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Meno male qualcuno sui parchi non pisola

[29 Aprile 2014]

Le buone notizie riguardo ai parchi sono davvero poche specie da quando Federparchi ha tirato i remi in barca per trastullarsi in solitudine con una legge che fortunatamente non procede neppure a spingerla.

L’intervento di Enzo Valbonesi non a caso ex presidente di Federparchi e responsabile delle aree protette dell’Emilia-Romagna ha il merito di ridare un po’ d’ossigeno ad una riflessione di cui si erano perse le tracce innanzitutto al senato oltre che in federparchi.

E’ bene partire dalla affermazione che il testo fin dal suo primo apparire era ed rimasto privo di agganci con le vere problematiche  attuali. Non mi soffermerò  per l’ennesima volta sulle aree protette marine comparse nel testo ma solo per essere non rilanciate come detto ma per essere  ancor più relegate nello scantinato del ministero.

L’aggancio è mancato allora e anche in seguito con i due aspetti più rilevanti e cioè le inadempienze rispetto alla legge Bassanini che hanno cancellato qualsiasi  riferimento alla programmazione e alla classificazione delle aree protette a partire proprio da quelle marine. La pianificazione in tilt da tempo come hanno confermato anche i recenti dati forniti dalla Corte costituzionale sui parchi nazionali che oltre a non essere unificata nei due piani previsti dalla 394 è stata tagliata fuori dalla pianificazione paesaggistica sottratta ai parchi dal nuovo Codice dei beni culturali con effetti che si possono oggi vedere in realtà come quella delle Apuane.

In compenso mentre si sarebbe dovuto finalmente affrontare le cause vere del fallimento del titolo V e del ruolo del nostro sistema istituzionale –parchi compresi-nella gestione complessiva dell’ambiente si è cercato addirittura di aprire il territorio delle aree protette a interventi non ecocompatibili a ‘pagamento’.

Ecco perché l’intervento di Valbonesi induce a sperare che i parchi sappiano rioccupare la scena più dignitosamente ed efficacemente così da indurre anche il parlamento e le forze politiche a cambiare rotta. Davvero si può ancora sostenere che i guai dei nostri parchi a partire da quelli dell’Arcipelago Toscano possano dipendere dalla legge e non da politiche miopi e latitanti?