Il ministero dell’ambiente ha 30 anni
Il discorso del ministro Gian Luca Galletti: «Strumento di tutela e motore di sviluppo»
[6 Giugno 2016]
Signor presidente della Repubblica,
Signor presidente del Senato,
Signora presidente della Camera,
Signor vicepresidente della Corte Costituzionale,
Ex Ministri dell’Ambiente,
Colleghi lavoratrici e lavoratori del Ministero dell’Ambiente,
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Buongiorno a tutti e grazie per essere qui oggi per una giornata che ha una duplice importante valenza: quella di ricordare che quest’anno cade il trentennale della istituzione del nostro ministero, e l’altra, altrettanto rilevante di celebrare la giornata mondiale dell’ambiente.
Consentitemi a tal proposito di rivolgere un caloroso benvenuto alla collega e amica ministra Hakima El Haite, delegata per la tutela dell’Ambiente del Marocco, che, ricordo, ospiterà fra sei mesi la Cop22, primo importante appuntamento internazionale per fare il punto sull’accordo sul clima raggiunto a Parigi.
E’ il secondo anno consecutivo, Presidente, che lei ci onora della sua presenza in occasione della Giornata dell’Ambiente in cui il mondo si mobilita per difendere l’ambiente, per ricordare a tutti che non abbiamo una terra di riserva, né risorse inesauribili e che quindi è dovere di tutti, dei governi in primo luogo, ma anche di ciascun cittadino del pianeta, operare per salvaguardare la terra, i suoi ecosistemi, le sue specificità, le sue risorse naturali.
L’anno scorso a Milano-Expo abbiamo focalizzato la nostra attenzione sullo stretto collegamento fra ambiente, cibo ed energia; oggi il tema che si impone all’attenzione di tutti noi è quello degli effetti dei surriscaldamento globale, a valle della mobilitazione internazionale che ha condotto al grande accordo globale sul clima.
A tal proposito colgo l’occasione per annunciare una iniziativa che il Ministero ha promosso al fine far conoscere e comprendere meglio l’intesa di Parigi che è uno di quei documenti dall’enorme peso politico ma che pochi in realtà conoscono o hanno letto. Abbiamo infatti deciso di realizzare un volume che spiega l’intesa sul clima e ospita interventi, commenti e valutazioni sia da parte dei responsabili degli organismi internazionali che si occupano di ambiente e sviluppo sostenibile, sia da parte di attori della società civile italiana del mondo ambientalista e imprenditoriale al massimo livello, sia di esponenti della comunità scientifica.
Questo libro, che si intitola “Cambia il clima, cambia il mondo”, sarà diffuso in 350 mila copie. Il nostro obiettivo è diffondere una seria cultura ambientale promuovendo la conoscenza di atti ufficiali e agevolandone la comprensione attraverso autorevoli analisi e commenti, anche di segno differente. Nel nostro campo c’è bisogno di scienza, conoscenza e di competenza piuttosto che, come sovente accade nelle questioni ambientali, di slogan e generalizzazioni emozionali.
E’ importante che la comunità internazionale assuma il tema del surriscaldamento globale anche come nodo politico da affrontare oggi, per evitare di trovarsi domani anche dinanzi a scenari di destabilizzazione socio-economica difficili da affrontare.
Mi riferisco ad esempio al fenomeno delle migrazioni che sta mettendo a dura prova la stessa Europa ed i suoi principi di solidarietà e accoglienza.
Sappiamo, Presidente Mattarella, quanto alta sia la sua attenzione su questo tema e sulle implicazioni non solo di carattere politico, ma anche etico, che la questione migranti comporta. Il suo forte richiamo al rispetto della dignità umana, al dovere dell’inclusione, all’esigenza di una risposta globale al problema sono punti di riferimento saldi e precisi per il nostro paese.
E so anche quanto il dramma dei profughi stia a cuore alla presidente Boldrini che alla cura dei rifugiati ha dedicato tanti anni di lavoro e tanta passione civile.
La desertificazione, la perdita di quegli “eco-servizi” che rendono possibile la sopravvivenza di tante comunità rurali, gli eventi estremi che rischiano di cancellare dalla carta geografica interi arcipelaghi, insomma, i cambiamenti climatici, saranno la causa già nota del prossimo esodo che potrebbe spostare fino a 250 milioni di persone verso il nord del mondo. Un esodo che assumerà sempre maggiore spessore numerico mano a mano che i cambiamenti climatici dispiegheranno i loro effetti, ma è un esodo che è già iniziato.
I cosiddetti migranti economici di oggi sono l’avanguardia dei migranti climatici di domani e una delle principali rotte di queste migrazioni sarà, come in parte è già, quella mediterranea, verso l’Europa, attraverso l’Italia.
L’intesa di Parigi, prevede come elementi chiave della sfida ai cambiamenti climatici interventi e trasferimenti di tecnologie ambientali nei paesi che più soffrono degli effetti dei cambiamenti climatici, che sono in molti casi i paesi più poveri.
L’impegno per investimenti di 100 miliardi di dollari l’anno punta non solo a “risarcire” in qualche modo aree del pianeta che non hanno contribuito in alcun modo al surriscaldamento globale ma ne subiscono gli effetti più gravi.
Punta anche, forse soprattutto, a innescare, grazie alle possibilità offerte dall’innovazione in campo energetico, la possibilità di sviluppo in loco, per dare un futuro a queste popolazioni nella loro terra, come è giusto che sia.
Perché nessuno emigra per piacere.
Per piacere si va in vacanza.
Invece si emigra per necessità, per dolore, per paura.
Si emigra sovente quindi perché la propria terra è cambiata, perché non è più quella che consentiva di vivere e prosperare alle generazioni precedenti. Si emigra perché, per i cambiamenti climatici o per l’azione dell’uomo, viene cancellata la biodiversità dei territori.
Quest’anno tutti i paesi del mondo si incontreranno a Cancun in occasione della Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Biodiversità di cui ci parlerà fra poco Amy Fraenkel del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, segretariato per la biodiversità, che ringrazio per essere qui con noi quest’oggi.
Ma per noi che lavoriamo al Ministero dell’Ambiente, per me e soprattutto per il personale che nel tempo ha costruito e reso sempre più importante questo dicastero, per noi, tutti questa è una giornata speciale, perché celebriamo i 30 anni dalla istituzione del nostro ministero. Un anniversario ricordato oggi anche da un annullo postale appositamente predisposto dalle Poste Italiane. Grazie, presidente Todini, per la disponibilità e la sensibilità dimostrate in questa occasione per noi tanto importante.
E forse quel giorno di 30 anni fa e come si giunse alla definizione di ruolo e competenze dell’Ambiente a ricordarlo meglio di tutti in questa sala potrebbe essere proprio Lei Signor Presidente, che era componente della commissione affari costituzionali della Camera che discusse dell’istituendo nuovo ministero e ne fissò prerogative, poteri e perimetro operativo.
Averla qui oggi, caro Presidente, è per noi quindi un motivo di onore e di orgoglio in più. Le siamo riconoscenti come legislatore del 1986 e come Capo dello Stato attentissimo ai temi ambientali del 2016.
Oggi il Ministero dell’Ambiente è un grande dicastero, non per ricchezza di bilancio né per numero di impiegati, è un grande ministero perché ad esso l’opinione pubblica, gli italiani affidano, nel sentire comune, la difesa del bene forse più prezioso: le nostre risorse naturali e paesaggistiche, la grande bellezza dell’Italia.
Una ricchezza che è a rischio per fattori naturali, come gli eventi meteo estremi, ma anche per la criminale follia di alcuni che distruggono inopinatamente beni della collettività e non posso fare a meno di rivolgere da qui oggi un commosso indirizzo di saluto e di incoraggiamento alla popolazione di Pantelleria segnata dall’incendio che ha arrecato gravissimi danni all’isola.
Pantelleria rinascerà grazie alla forza e alla passione dei suoi abitanti, soprattutto dei suoi giovani e avrà una spinta in più: quella del Parco Nazionale che sarà istituito sull’isola.
Se qualcuno pensava di cancellare con fuoco le speranze, il futuro, la straordinaria specialità dell’Isola, non ha capito niente dei panteschi, ma nemmeno dello Stato e di questo Ministero.
Pantelleria tornerà più bella, più verde e più protetta di prima.
E parlando di questi temi mi fa piacere ricordare l’impegno del Presidente del Senato Piero Grasso che da Procuratore Antimafia prima ed oggi nel suo alto ruolo istituzionale non ha mai smesso di segnalare l’importanza di una risposta adeguata dello Stato nei confronti della criminalità ambientale, quella che oggi diventa spesso ecomafie, criminalità organizzata che aggredisce e avvelena per i suoi affari illeciti il territorio. Un massacro di natura e una minaccia per la salute pubblica, come sanno gli abitanti della cosiddetta “terra dei fuochi” a cui dobbiamo difesa dalle cosche e bonifica della loro terra.
E vorrei, sottolinenando l’impegno messo in campo a difesa della legalità, ricordare lo straordinario lavoro che quotidianamente viene espletato:
dai Carabinieri dei Nucleo Operativi Ecologici – e mi fa piacere salutare il comandante generale dell’arma Del Sette e il comandante dei Noe generale Pascali;
e dai militari del Reparto Ambientale Marino della Guardia Costiera Capitanerie di Porto e saluto il comandante della Guardia Costiera Ammiraglio Mele e il comandante Caligiore che guida il RAM;
e dal Corpo Forestale e saluto l’ing. Patrone.
L’impegno su questo fronte è massimo e la normativa sugli ecoreati, approvata nei mesi scorsi del Parlamento credo sia stato uno dei provvedimenti più importanti assunti in questa legislatura. Abbiamo dato un segnale forte: tolleranza zero, nuovi strumenti normativi adeguati all’evoluzione dei fenomeni e massima severità nei confronti di chi deturpa l’ambiente, lo avvelena, lo distrugge.
Ma oggi l’Ambiente è un ministero strategico perché da qui passano le grandi sfide per la infrastrutturazione, la modernizzazione e la messa in sicurezza del territorio. Occorre:
affrontare il dissesto idrogeologico;
rendere le nostre città vivibili a fronte di periodi di siccità crescenti;
intervenire efficacemente sulla gestione della nostra rete idrica.
Affrontare questi problemi significa tutelare i cittadini ma anche migliorare le condizioni per la crescita del nostro paese.
Un ministero importante, quindi, il nostro, che a trent’anni diventa un ministero maturo, sempre più responsabile, ma che non dimentica le sue origini.
Siamo nati nel 1983, come ministero senza portafoglio con delega all’ecologia, poi nell’86, trent’anni fa, l’istituzione del ministero dell’ambiente, diventato poi “dell’ambiente e della tutela del territorio” e successivamente “della tutela del territorio e del mare”. Io sono il quindicesimo Ministro dell’Ambiente dall’86 e intendo rivolgere il più affettuoso dei saluti a tutti i miei predecessori, alcuni dei quali oggi sono qui con noi, Andrea Orlando, Stefania Prestigiacomo, Edo Ronchi e Valdo Spini e li ringrazio di cuore per aver accettato di condividere con noi questa giornata di memoria, di orgoglio e di impegno futuro.
Grazie per aver lavorato e combattuto per affermare i valori di questo ministero e per averlo fatto sempre con pochissime risorse, spesso con armi, anche normative, inadeguate, sovente confrontandovi e a volte scontrandovi con una cultura politica che in passato non riconosceva all’ambiente la valenza strategica che forse oggi ha finalmente conquistato.
Un ruolo e una credibilità cui ha contribuito con la sua autorevolezza e qualità scientifica l’ISPRA, l’Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e che, nella riforma delle Agenzie che abbiamo avviato, rappresenterà anche il comune denominatore scientifico-istituzionale di un sistema di protezione ambientale che richiede omogeneità e coerenza nelle valutazioni, nei giudizi, nelle modalità di intervento.
Omogeneità e coerenza delle politiche ambientali sono anche fra le finalità della riforma costituzionale approvata dal Parlamento e che riconduce alla competenza esclusiva dello stato le scelte strategiche per l’ambiente, le infrastrutture energetiche, la valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici. Sarà così finalmente possibile formulare per lo Stato risposte non solo più efficaci ed efficienti, ma soprattutto di portata sistemica per un’Italia che si apra con coraggio allo sviluppo sostenibile.
Perchè io credo che oggi oltre alle funzioni di “Ministero-guardiano dell’Ambiente”, debbano essere esercitate con crescente importanza e impegno altre funzioni: quella del “ministero-volano di sviluppo sostenibile” e quella del “ministero-promotore di cultura ambientale”.
Il futuro dell’economia, ne siamo tutti convinti e anche l’accordo di Parigi spinge irreversibilmente in questa direzione, è quello della green economy che fra pochi decenni non sarà più green ma sarà la sola economy del pianeta. L’Italia ha imboccato con decisione la via dello sviluppo sostenibile, il Governo è impegnato con chiarezza su questo fronte che significa anche passare dall’economia lineare che consumava e produceva rifiuti, all’economia circolare che recupera materia prima e non scarta più nulla, perché tutto ha valore e può essere riciclato soprattutto se è pensato e progettato per essere riusato.
Il Ministero dell’Ambiente può e deve essere stimolatore, ma anche garante di questa svolta di cultura, qualità e tecnologia attorno a cui costruire lo sviluppo futuro del paese.
Allo stesso modo il Ministero dell’Ambiente deve essere promotore di educazione ambientale diffusa, dalle scuole ai luoghi di lavoro, perché la trasformazione della nostra società in chiave ecologica passa certamente dalle grandi scelte ma altrettanto dai comportamenti dei singoli, dal risparmio energetico che ciascuno di noi a casa è in grado di fare, alla mobilità che si sceglie per andare in a lavoro, al modo in cui si differenziano i rifiuti, ai cibi che si scelgono al mercato.
Insomma i nostri primi 30 anni Signor Presidente, illustri ospiti, sono stati intensi e importanti. Ma vogliamo e speriamo che siano ricordati solo come la rincorsa per un domani in cui il Ministero dell’Ambiente possa e sappia autorevolmente essere non solo il ministero “della natura” ma anche il ministero che indica una strada sicura per lo sviluppo e il futuro del paese.
Un futuro più sano, più equo, più attento a chi verrà dopo di noi.
Gian Luca Galletti
Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare