Già estinti mustang e antilopi saiga
Molte specie selvatiche minacciate di estinzione nello Xinjiang
I separatisti musulmani uiguri accusano il colonialismo cinese: depreda le risorse naturali
[4 Gennaio 2016]
Secondo un nuovo rapporto pubblicato oggi dal Centro di ricerca della fauna e delle zone umide dell’Accademia forestale dello Xinjiang «Numerose specie di animali selvatici sono minacciate di estinzione nella regione autonoma uigura dello Xinjiang (nord-ovest)».
Infatti, la Lista Rossa dei vertebrati dello Xinjiang ha rivelato che «16 specie di vertebrati nella regione sono vicini all’estinzione o sono gravemente minacciati». Secondo la lista i mustang e le antilopi saiga sono già scomparsi in natura nella immensa regione in gran parte desertica, mentre le cicogne bianche e i Bieloribitza (Stenodus leucichthys), un grosso pesce di acqua dolce, sono minacciati di estinzione a livello regionale e 12 altre specie sono gravemente minacciate, mentre altre 40 sono in via di sparizione.
La lista, che è stata realizzata seguendo i criteri dell’IUCN, evidenzia che alcune specie selvatiche, come il gigantesco e regale argali del Gobi, ricercato come trofeo dai cacciatori cinesi ed occidentali per le sue grandi corna – erano già state classificate come in via di sparizione nel 2004 ma ora sono a rischio critico di estinzione.
La problematica regione autonoma dello Xinjiang, dove gli indipendentisti uiguri musulmani danno grossi grattacapi al governo centrale comunista di Pechino, ha una ricca biodiversità, con 731 specie di vertebrati noti, il 10% di tutta la Cina ed ospita anche alcune delle specie più antiche, come la salamandra dello Xinjiang.
Le specie selvatiche negli ultimi anni hanno visto aumentare le minacce a causa delle attività antropiche, dell’inquinamento e del cambiamento climatico, ma anche dalla caccia indiscriminata (anche safari a pagamento) e dal bracconaggio. I separatisti uiguri accusano i cinesi di etnia han di aver distrutto il loro patrimonio ambientale con la loro aggressiva colonizzazione e con l’imposizione di un modello economico basato sulla predazione delle loro risorse minerarie, energetiche e naturali.