Nell’Oceano Indiano occidentale Aree marine protette su 553.163 Km2, +63% dal 2015 (VIDEO)
Proposti altri 50.000 Km2 di Aree marine protette. Ma ci vorrà molto di più per salvare pesca e ambiente e rispettare i target Cbd
[19 Luglio 2021]
Secondo il rapporto “The Marine Protected Areas Outlook” pubblicato da United Nations environment programme (Unep)-Nairobi Convention e Western Indian Ocean e l’ONG Marine Science Association, nella regione dell’Oceano Indiano occidentale sono state istituite 143 Aree marine e costiere protette che si estendono su 553.163 Km2, il 7% della zona economica esclusiva (ZEE) totale della regione.
L’Outlook evidenzia che «Quasi la metà dell’area totale – circa il 63% dei chilometri quadrati complessivi – è stata sottoposta a protezione nei 7 anni trascorsi dall’adozione nel 2015 dell’obiettivo di sviluppo sostenibile 14.5, che ha impegnato i Paesi a conservare almeno il 10% delle loro aree marine e costiere entro il 2020».
Il rapporto esamina lo stato attuale e futuro delle aree marine protette (AMP) di Comore, Kenya, Territori e dipartimenti di oltremare francesi dell’Oceano Indiano occidentale, Madagascar, Mauritius, Mozambico, Seychelles, Sudafrica e Tanzania, sottolineando «Il maggiore impegno dei Paesi a rafforzare la protezione del mare».
La Nairobi Convention e Western Indian Ocean , firmata da Comore, Francia, Kenya, Madagascar, Mauritius, Mozambico, Seychelles, Somalia, Sudafrica e Tanzania, punta a promuovere una regione prospera dell’Oceano Indiano occidentale con fiumi, coste e oceani sani. Fornisce una piattaforma per i governi, la società civile e il settore privato per lavorare insieme per la gestione e l’uso sostenibili dell’ambiente marino e costiero.
Nel solo 2019, le Seychelles hanno protetto il 30% della loro Zona economica esclusiva, salvaguardando gli habitat di 2.600 specie, mentre il Sudafrica ha dichiarato 20 nuove Aree marine protette, il che ha consentito a entrambi i Paesi di superare l’obiettivo del 10%. Le poverissime Comore hanno sviluppato una nuova legislazione specifica per le AMP, mentre in tutta la regione sono state dichiarate oltre 300 Aree marine gestite a livello locale, cioè aree nelle quali in cui le comunità costiere si assumono il ruolo di tutela della conservazione.
Il rapporto documenta anche le decine di Aree marine protette proposte e in corso di istituzione nei Paesi africani dell’Oceano Indiano, che coprirebbero altri 50.000 chilometri quadrati o più, ma fa notare che «Con solo il 7% della ZEE totale della regione sotto protezione, i Paesi richiederanno maggiore slancio e investimenti per raggiungere l’obiettivo più ambizioso del 30% di protezione entro il 2030, come proposto dal Global Biodiversity Framework. Sebbene l’oceano ci fornisca le risorse essenziali per la sopravvivenza, tra cui cibo, occupazione e persino ossigeno, il mondo lo sta danneggiando e impoverendo più velocemente che mai. Presto, la regione potrebbe non essere più in grado di contare sui numerosi posti di lavoro, salute e benefici economici – valutati in 20,8 miliardi di dollari – che l’Oceano Indiano occidentale fornisce. Le aree marine protette offrono una delle migliori opzioni per invertire queste tendenze.
Yamkela Mngxe, direttore ad interim dei progetti integrati e del coordinamento internazionale del Dipartimento forestale, pesca e ambiente del Sudafrica. Ricorda che «Un’AMP ben gestita può apportare significativi benefici economici, sociali e ambientali a un Paese. Possono aumentare la sicurezza alimentare prevenendo l’eccessivo sfruttamento degli stock ittici; creare e proteggere posti di lavoro nei settori del turismo e della pesca; costruire la resilienza ai cambiamenti climatici; e proteggere specie e habitat».
Anche se i Paesi della regione hanno compiuto progressi significativi nella protezione delle aree marine e costiere, l’Outlook delinea le migliori pratiche, le sfide e diverse opportunità per sfruttare questi progressi per garantire che l’intera regione soddisfi i futuri obiettivi del Global Biodiversity Framework della Convention on biological diversity (Cbd) sulle aree marine protette. La valutazione dell’Outlook sull’efficacia della gestione delle AMP indica che «I quadri e le istituzioni delle AMP non sempre funzionano in modo efficace. Né la legislazione pertinente è applicata in modo coerente, a causa di carenze finanziarie o di capacità del personale; debole applicazione ai confini dell’AMP e decisioni di gestione che non sono guidate dalla scienza.
Per questo l’Outlook rivolge ai Paesi che si affacciano sull’Oceano Indiano occidentale 4 raccomandazioni chiave: 1. La necessità di budget dedicati per la gestione delle AMP; 2. Adottare strategie proattive di applicazione della legge e di conformità per garantire il rispetto dei regolamenti e delle linee guida dell’AMP, che potrebbero essere informate dalle migliori pratiche nelle riserve di pesca come Mauritius, che hanno contribuito a ripristinare gli stock ittici e proteggere la biodiversità; 3. Incorporare programmi di ricerca e monitoraggio sulla biodiversità e sugli ecosistemi nel processo decisionale nelle AMP; 4. Rafforzare l’impegno della comunità nella protezione marina implementando le lezioni apprese dalla rete MIHARI, che riunisce più di 200 aree marine gestite localmente in Madagascar.
Il ministro dell’agricoltura, dei cambiamenti climatici e dell’ambiente delle Seychelles, Flavien Joubert, aggiunge: «L’ MPA Outlook arriva in un momento in cui la regione ha intrapreso sviluppi socio-economici su larga scala che stanno anche esercitando pressione sulle AMP. L’Outlook fornisce quindi alcune risposte e approcci innovativi per ridurre al minimo la portata degli impatti negativi sulle AMP».
L’MPA Outlook conclude: «Cogliendo le opportunità che presentano, i Paesi della regione possono trarre vantaggio da questi progressi per salvaguardare l’immensa bellezza naturale e le risorse dell’Oceano Indiano occidentale per le generazioni a venire e sostenere lo slancio verso il raggiungimento degli obiettivi del post 2020 biodiversity framework».