Papa Francesco ai movimenti popolari: «Abbiamo bisogno e vogliamo un cambiamento» (VIDEO)
Il testo integrale della Carta de Santa Cruz consegnata al Papa in Bolivia
[10 Luglio 2015]
Il Papa era certamente visibilmente imbarazzato quando il Presidente della Bolivia Evo Morales gli ha messo al collo una collana con il simbolo della falce e martello e poi gli ha donato un Cristo inchiodato sullo stesso simbolo, ma Papa Francesco sapeva bene che questi erano i rischi che correva ad incontrare i protagonisti di quella multiforme rivoluzione democratica che ha portato al potere uomini come Morales in Bolivia e Correa in Equador, creatori di nuove Costituzioni socialiste ed “ambientaliste” che riconoscono Stati multietnici e multinazionali. Papa Francesco, uomo dell’America latina “bianca” conosce bene il sincretismo indio che unisce Pacha Mama e la Vergine Maria ed oggi un cristianesimo sociale con la visione socialista che non piace affatto alle gerarchie conservatrici che in Equador e Bolivia si sono messe spesso all’opposizione di due Presidenti che, nonostante i loro errori e le loro “bizzarrie” hanno un grande consenso popolare. L’argentino Papa Bergoglio sa bene che quella consapevolezza di classe, questo nuovo orgoglio dei poveri del suo Continente che si trasforma spesso in difesa dell’ambiente e della sostenibilità, è diventata anche un antidoto all’espansione delle confessioni e delle sette evangeliche che sono diretta filiazione della destra religiosa statunitense.
Mentre la stampa italiana si scandalizza o sorride per la croce a forma di falce e martello, quasi nessuno parla e scrive della partecipazione del Papa all’Encuentro Mundial de los Movimientos Populares che ha approvato e consegnato nelle mani del Pontefice la Carta de Santa Cruz.
Il Papa, accolto come una star da migliaia di attivisti liquidati sprezzantemente come “comunisti”. Ha detto «Abbiamo bisogno e vogliamo un cambiamento. Qualcosa non va se ci sono tanti senzatetto, senza terra e senza lavoro».
Secondo il Papa, «C’è un filo comune che lega tutti i tipi di esclusione e questo sistema non regge più».
Per Bergoglio le cose più importanti da fare sono tre: «Un’economía al servizio degli esseri umani, l’unione dei popoli sul cammino verso la pace e la giustizia e difendere la madre tierra».
C’erano tre grandi assi per il Papa: una economia al servizio dell’uomo, l’unione dei popoli la via della pace e della giustizia e la difesa della patria. Il Papa ha concluso il suo intervento all’Encuentro Mundial de los Movimientos Populares con un appello ai movimenti:«Il futuro dell’umanità non è solo nelle mani dei potenti, ma nelle mani delle persone che si organizzano, io vi accompagno».
Ecco il testo integrale della Carta de Santa Cruz consegnata a Papa Francesco:
Le organizzazioni sociali riunite nel Segundo Encuentro Mundial de Movimientos Populares, a Santa Cruz de la Sierra, Bolivia, durante i giorni 7, 8 e 9 luglio del 2015, concordiamo con Papa Francisco che le problematiche sociali e ambientali emergono come due facce della stessa moneta. Un sistema che non può fornire terra, tetto e lavoro a tutti, che mina la pace tra le persone e minaccia la stessa del la Madre Tierra, non può continuare a reggere il destino del pianeta.
Dobbiamo superare un modello sociale, politico, economico e culturale nel quale il mercato e il denaro sono diventati il centro regolatore delle relazioni umane a tutti i livelli.
Il nostro grido, quello dei più trascurati e marginalizzati, obbliga i ptenti a comprendere che così non si può continuare. I poveri del mondo si sono sono insorti cotro l’esclusione sociale che soffrono ogni giorno. Non vogliamo sfruttare né essere sfruttati. Non vogliamo escludere né essre esclusi. Vogliamo costruire un modo di vita nel quale la dignità si levi al di sopra di tutte le cose.
Per questo, noi ci impegniamo a:
- Promuovere ed approfondire il processo di cambiamento. Riaffermiamo il nostro impegno con i processi di cambiamento e liberazione come risultato dell’azione dei popoli organizzati, che dalla loro memoria collettiva prendono la storia nelle loro mani e decidono di trasformarla, per dare vita alle speranze e alle utopie che ci chiamamo a rivoluzionare le strutture più profonde di oppressione, dominio, colonizzazione e sfruttamento.
- Vivere bene in armonia con la Madre Terra. Noi continueremo a lottare per difendere e proteggere la Madre Tierra, per la promozione dell’”ecologia integrale” di cui parla Papa Francisco. Siamo fedeli alla filosofia ancestrale del “Vivir Bien”, il nuovo ordine della vita che propone l’armonia e l’equilibrio nel rapporto tra l’uomo e tra uomo e natura. La terra non ci appartiene, noi apparteniamo alla terra. Dobbiamo custodirla e lavorarla per il bene di tutti.Vogliamo leggi ambientali in tutti i paesi in funzione del bene comune. Chiediamo la riparazione storica e un quadro giuridico che protegga i diritti dei popoli indigeni a livello nazionale ed internazionale, promuovendo il dialogo sincero per superare i diversi e molteplici conflitti che attraversano gli indigeni, i nativi, i contadini e gli afro-discendenti.
- Difendere il lavoro dignitoso. Ci impegniamo a lottare per la difesa del lavoro come un diritto umano.Con la creazione di posti di lavoro dignitosi per la progettazione e l’attuazione di politiche per reintegrare tutti i diritti dei lavoratori eliminati dal capitalismo neoliberale, come i sistemi di sicurezza sociale, la pensione e il diritto alla sindacalizzazione. Rifiutiamo la precarizzazione, l’outsourcing e cerchiamo di superare l’informalità attraverso l’inclusione, non cpon lapersecuzione o la repressione. Inoltre, portiamo avanti la causa dei migranti, degli sfollati e dei rifugiati. Esortiamo i governi dei Paesi ricchi ad abrogare tutte le regole che promuovono la discriminazione nei loro confronti e d a stabilire forme di regolamentazione per eliminare il lavoro degli schiavi, la tratta, iltraffico di esseri umani e lo sfruttamento dei bambini. Promuoveremo forme alternative di economia, sia nelle aree urbane chee rurali. Vogliamo che prevalgono la comunità popolare e l’economia sociale, che proteggono la vita delle comunità e nelle quali la solidarietà prevalga sul profitto. Ciò richiede che i governi rafforzino gli sforzi che emergono dalle basi sociali.
- Migliorare i nostri quartieri e di costruire case dignitose. Denunciamo la speculazione e la commercializzazione di terreni e dei beni urbani.Rifiutiamo gli sgomberi forzati, l’esodo rurale e la crescita di baraccopoli. Noi rifiutiamo ogni tipo di accusa contro coloro che lottano per una casa per la loro famiglia, perché aintendiamo la casa come un diritto umano fondamentale, che deve essere universale. Chiediamo politiche pubbliche partecipative che garantiscano il diritto alla casa, l’integrazione dellebaraccopoli urbane e l’accesso completo agli alloggi per costruire case in sicurezza e dignità.
- Difendere la Terra e la sovranità alimentare. Promuoviamo riforma agraria globaleper distribuire terre modo giusto ed equo. Chiediamo l’attenzione dei popoli sulla comparsa di nuove forme di accumulazione e di speculazione della terra e del territorio come una merce, legate alla agro-alimentare, che promuove la monocoltura distrugge la biodiversità, consumando e inquinando l’acqua, spostando popolazioni rurali e utilizzando agro-tossici che contaminano gli alimenti. Riaffermiamo la nostra lotta per l’eliminazione definitiva della fame, la difesa della sovranità alimentare e della produzione di cibo sano. Inoltre respingiamo con forza la proprietà privata dei semi da parte dei grandi gruppi dell’agroalimentare e l’introduzione di prodotti transgenici al posto di quelli nativi, perché distruggono la riproduzione della vita e della biodiversità, creano dipendenza alimentare e causano ffetti irreversibili sulla salute umana e l’ambiente. Allo stesso modo, riaffermiamo la difesa delle conoscenze tradizionali dei popoli indigeni sull’agricoltura sostenibile.
- Costruire la pace e la cultura dell’incontro. Ci impegniamo, vista la vocazione pacifica dei nostri popoli, a rafforzare l’azione collettiva per assicurare la pace tra tutti i popoli, nazioni, religioni, etnie e culture. Riaffermiamo la pluralità delle nostre identità e tradizioni che devono vivere in armonia senza che una sottometta l’altra. Ci siamo levati contro la criminalizzazione della nostra lotta, perché stanno criminalizzando i nostri costumi. Condanniamo qualsiasi aggressione militare e ci mobilitiamo per l’immediata cessazione di tutte le guerre e le azioni destabilizzanti o colpi di Stato, che minano la democrazia e la scelta dei popoli liberi. Rifiutiamo l’imperialismo e le nuove forme di colonialismo, sia militari, finanziarie o mediatiche. Noi ci pronunciamo contro l’impunità per i potenti e per la libertà degli attivisti sociali.
- Combattere la discriminazione. Ci impegniamo a combattere ogni forma di discriminazione fra gli esseri umani, sia per etnia, colore della pelle, sesso, nazionalità, età, religione o orientamento sessuale. Tutti noi, uomini e donne dobbiamo avere gli stessi diritti. Condanniamo ogni forma di machismo e di violenza contro le donne, compresi il femminicidio, e gridiamo: Ni una menos!.
- Promuovere la libertà di espressione. Di fronte all’avanzare dei p monopoli mediatici che occultano la verità, promuoviamo lo sviluppo di mezzi di comunicazione alternativi, comunitari e popolari. L’accesso all’informazione e la libertà di espressione sono diritti dei popoli e fondamento di ogni società che si pretende democratica, libera e sovrana. La protesta è una forma legittima di espressione popolare. E ‘un diritto e coloro che la esercitano non dovrebbero essere perseguitati per questo.
- Mettere la scienza e la tecnologia al servizio del popolo. Ci impegniamo a combattere perché la scienza e la conoscenza siano utilizzate al servizio del benssere delle persone. La scienza e la conoscenza sono conquiste del genere umano e non possono essere al servizio del profitto, dello sfruttamento, della manipolazione e dell’accumulo di ricchezza da parte di alcuni gruppi. Sismo convinti che le università sono piene di persone le cui conoscenze mirano a risolvere i problemi strutturali, piuttosto che generare ricchezza per le grandi aziende. Denunciamo il controllo delle multinazionali farmaceutiche, che da un lato lucrano sull’esproprio delle conoscenze ancestrali dei popoli indigeni e, dall’altro, speculano generano profitto sulla salute di milioni di persone, mettendo gli affari davanti alla vita.
- Rifiutiamo il consumismo e difendiamo la solidarietà come progetto di vita. Difendiamo la solidarietà come progetto e vita personale e collettivodi gruppo. Ci impegniamo a combattere contro l’individualismo, l’avidità, l’invidia e la cupidigia che si annidano nelle nostre società e spesso in noi stessi. Lavoreremo senza sosta per sradicare la cultura del consumismo e dello scarto.
Noi continueremo a lavorare per costruire ponti tra i popoli, che ci permettano di abbattere i muri dell’esclusione e dello sfruttamento!