente problematico, sia rimosso dal territorio.

Comunque tutte queste considerazioni sull’orso e l’attenzione dei media derivano dall’aggressione che recentemente ha portato alla morte il giovane runner in val di sole.

La stragrande maggioranza delle persone, di fronte all’uccisione di una persona, condivide che quell’animale deve essere rimosso dal territorio (come detto dividendosi sulla modalità) e, di fronte alla morte di una persona, mi sembra il minimo.

E il cinghiale? Sono molto sorpreso da un atteggiamento molto diverso nei confronti di questa specie rispetto all’orso.

Intanto dal punto di vista normativo il cinghiale è una delle 59 specie cacciabili in Italia; secondo i dati ISPRA nella stagione venatoria 2021-22 sono stati abbattuti oltre 330.000 cinghiali ai quali si aggiungono altri 42.000 in operazioni di controllo, dei quali 16.000 all’interno dei parchi e delle altre aree protette.

Anche i cinghiali hanno ucciso delle persone: nell’agosto del 2015 a Cefalù in Sicilia e nel 2018 in provincia di Cagliari, entrambe le persone per recisione dell’arteria femorale e conseguente dissanguamento. Nell’agosto 2019, dopo un mese di coma un’altra persona è morta, a seguito delle ferite riportate per un attacco di un cinghiale che aveva investito in moto, in provincia di Catanzaro. Più recentemente altre due aggressioni non hanno determinato decessi per puro caso. Nel novembre 2022 nel mantovano, nel giardino di casa, un uomo è stato aggredito e la conseguenza è che gli sono stati amputati un braccio e parte di una  gamba. Il mese scorso a Genova, in piena città, un uomo è stato aggredito davanti al proprio garage e si è miracolosamente salvato perché, a differenza dei due casi mortali di Cefalù e di Cagliari, l’arteria femorale è stata solo sfiorata.

Ovviamente questi sono avvenimenti estremi ma, se aggiungiamo i danni all’agricoltura e gli incidenti stradali, l’impatto sulle attività umane del cinghiale è migliaia di volte più pesante di quello dell’orso. Inoltre bisogna anche considerare che, sia per il numero enorme di individui presenti in Italia (ISPRA ne stima circa 1,5 milioni), sia per la attitudine ad avvicinarsi all’uomo e alle risorse alimentari che attraverso i rifiuti questo produce, a differenza che con l’orso l’incontro con il cinghiale è molto più probabile.

Ormai ne sono piene anche le nostre città (Roma, Genova etc.), se non si interviene con decisione per liberare queste zone dal cinghiale le aggressioni non potranno che aumentare, con possibili conseguenze molto gravi.

Quello che non capisco è perché mentre, giustamente, si parla della rimozione di qualche orso problematico (Specie particolarmente protetta e minacciata) e quasi tutti sono d’accordo (al di là del come) se si parla di liberare le città dai cinghiali si alzano i difensori della specie e, chi deve decidere, non lo fa. Quanti cinghiali ci saranno nelle città italiane (Roma, Genova etc) 1.000? 5.000? Mi voglio rovinare, facciamo 10.000. Ma se l’anno scorso sono stati abbattuti in Italia oltre 370.000 cinghiali cosa mi rappresenterebbero altri  10.000 una tantum per mettere in sicurezza spiagge e giardini pubblici delle città?

Certo, qualcuno mi può dire che i cinghiali stanno in città perché le trovano piene di rifiuti, che sono un‘ottima risorsa alimentare ed anche perché ci sono dei criminali che gli danno da mangiare. Uno potrà rimanere sorpreso dal termine che ho usato, ma se consultiamo la Treccani troviamo che il comportamento criminale è quello “… di certi individui che, respingendo ogni processo di socializzazione, violano le le leggi…”. Poiché dal 2015 con la legge 221, foraggiare i cinghiali è un reato, chi lo fa commette un crimine. Mi domando quante persone siano state denunciate e sanzionate dal 2015 ad oggi, io non ne ho conoscenza. Ma mi chiedo anche quanti cittadini italiani sanno che dare da mangiare ai cinghiali è un reato. In definitiva liberare le città dai cinghiali non sarebbe troppo difficile, ma se non si lavora anche sull’informazione, sull’educazione ambientale e perseguendo i reati, dopo qualche anno ci ritroveremmo nella stessa situazione.

di Giampiero Sammuri

Presidente Parco Nazionale Arcipelago Toscano