Molti parenti selvatici delle specie coltivate sono a rischio estinzione
Un pericolo in Mesoamerica che può compromettere la sicurezza alimentare e i mezzi di sussistenza globali
[8 Settembre 2021]
All’Iucn World Conservation Congress in corso a Marsiglia è stato presentato lo studio “Extinction risk of Mesoamerican crop wild relatives”, pubblicato su Plant People Planet grazie a una collaborazione tra International Union for Conservation of Nature (IUCN) e un team internazionale di ricercatori, dal quale emerge che «Oltre 70 parenti selvatici di alcune delle colture più importanti del mondo sono a rischio di estinzione». Si tratta di piante originarie di Messico, Guatemala, El Salvador e Honduras che forniscono le risorse genetiche necessarie per coltivare specie commerciali in tutto il mondo che abbiano una maggiore resilienza ai cambiamenti climatici, ai parassiti e alle malattie, nonché per migliorare i raccolti.
Presentando lo studio, il direttore generale dell’Iucn, Bruno Oberle, ha sottolineato che «Nel mondo odierno in rapida evoluzione, la diversità genetica è fondamentale per rendere le nostre colture resistenti ai cambiamenti climatici. Come dimostra questo studio, abbiamo bisogno della biodiversità per garantire mezzi di sussistenza sostenibili e la sicurezza alimentare per la popolazione mondiale in crescita. Questi risultati evidenziano anche l’urgente necessità di un solido quadro globale di conservazione della biodiversità che fissi obiettivi misurabili e basati sulla scienza, per garantire un futuro resiliente».
Lo studio ha analizzato 224 piante strettamente imparentate con mais, patate, fagioli, zucca, peperoncino, vaniglia, avocado, pomodoro e cotone e ha rilevato che «Il 35% di queste specie selvatiche è minacciato di estinzione, poiché gli habitat selvatici sono stati convertiti all’utilizzo umano, in combinazione con il passaggio dai sistemi agricoli tradizionali alla meccanizzazione e all’uso diffuso di erbicidi e pesticidi. Specie invasive e parassiti, contaminazione da colture geneticamente modificate, raccolta eccessiva e disboscamento rappresentano ulteriori minacce».
Il gruppo di piante selvatiche a più alto rischio di estinzione è la vaniglia, con tutte e 8 le specie presenti nella regione elencate come minacciate di estinzione o in pericolo critico nella Lista rossa Iucn delle specie minacciate. Seguita dal 92% delle specie selvatiche di cotone (Gossypium ) e dal 60% di avocado (Persea). Due gruppi legati al mais, Zea e Tripsacum , sono minacciati rispettivamente per il 44% e il 33% delle specie. Sono minacciate di estinzione anche il 31% delle specie di fagioli, il 25% delle specie di peperoncini, il 23% delle specie delle patate, il 12% delle specie di pomodori e il 9% delle specie di zucca.
All’Iucn ricordano che «Ad oggi, almeno 16 parenti selvatici delle colture inclusi in questo studio sono stati utilizzati per allevare colture alimentari più resistenti al cambiamento climatico, alle condizioni meteorologiche estreme e ad altre minacce. Questi includono zucche da riproduzione per resistere al freddo, mais in grado di produrre raccolti più elevati e patate resistenti alla siccità e alla peronospora, che storicamente ha devastato i raccolti di patate in Europa».
Bárbara Goettsch, co-presidente dell’IUCN SSC Cactus and Succulent Plant Specialist Group e autrice principale di questo studio finanziato dalla Darwin Initiative, evidenzua che «Questi risultati hanno implicazioni potenzialmente critiche per i mezzi di sussistenza e la sicurezza alimentare. E’ essenziale che i settori della conservazione e dell’agricoltura lavorino insieme per salvaguardare i parenti selvatici delle colture della Mesoamerica, sostenendo al contempo le economie e i mezzi di sussistenza rurali. Queste specie devono essere protette sul territorio attraverso una produzione agricola sostenibile e diversificata. Allo stesso tempo, la diversità genetica dei parenti selvatici delle colture deve essere meglio rappresentata nelle banche genetiche».
Lo studio è il risultado della collaborazione tra Iucn e 7 enti di ricerca, tra i quali Comisión Nacional para el Conocimiento y Uso de la Biodiversidad del Messico (CONABIO), Instituto Nacional de Investigaciones Agrícolas y Pecuarias (INIFAP), Instituto de Ciencia y Tecnología Agrícolas (ICTA), Centro Nacional de Tecnología Agropecuaria y Forestal “Enrique Álvarez Córdova” (CENTA) e università di Birmingham. José Sarukhán, coordinatore Nazionale della CONABIO, fa notare: «Dato che la Mesoamerica è un centro di origine e addomesticamento delle principali colture, è di importanza mondiale nel contesto del riscaldamento globale preservare i parenti selvatici delle colture della regione e la loro diversità genetica, poiché queste piante si sono evolute in varie condizioni ambientali. La popolazione locale usa tradizionalmente queste diverse specie come cibo e medicine, e numerosi gruppi culturali hanno un ruolo chiave da svolgere nella loro conservazione. Comprendere il rischio di estinzione dei parenti selvatici delle colture è fondamentale per sviluppare strategie di conservazione locali, nazionali e regionali».
Tutti i 224 parenti selvatici delle specie coltivate valutati dallo studio sono ora nella Lista Rossa Iucn e Mariana Yazbek, co-presidente dell’IUCN SSC Crop Wild Relative Specialist Group, conclude: «Il tasso senza precedenti di perdita di biodiversità, una delle sfide globali che definiscono i nostri tempi, ha importanti conseguenze nel minare la resilienza dei sistemi agricoli, minacciando la sicurezza nutrizionale e mettendo a rischio di fallimento i nostri sistemi agricoli sempre più omogenei. La diversità dei parenti selvatici delle colture in Mesoamerica costituisce una parte importante del pool genetico che fornisce le basi per un miglioramento delle colture significativo a livello globale. Questo studio fondamentale fornisce una solida base per piani di conservazione adeguati per l’agrobiodiversità e contribuirà a garantire efficacemente la sicurezza alimentare e nutrizionale regionale».