Negli ultimi 30 anni pescate illegalmente più di 1,1 milioni di tartarughe marine
Ma il bracconaggio è in leggero calo e rappresenta una minaccia minore per questi rettili in via di estinzione
[22 Settembre 2022]
Oltre alla crisi climatica, una delle minacce più gravi per la biodiversità è l’uccisione e il traffico illegali di animali e piante protetti. Nonostante esistano molte leggi contro il commercio illegale di animali selvatici, il mercato nero delle specie protette è ta una delle industrie illecite più redditizie al mondo. Gli animali, specie in via di estinzione e specie minacciate, vengono spesso sfruttati e venduti per le loro pelli oppure vengono usati come medicinali, afrodisiaci, curiosità, cibo e manufatti spirituali.
Lo studio“Global patterns of illegal marine turtle exploitation”, pubblicato recentemente su Global Change Biology da un team internazionale di ricercatori guidato da Jesse Senko della School for the Future of Innovation in Society dell’Arizona State University (ASU), stima che «Più di 1,1 milioni di tartarughe marine sono state uccise illegalmente e, in alcuni casi, trafficate, tra il 1990 e il 2020. Anche con le leggi esistenti che ne vietano la cattura e l’utilizzo, ben 44.000 tartarughe marine sono state sfruttate ogni anno nell’ultimo decennio in 65 Paesi o Territori e per 44 delle 58 principali popolazioni di tartarughe marine del mondo».
Per millenni, gli esseri umani hanno utilizzato sia le tartarughe marine adulte che le loro uova come fonte di cibo e per pratiche culturali. Ma negli ultimi 200 anni molte popolazioni di tartarughe marine sono diminuite drasticamente con l’aumento della caccia per soddisfare una crescente domanda di prodotti a base di tartarughe. In Europa, Nord America e Asia, i gusci delle tartarughe marine venivano usati per realizzare pettini, gioielli e intarsi per mobili. Le tartarughe venivano anche cacciate per la carne e per utilizzarne parti per la medicina tradizionale. Oggi, 6 delle 7 specie di tartarughe marine presenti in tutto il mondo sono in pericolo di estinzione a causa di una combinazione mortale di distruzione dell’habitat, bracconaggio e intrappolamento accidentale negli attrezzi da pesca. Per stabilire quante tartarughe marine siano state catturate illegalmente, Senko e i suoi colleghi hanno intervistato specialisti di tartarughe marine e hanno setacciato 150 studi peer-reviewed, rapporti di organizzazioni Ong e articoli di giornali.
Quasi il 90% delle tartarughe pescate illegalmente viene esportato in Cina e Giappone da da una manciata di Paesi a reddito medio e basso. Tra le specie più frequentemente sfruttate ci sono le tartarughe verdi (Chelonia mydas), cacciate per la carne, e le tartarughe embricate in pericolo di estinzione (Eretmochelys imbricata), apprezzate per i loro bei carapaci, entrambe specie in via di estinzione.
Nonostante il numero apparentemente elevato di tartarughe uccise dai bracconieri, lo studio dimostra che «Nell’ultimo decennio, lo sfruttamento illegale segnalato delle tartarughe marine è diminuito di circa il 28%», cosa che ha sorpreso i ricercatori che inizialmente si aspettavano di vedere un aumento generale del bracconaggio segnalato.
La co-autrice principale dello studio, Kayla Burgher dell’ASU, spiega che «Il declino nell’ultimo decennio potrebbe essere dovuto a una legislazione più protettiva e a maggiori sforzi di conservazione, insieme a una maggiore consapevolezza del problema o al cambiamento delle norme e tradizioni locali» .
Oltre al leggero calo del bracconaggio, i ricercatori hanno scoperto che la maggior parte dello sfruttamento illegale segnalato negli ultimi dieci anni si è verificato per le popolazioni di tartarughe marine grandi, stabili e geneticamente diverse.
Nonostante il numero di tartarughe marine uccise illegalmente resti alto, per Senko, questa scoperta potrebbe essere una buona notizia: «Ciò significa che la maggior parte di queste tartarughe marine proveniva da popolazioni sane e a basso rischio, il che suggerisce che, con poche eccezioni, gli attuali livelli di sfruttamento illegale probabilmente non hanno un impatto negativo importante sulla maggior parte delle principali popolazioni di tartarughe marine in tutti gli oceani del mondo. Tuttavia, i risultati dovrebbero essere considerati con cautela. Valutare qualsiasi attività illegale è difficile e la cattura e il commercio di tartarughe marine non fa eccezione, soprattutto quando diventa organizzato o collegato a organizzazioni criminali. Inoltre, la nostra valutazione non includeva uova o prodotti a base di tartarughe, come braccialetti o orecchini realizzati con gusci di tartarughe marine che non potevano essere facilmente attribuiti alle singole tartarughe».
Commentando lo studio su BBC News, Emily Miller del Monterey Bay Aquarium Research Institute, ha fatto notare che «Sebbene le tartarughe marine sembrino cavarsela bene a livello globale, ciò non significa che le minacce alle popolazioni regionali possano essere ignorate. Le<ostudio individua dove – e per chi – vengono sfruttate le tartarughe marine, il che potrebbe aiutare gli ambientalisti a prendere di mira le comunità che vanno difese».
Senko conclude: «Nel complesso, i numeri indicano che gli sforzi di conservazione potrebbero funzionare. Contrariamente alla credenza popolare, la maggior parte delle popolazioni di tartarughe marine in tutto il mondo stanno cavandosela abbastanza bene. Il numero di tartarughe sfruttate è scioccante, ma l’oceano è grande e ci sono molte tartarughe là fuori».