Non solo riscaldamento globale, anche l’inquinamento provoca la femminilizzazione delle tartarughe marine

Non solo riscaldamento globale, anche l’inquinamento provoca la femminilizzazione delle tartarughe marine

[15 Novembre 2023]

I ricercatori hanno scoperto che l’esposizione ai metalli pesanti cadmio e antimonio e ad alcuni contaminanti organici, accumulati dalla madre e trasferiti nelle sue uova, può causare la femminilizzazione degli embrioni nelle tartarughe marine verdi (Chelonia mydas), una specie già a rischio di estinzione a causa dell’attuale carenza dei piccoli maschi.

Lo studio “Esploring contaminants as a disruptor of temperature-dependent sex determination in sea turtle hatchlings”, pubblicato si Frontiers in Marine Science da un team di ricercatori australiani ha  concluso che «L’esposizione ai metalli pesanti cadmio e antimonio e ad alcuni contaminanti organici, accumulati dalla madre e trasferiti nelle sue uova, può causare la femminilizzazione degli embrioni nelle tartarughe marine verdi (Chelonia mydas), una specie già a rischio di estinzione a causa dell’attuale mancanza di cuccioli maschi».

Il principale autore dello studio, Arthur Barraza, dell’Australian Rivers Institute della Griffith University ricirda che «Le tartarughe marine verdi sono elencate come a rischio di estinzione nella Lista rossa delle specie minacciate della IUCN, minacciate di estinzione a causa del bracconaggio, delle collisioni con le barche, della distruzione dell’habitat e della cattura accidentale negli attrezzi da pesca. Ma devono affrontare anche un’altra minaccia più insidiosa legata al cambiamento climatico. Gli embrioni delle tartarughe marine che si sviluppano nelle loro uova hanno una determinazione del sesso dipendente dalla temperatura, il che significa che sempre più esemplari si sviluppano in femmine man mano che le temperature continuano ad aumentare».

Nella parte settentrionale della Grande Barriera Corallina australiana, nascono centinaia di tartarughe marine femmine per ogni maschio e Barraza evidenzia che «La nostra ricerca dimostra che il rischio di estinzione dovuto alla mancanza di tartarughe marine verdi maschi può essere aggravato da contaminanti che possono anche influenzare il rapporto tra i sessi delle tartarughe marine verdi in via di sviluppo, aumentando la propensione verso le femmine. Abbiamo studiato gli effetti dell’inquinamento sullo sviluppo delle tartarughe marine verdi in un sito di monitoraggio a lungo termine sull’Isola Heron, un piccolo isolotto di sabbia corallina nella Grande Barriera Corallina meridionale, dove ogni anno vengono a nidificare tra le 200 e le 1.800 femmine».

A Heron Island, il rapporto tra i sessi è attualmente più equilibrato rispetto a quello vicino all’equatore, con due o tre femmine che nascono per ogni maschio. Condotto come parte del Turtle Cooling Project del Wwf-Australia, che punta a trovare modi per contrastare la presenza di nidi di sole femmine nelle spiagge più calde a causa dei cambiamenti climatici, lo studio ha raccolto 17 covate di uova entro due ore dalla deposizione e i ricercatori le hanno seppellite accanto a sonde che registravano il temperatura ogni ora all’interno del nido e sulla superficie della spiaggia. Quando i piccoli sono emersi, è stato determinato il loro sesso e i livelli dei 18 metalli, nonché di contaminanti organici come idrocarburi policiclici aromatici (IPA), bifenili policlorurati (PCB) ed eteri di difenile polibromurato (PBDE).

L’autore senior dello studio, Jason van de Merwe, ecologo marino ed ecotossicologo dell’Australian Rivers Institute, spiega che «Questi contaminanti sono tutti noti o sospettati di funzionare come “xenoestrogeni” o molecole che si legano ai recettori degli ormoni sessuali femminili. L’accumulo di questi contaminanti da parte delle femmine di tartaruga avviene nei siti di foraggiamento. Man mano che le uova si sviluppano al suo interno, assorbono i contaminanti che ha accumulato e li sequestrano nel fegato degli embrioni, dove possono rimanere per anni dopo la schiusa. Sebbene il rapporto tra i sessi finale variasse tra le covate, la maggior parte dei nidi produceva prevalentemente femmine, con maggiore quantità di oligoelementi estrogenici, in particolare antimonio e cadmio, nel fegato dei piccoli, maggiore è la propensione femminile all’interno del nido».

Barraza aggiunge: «Da questi risultati abbiamo concluso che questi contaminanti imitano la funzione dell’ormone estrogeno e tendono a reindirizzare i percorsi di sviluppo verso le femmine. Mentre il rapporto tra i sessi si avvicina al 100% di femmine, diventa sempre più difficile per le tartarughe femmine adulte trovare un compagno, il che è particolarmente importante alla luce dei cambiamenti climatici che stanno già rendendo le spiagge di nidificazione più calde e maggiormente influenzate dalle femmine».

Van de Merwe conclude:  «Determinare quali composti specifici possono modificare il rapporto tra i sessi dei cuccioli è importante per sviluppare strategie volte a impedire che gli inquinanti femminilizzino ulteriormente le popolazioni di tartarughe marine. Poiché la maggior parte dei metalli pesanti proviene da attività umane come l’estrazione mineraria, il deflusso e l’inquinamento derivante dai rifiuti urbani in generale, il modo migliore per procedere è utilizzare strategie a lungo termine basate sulla scienza per ridurre la quantità di sostanze inquinanti che finiscono nei nostri oceani».