Nasce il Piano per la transizione ecologica della Regione Toscana
Monni: un nuovo e più moderno strumento per la programmazione in materia di sviluppo sostenibile
[5 Ottobre 2022]
Dopo seguito dell’approvazione in Consiglio regionale della proposta di legge 114, che abroga la precedente legge regionale n.14/2007 e con essa gli strumenti di programmazione precedenti, l’assessora regionale all’ambiente Monia Monni ha presentato il nuovo Piano regionale per la transizione ecologica annunciando che «E’ nato un nuovo e più moderno strumento per la programmazione in materia di sviluppo sostenibile: il Piano regionale per la transizione ecologica, Il PRTE va a sostituire il vecchio Piano ambientale ed energetico regionale aggiornandone gli obiettivi e coinvolgendo direttamente i cittadini e il mondo scientifico. Abbiamo dotato la Toscana di uno strumento strategico che si concentra su sviluppo sostenibile e contrasto ai cambiamenti climatici, sia in termini di riduzione delle emissioni che di adattamento. Oggi questo è più che mai necessario, per dettare una precisa linea di azione ed ottenere risultati su un settore letteralmente vitale per tutti noi e il nostro ecosistema».
In una nota la FRegione spiega che «Il Piano regionale per la transizione ecologica raccoglierà le politiche regionali che vanno ad accompagnare un profondo processo di cambiamento strutturale, una vera e propria ‘transizione ecologica’ attraverso la riduzione delle emissioni, l’incremento delle energie rinnovabili, la promozione di azioni di adattamento ai cambiamenti climatici in atto, come ad esempio la tutela della biodiversità o della risorsa idrica».
La Monni evidenzia: «Ci siamo dati l’obiettivo di una regione carbon neutral, per questo nel PRTE abbiamo previsto anche un sistema di contabilizzazione del bilancio emissivo della Regione per quanto riguarda i gas climalteranti, considerando sia le emissioni che gli assorbimenti. Il nuovo Piano sarà inoltre coordinato con Agenda 2030 ed utilizzerà i medesimi indicatori per monitorare lo stato di avanzamento rispetto alla sostenibilità».
La Regione assicura che «Il PRTE affronterà le sfide della neutralità climatica, dell’economia circolare e della gestione dei rifiuti, dell’energia pulita e dell’efficienza energetica, tratterà di comunità energetiche rinnovabili, ecosistemi e biodiversità, inquinamenti, rischi ambientali e rischio sismico, infine di difesa del suolo, tutela della risorsa idrica e tutela della costa. Tra gli elementi caratterizzanti del nuovo Piano c’è l’attenzione alla partecipazione, basata sulla convinzione che la transizione ecologica non possa avvenire senza un cambiamento delle abitudini e dei consumi e, dunque, senza un coinvolgimento forte e diretto dei cittadini, in forma singola o associata. Necessario è anche il rapporto serrato con la comunità scientifica, per questo viene istituito il “Comitato scientifico per la transizione ecologica della regione Toscana”, con funzione ‘propulsiva e consultiva’ sia durante la programmazione delle politiche ambientali, che durante la loro attuazione e in fase di monitoraggio. Il Comitato fornirà supporto scientifico sugli sviluppi delle tecnologie applicabili (in modo da orientare l’azione regionale verso modelli innovativi), aiuterà nella promozione delle Comunità energetiche e nel monitoraggio dei risultati».
In Regione ricordano che «Già la nascita del PAER nel 2011 era stata un’evoluzione importante nel panorama della programmazione regionale perché le materie ambientali venivano associate a quelle energetiche, anticipando successive scelte nazionali. Oggi il contesto è ulteriormente cambiato, con obiettivi nazionali ed internazionali molto diversi, per questo è stato necessario tornare sulla questione e istituire uno strumento nuovo che tenesse conto dell’Agenda 2030 dell’Onu, del Green deal europeo, del PNRR e del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima 2030, oltre che delle modifiche allo Statuto della Regione stessa, con le nuove disposizioni in materia di sviluppo sostenibile ed economia circolare».
Resteranno in vigore, perché previsti da norme nazionali, il Piano regionale per la qualità dell’aria e il Piano regionale di gestione dei rifiuti (oggi Piano per l’economia circolare). Questi Piani devono obbligatoriamente mantenere la propria dimensione formale, per questo il PRTE tratterà queste tematiche in termini generali e di contesto.