One Ocean Summit, Unesco: includere l’educazione oceanica nei programmi scolastici entro il 2025

Partnership Unep – Oms per combattere l’inquinamento marino da microplastica dei filtri delle sigarette

[11 Febbraio 2022]

Intervenendo all’One Ocean Summit, che si conclude oggi a Brest, in Francia, la direttrice generale dell’United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization (Unesco), Audrey Azoulay, ha detto che «La comunità internazionale deve fare dell’educazione uno dei pilastri della sua azione per l’oceano. Perché se vogliamo proteggerlo meglio, dobbiamo insegnarlo meglio. In occasione dell’One Ocean Summit, stabiliamo  un obiettivo comune per i nostri 193 Stati membri: includere l’educazione oceanica nei programmi scolastici entro il 2025.

Per raggiungere questo obiettivo ambizioso, l’Unesco ha presentato un archivio comune di contenuti educativi – il “New blue curriculum: a toolkit for policy-makers” – mettendolo a disposizione dei decisori politici e degli sviluppatori di programmi di scolastici e che dà loro le chiavi necessarie per integrare l’educazione oceanica a tutti i livelli della catena educativa: dalla redazione dei curricula nazionali ,alla preparazione delle lezioni da parte degli insegnanti.

Stefania Giannini, direttrice generale aggiunta dell’Unesco responsabile per l’istruzione ha spiegato che «Grazie a questo toolkit, tutti gli Stati sono su un piano di parità, in grado di porre rapidamente l’oceano al centro dell’istruzione e aumentare la conoscenza degli studenti in questo settore in modo che diventino cittadini responsabili e impegnati».

I nuovi strumenti educativi forniti dall’Unesco, con il supporto di AXA e di numerosi altri partner ed esperti, riflettono la convinzione che  «Dobbiamo cambiare il modo in cui la società interagisce con l’oceano per realizzare un modello più sostenibile» e mettono in evidenza le buone pratiche degli Stati membri che già lavorano sull’educazione oceanica, come Brasile, Canada, Costa Rica, Kenya, Portogallo e Svezia: attraverso casi di studio, l’agenzia educativa dell’Onu presenta i principali risultati raggiunti da questi Paesi, nonché le opportunità e le sfide incontrate quando si cerca di includere la conoscenza degli oceani in modo strutturato nei programmi educativi.

Secondo l’Unesco, «L’educazione oceanica non dovrebbe implicare solo la trasmissione di conoscenze scientifiche e la consapevolezza delle problematiche contemporanee, dovrebbe anche promuovere abilità e conoscenze tradizionali, come quelle tutelate dalla Convenzione sul patrimonio culturale immateriale del 2003, che promuove, ad esempio, tecniche di pesca ancestrali». Il nuovo toolkit dell’Unesco lascia agli Stati membri e alle regioni il compito di «Adattare la “teoria del cambiamento” alle loro pratiche, situazioni ed esigenze specifiche».

L’UNESCO controllerà l’attuazione di questo obiettivo da parte dei suoi 193 Stati membri. Un primo rapporto sullo stato di avanzamento è previsto per la COP27 Unfccc, che si terrà a novembre  in Egitto.

L’Unesco è l’agenzia Onu responsabile dell’oceano e la sua Intergovernmental Oceanographic Commission (IOC), fondata nel 1960 e alla quale hanno aderito 150 Paesi, coordina programmi globali come la mappatura degli oceani, il monitoraggio della salute degli oceani e la prevenzione del rischio di tsunami, oltre a numerosi progetti di ricerca scientifica. L’Unesco protegge anche aree marine con  232 riserve della biosfera marina e 50 siti marini del patrimonio mondiale di eccezionale valore universale. Per questo l’Unesco guida l’United Nations Decade of Ocean Sciences for Sustainable Development  (2021 . 2030), che quest’anno vedrà l’organizzazione di diversi importanti vertici internazionali che contribuiranno ad amplificare la mobilitazione in campo oceanico.

A proposito di educazione/informazione e mare, restando in ambito Onu, nei giorni scorsi l’United Nations Environment Programme (Unep) ha avviato una partnership con il Secretariat of the World Health Organization Framework Convention on Tobacco Control (WHO FCTC) per aumentare la consapevolezza e guidare l’azione sull’esteso impatto su ambiente e salute umana delle microplastiche nei filtri delle sigarette.

La partnership  Unep-Oms punterà, attraverso un’ampia campagna sui social media, a coinvolgere gli influencer, gli ambasciatori di buona volontà dell’Unep e  i giovani campioni della Terra per far aumentare la consapevolezza sui problemi riguardanti le microplastiche, assumendosi anche un compito di difesa ed advocacy ambientale partendo dalla recente direttiva dell’Unione Europea che richiede che tutti i prodotti del tabacco con filtri di plastica vengano etichettati chiaramente, l’iniziativa incoraggerà i cittadini a sostenere cambiamenti simili a livello globale.

La partnership è appoggiata da Clean Seas dell’Unep, una coalizione globale di 63 Paesi impegnati a porre fine all’inquinamento marino da plastica, unisce l’esperienza del Segretariato dell’FCTC dell’Oms sulle dimensioni della salute e delle politiche pubbliche dei prodotti del tabacco con la ricerca sull’inquinamento da plastica e la difesa dell’ambiente dell’Unep

L’Unep ricorda che «Ogni anno, l’industria del tabacco produce 6 trilioni di sigarette che vengono consumate da un miliardo di fumatori in tutto il mondo. Queste sigarette contengono filtri composti principalmente da microplastiche note come fibre di acetato di cellulosa. Se smaltiti in modo improprio, i mozziconi di sigaretta vengono scomposti da fattori come la luce solare e l’umidità e rilasciano microplastiche, metalli pesanti e molte altre sostanze chimiche, con un impatto sulla salute e sui servizi ecosistemici.

I mozziconi di sigaretta sono i rifiuti più scartati al mondo e producono circa 766,6 milioni di chilogrammi di rifiuti tossici ogni anno. Sono anche i rifiuti di plastica più comuni sulle spiagge e diffondono ancora più microplastica negli ecosistemi marini. Unep e Oms, ricordano che «Se ingerite, le sostanze chimiche pericolose nelle microplastiche causano mortalità a lungo termine nella vita marina, inclusi uccelli, pesci, mammiferi, piante e rettili. Queste microplastiche entrano nella catena alimentare e sono associate a gravi impatti sulla salute umana, che possono includere modifiche alla genetica, allo sviluppo del cervello, alla frequenza respiratoria e altro ancora».

Atif Butt, capo public advocacy dell’Unep ha sottolineato che «Il Segretariato WHO FCTC ha la competenza tecnica sull’impatto dei prodotti del tabacco non solo sulla salute umana ma anche sull’ambiente. Unendo le competenze dell’Unep e del Segretariato WHO FCTC nell’ambito dell’attivazione di Clean Seas sulle microplastiche, miriamo a evidenziare come la nostra salute sia intrinsecamente legata a quella del nostro pianeta».

Clean Seas e il Segretariato WHO FCTC si impegnano a «Favorire un cambiamento significativo sulle microplastiche aumentando la consapevolezza e guidando la politica. Questa partnership segna un primo passo importante verso la risoluzione degli impatti critici sulla salute e sull’ambiente delle microplastiche nei filtri delle sigarette».

Adriana Blanco Marquizo, a capo del Segretariato WHO FCTC, ha concluso: «Il Segretariato WHO FCTC è lieto di partecipare alla campagna Unep Clean Seas e si impegna a contribuire a sensibilizzare sulla questione della plastica nascosta nelle sigarette. Vi esorto tutti a partecipare a questa campagna. Facciamo tutti la nostra parte per garantire che i nostri mari e i nostri oceani, insieme a tutti i loro abitanti, siano protetti per le generazioni future».